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“Il lato oscuro dell’anima” di Joe R. Lansdale

Il lato oscuro dell’anima è stato pubblicato in Italia da Fanucci solo nel 2005 ma, in realtà, la sua stesura è avvenuta molto molto prima. Lansdale ne scrive una prima versione nel 1982 e la intitola Night of the Goblins, tuttavia, anche a causa della violenza splutterpunk che lo caratterizza, il romanzo verrà pubblicato solo qualche anno più tardi, nel 1987, con il titolo The Nightrunners. Tutto questo per dire che, cronologia alla mano, siamo di fronte a uno dei primi romanzi di questo scrittore, forse addirittura il secondo, se si trascura l’ordine di pubblicazione ufficiale.

Non mi dilungo sulla trama. Ci sono dei minorenni – pazzi, sadici e assassini – e c’è una coppia che è braccata da questo allegro gruppetto. Il motivo è semplice: la donna è riuscita a sfuggire proprio dalle grinfie di questi, che sono riusciti “solo” a stuprarla, ma non a ucciderla. La situazione, già difficile per i risvolti psicologici che questo evento ha avuto sulle dinamiche della coppia, è ulteriormente complicata dalla presenza di un ex-membro del gruppo che, sebbene morto suicida in carcere, pare vivere nella testa di uno dei suoi amici criminali, in una sorta di doppia personalità.

Questo romanzo parte molto bene, proprio grazie all’indagine psicologica che va a sondare gli equilibri della coppia in crisi, per poi afflosciarsi un po’ nella seconda parte, con l’intensificarsi delle tematiche più soprannaturali (sempre che lo siano, Lansdale lascia molto all’interpretazione del lettore). L’impressione che ho avuto durante la lettura è quella di un autore ancora acerbo – anche considerati i capolavori successivi – e nel vedere poi la datazione, di cui ti ho parlato sopra, mi sono spiegato il perché. La verità è che quindi, per ora, questo è forse il romanzo che mi è piaciuto meno di Lansdale. È un buon romanzo eh, chiariamoci, ma rispetto allo standard di questo autore presenta un livello di semplicità sopra la media e uno stile poco accentuato. Saranno i temi trattati, ma la sensazione è un po’ quella di aver letto un brutto romanzo di Koontz, ma scritto meglio.

Romanzi che ho letto di Joe R. Lansdale:
Il lato oscuro dell’anima (1982)
La morte ci sfida (1984)
La sottile linea scura (2002)
Notizie dalle tenebre (2014)

Trilogia Drive-in:
Il drive-in (1988)
Il drive-in 2 (non uno dei soliti seguiti) o Il giorno dei dinosauri (1989)
La notte del drive-in 3. La gita per turisti (2005)

Trilogia Ned la Foca:
Fuoco nella polvere (2001)

Ciclo Hap & Leonard:
Una stagione selvaggia (1990)
Mucho Mojo (1994)
Il mambo degli orsi (1995)
Bad chili (1997)
Rumble Tumble (1998)

“Tutti i racconti Vol. 4 1999-2010” di Richard Matheson

Breve riepilogo dell’opera nel suo insieme: 4 volumi che raccolgono tutti i racconti di Richard Matheson. I primi tre li trovi linkati più in basso, a fine post. Questo quarto e ultimo volume si occupa della produzione nel periodo tra il 1999 e il 2010 (Matheson morirà poco dopo, nel 2013).

Sono quasi due mesi che non ti parlo di libri qui sul blog, questo può già farti capire che questo enorme tomo non mi è risultato molto digeribile. Già: i primi due volumi sono stati stupendi, il terzo una via di mezzo, il quarto, ahimè, un pacco. Avevo già letto, in giro sul web, di quanto la parte finale della produzione di Matheson non fosse all’altezza del resto dei suoi scritti e non posso che essere d’accordo. Glielo possiamo perdonare? Credo proprio di sì, Matheson è uno dei miei scrittori preferiti e questa esperienza non cambierà la mia opinione.

Non credo nemmeno di dovermi dilungare molto. Lo stile narrativo è sempre fresco e brillante, quello che manca sono proprio le storie. Ci sono, certo, alcuni buoni racconti ma, per la maggior parte del tempo, la sensazione che si prova è quella del disinteresse, della assenza di curiosità. Un peccato.

Proprio per non proseguire in questa negatività – poiché, ripeto, Matheson non la merita – ti parlerò solo di un paio di racconti emblematici che, forse, hanno un significato quasi metaforico.

Il rosso è il colore del desiderio.
Racconto o, più probabilmente, libro incompiuto. Ci sono circa 60 pagine. La cosa interessante è che nella parte finale è presente un breve riassunto di Matheson su come la storia sarebbe dovuta proseguire, quindi non ti lascia con la curiosità.
Ecco, qui si respira l’aria di una volta. È una storia d’amore tra due vicini di casa, con una lei che nasconde un terribile segreto. L’interesse rimane vivo, ti senti in mezzo alla storia. È un vero peccato che questa opera sia rimasta incompiuta.

La finestra nel tempo
Un ottantenne passa attraverso una finestra e si trova catapultato in un’altra epoca, quella in cui aveva quindici anni. Rivede tutti i posti della giovinezza e “si incontra”. Cerca in ogni modo di convincere il suo io più giovane a farsi avanti con quella ragazza che gli piace/va tanto (il vero amore mancato), senza riuscirci.
Racconto ambivalente: qui Matheson ti annoia per molte pagine semplicemente guardandosi intorno e descrivendo i luoghi e i ricordi del protagonista. Poi, all’improvviso, ecco il lampo accecante sulle opportunità perdute, sulle sliding doors. Nostalgia e rimpianto. Si vede qualcosa di quello che era un tempo, ma non c’è modo di tornarci, cosa che, in fondo, può benissimo essere un perfetto riassunto di quello che rappresenta questo volume.

Aspetterò che traducano i restanti romanzi di Matheson con ansia, nel frattempo ho ancora I ragazzi della morte da leggere. Ci risentiremo, quindi.

Libri che ho letto di Richard Matheson:
Io sono leggenda (1954)
Tre millimetri al giorno (1956)
Io sono Helen Driscoll (1958)
La casa d’inferno (1971)
Ghost (1982)
Tutti i racconti Vol. 1 1950-1953 (2013)
Tutti i racconti Vol. 2 1954-1959 (2013)
Tutti i racconti Vol.3 1960-1993 (2013)
Tutti i racconti Vol.4 1999-2010 (2013)

“Volere troppo e ottenerlo” di Chris Voss

Le nuove regole della negoziazione.

Avevo sentito parlare di Volere troppo e ottenerlo tramite diversi canali, durante i miei studi sulla crescita personale, e ho quindi deciso di leggerlo, anche per alleggerire i contenuti prettamente finanziari e “diversificare” gli investimenti culturali. Chriss Voss, ex negoziatore capo dell’FBI, scrive questo saggio a quattro mani aiutato dal giornalista Tahl Raz (in pratica, come spesso accade, il primo ha i contenuti e il secondo le abilità letterarie necessarie per divulgarli). Moltissime ristampe per un’opera del 2017, quindi grande successo.

Le regole della negoziazione descritte da Voss differiscono da quelle che erano utilizzate in passato. In pratica una volta si seguiva uno schema predefinito e abbastanza rigido; Voss, invece, propone strategie più fluide e adattabili che, per sua stessa ammissione, derivano da anni di studi empirici sul campo, più che da testi letterari. Poco importa se tu debba liberare un ostaggio o dibattere su questioni domestiche con tua moglie (probabile motivo delle molte vendite del libro, peraltro), le regole della negoziazione rimangono più o meno le stesse.

Regole psicologiche ma anche regole comportamentali, c’è un po’ di tutto. Si parla sia del tono della voce – Voss cita spesso il tono da “dj di mezzanotte” – che del tipo di domande da porre alla controparte e delle modalità per farlo. Ogni capitolo presenta una sorta di esempio pratico di “negoziazione vissuta” unito alle regole applicate e alle relative strategie.

Un saggio utile? Non lo so, mia moglie, più o meno, utilizza già tutte le tecniche elencate, quindi o l’ha letto prima di me o, come temo, è stata prodotta già con il software aggiornato all’ultima edizione sul tema. Ti saprò dire meglio quando (e se) andrò a trattare per l’acquisto di una nuova auto (sì, c’è un capitolo anche su questo) e potrò confrontarmi con un essere umano normale. Nel complesso, direi che la lettura è stata a tratti un pochino noiosa, anche se gli argomenti sono molto interessanti e trattati in modo approfondito. Forse 300 pagine sono troppe, però, in rapporto alle informazioni offerte. C’è da dire che mi ha fatto venire voglia di studiare più a fondo l’argomento, può essere che ti parlerò di altri saggi simili.
I consigli a riguardo, come sempre, sono ben accetti…

Libri che ho letto per accrescere le competenze finanziarie e/o personali:
Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie (1936)
Padre ricco padre povero di Robert T. Kiyosaki (1997)
Giocati dal caso di Nassim Nicholas Taleb (2001)
Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman (2011)
Capire l’economia for dummies di Roberto Fini (2014)
Il metodo Warren Buffett di Robert G. Hagstrom (1994 aggiornato 2014)
Soldi. Domina il gioco di Anthony Robbins (2015)
Il piccolo libro dell’investimento di John C. Bogle (2017)
Volere troppo e ottenerlo di Chris Voss (2017)
Diventare milionario con uno stipendio normale di Andrew Hallam (2018)
Investire for dummies di Massimo Intropido (2020)
La psicologia dei soldi di Morgan Housel (2020)
L’economista sul tapis roulant di Luciano Canova (2023)
Investire senza trappole di Costantino Forgione (2023)
Sei già ricco ma non lo sai di Riccardo Spada (2024)

“Never Flinch – La lotteria degli innocenti” di Stephen King

Never Flinch – La lotteria degli innocenti è l’ennesimo romanzo di Stephen King, dopo la trilogia di Mr Mercedes, The Outsider e Holly, ad avere come protagonista l’investigatrice Holly Gibney, tanto brava e intuitiva quanto insicura e fastidiosamente debole. In pratica un personaggio che, nel mondo reale, sarebbe già stato fatto fuori da una zanzara (e neanche particolarmente affamata). Tu sai che io non amo questa serie, la leggo perché del Re leggo tutto, e quando ho scoperto che il nuovo romanzo sarebbe stato l’ennesimo thriller con Holly come personaggio principale non ho certo fatto i salti di gioia. Peraltro, se in tutti i precedenti episodi c’era anche del paranormale o comunque dell’orrore vero (vedi gli anziani e inquietanti serial killer cannibali in Holly), qui si tratta di un thriller puro, senza nulla di speciale o particolare, un romanzo che potrebbe essere stato scritto – se non per lo stile magistrale – da un qualsiasi giallista. Che palle.

Ora, io la trama non la approfondirei troppo, sai come la penso… Stavolta Holly si trova a combattere su due fronti: da una parte c’è un serial killer, che uccide persone a caso assegnandogli nomi appartenenti a una giuria colpevole di aver condannato un innocente morto in carcere; dall’altra uno/a psicopatico/a (ambiguità sessuale per non spoilerare) che perseguita una conferenziera che Holly stessa è incaricata di proteggere. In mezzo, ci buttiamo i fratelli Robinson che sono un po’ come il prezzemolo e, in quanto neri (concedimelo, perché il motivo a me pare essere questo), non sbagliano mai un colpo e non hanno una singola caratteristica negativa, con la stessa credibilità della smidollata Holly (l’inclusività di ogni tipo ha travalicato il senso della realtà, fino a uccidere il realismo, come su Netflix).

600 pagine, che chiariamolo, ho letto in pochi giorni. Lo stile narrativo rimane quello di Stephen King, quindi lessicalmente perfetto è inoppugnabile. Il problema è che si tratta di una storia, nel suo genere, abbastanza banale. Mi spiego. In IT, in The body (Stand by me, per capirci), tu hai voglia di leggere per essere lì, per vivere le esperienze con i protagonisti, per goderti il “viaggio” insieme a loro. Questo rende memorabile il romanzo. In questi thriller (e mi riferisco a tutta la serie), invece, le storie sono costruite per portarti con un’avida curiosità fino all’apice (che si intuisce quale sarà sin dalle prime pagine) ben costruito della vicenda, con una curiosità morbosa da telenovela. Vuoi scoprire cosa succederà, come ne usciranno i personaggi, come verrà ucciso il cattivo di turno, nulla di più. E no, così non è un’esperienza memorabile, è l’ennesima fagocitazione in stile serie tv.

Poi, siccome ho criticato i fratelli Robinson, vorrei chiarire anche questo punto, prima di essere accusato di razzismo. Non sono credibili e questo è quanto. Jerome riesce in tutto, è bello e bravo e non ha mai un difetto. Passa da scrittore di successo (di best sellers, per capirci) a indagatore, a guardia del corpo, senza mai fallire. Ha pensieri esclusivamente buoni. Idem Barbara che, dopo aver scritto uno dei migliori libri di poesie dell’ultimo secolo (così pare), diventa anche migliore amica, coautrice e corista di una star comparabile ad Aretha Franklin. La vita non è così e King dovrebbe saperlo bene, visto il “successo” dei suoi “Rock Bottom Remainders” (un gruppo di autori che si diverte a suonare, ma non certo a sfondare). Se escludiamo l’ambiziosa e narcisista conferenziera Kate – forse il personaggio meglio costruito del libro, perché più realistico – anche tutte le altre donne hanno solo caratteristiche positive. Insomma, a King è scappata la mano nella semplificazione altamente inclusiva che, per non contraddire la moda, contraddice la credibilità.

Ci sono poi, nella trama, altri momenti di eccesiva semplificazione dovuta a facili e improbabili deduzioni. E questo si sposa bene con quanto detto sopra. Il pubblico che si accontenta di poche sfumature, e che vede solo o bianco o nero, è anche lo stesso che, poi, non richiede – per l’appunto – eccessivo realismo nella costruzione delle indagini. Hai presente quelle intuizioni da: “deve essere per forza andata così”? Ecco.

Insomma, come lettore vecchio stile mi sento un po’ offeso da questo insieme di semplificazioni (è un termine che ritorna in questo post, non a caso). Credo, tristemente, che King stia adattando le sue opere al nuovo target o, per dirla senza mezzi termini, al nuovo livello culturale di molti lettori di oggi, che sono meno esigenti di quelli di ieri. D’altra parte lo vediamo dappertutto, nella musica, nel cinema e, ora, anche nella letteratura: il livello del prodotto si adegua al livello del consumatore, per non offendere la sua ignoranza. Perché si sa, se il consumatore non capisce, poi, può diventare pericoloso e reagire con ostilità, rifiutare il prodotto anziché sbattersi per comprenderlo (anche perché, spesso, non ha più i mezzi per farlo).

Ho letto quasi tutti i libri di Stephen King (ne ho lasciati indietro tre, per dopo), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)
Later (2021)
Guns – Contro le armi (2021)
Billy Summers (2021)
L’ultima missione di Gwendy (2022, con Richard Chizmar)
Fairy Tale (2022)
Holly (2023)
You like it darker (2024)
Never Flinch – La lotteria degli innocenti (2025)

I fumetti (sempre solo quelli di cui ti ho parlato sul blog):
Creepshow (1982)
The Stand / L’ombra dello scorpione (2010-2016)
Sleeping Beauties (2023)
L’uomo in nero (2023)

I saggi su King (idem, vedi sopra):
Stephen King sul grande e piccolo schermo di Ian Nathan (2019)
Il grande libro di Stephen King di George Beahm (2021)

“Investire senza trappole” di Costantino Forgione

Come far crescere i propri risparmi difendendosi dalle banche e dai tranelli della finanza.

Ho scoperto Costantino Forgione e il suo Investire senza trappole grazie al superconsigliatissimo podcast di Riccardo Spada The Bull (QUI, peraltro, ti ho parlato anche del suo libro). Forgione, oltre a essere l’autore di questo libro, é anche un consulente finanziario con decenni di esperienza nel mondo della finanza. Forse, proprio per la professione dell’autore, Investire senza trappole è leggermente diverso dai testi di finanza dei quali ti ho parlato fino ad ora, poiché non è focalizzato sull’insegnarti come distribuire i tuoi investimenti, quanto a farti capire che fine hanno fatto i tuoi soldi se li hai investiti come li investe di solito l’italiano medio (cioè in banca). Il sottotitolo (che scopro ora si chiami anche esergo) che ti ho riportato sopra offre un ottimo e sincero riassunto dei contenuti.

Quindi, chiariamolo, non troverai qui un’indicazione sulle differenziazioni o sui ribilanciamenti da effettuare con il tuo patrimonio, così come non troverai comparazioni tra ETF o studi statistici sui mercati, perlomeno non in modo approfondito. Forgione punta dritto a farti correggere la rotta se, come molti, ti sei affidato al tuo consulente bancario per amministrare il tuo patrimonio. Ti elenca quindi tutti i costi nascosti che le banche infilano negli strumenti finanziari che, con falso disinteresse, ti sottopongono appena ne hanno l’occasione. Oltre a questo, ti spiega perché il classico italico investimento nel mattone e nel BTP non sia poi questa grande strategia di successo e, anzi, rappresenti un forte rischio per il tuo patrimonio.

Devo dirti la verità, non ho trovato nulla che già non sapessi in questo libro, ma questo non significa che non lo ritenga comunque un libro molto utile e intelligente. Semplicemente, non sono il target di riferimento, il lettore al quale è indirizzato. Perché, come sai, io mi sbatto parecchio: leggo molto, ascolto molto, guardo molti video. Ho investito, investo e investirò tanto tempo in educazione finanziaria. Sono lonanto anni luce dall’enorme preparazione di Forgione, ma lo sono ormai altrettanto da quella dell’italiano medio. E non perché io sia più sveglio degli altri (oddio…) quanto perché, appunto, mi sbatto, cosa che in molti non hanno voglia di fare, preferendo scrollare i reel di Instagram per poi piangere a fine mese e accusare l’Universo, il Fato e il Dottor Octopus per le proprie disgrazie economiche.

Ecco, per tutti questi, per l’appunto, ci sarebbe la strada del consulente finanziario indipendente, che Forgione illustra bene spiegando anche le differenze tra i vari tipi di consulenti esistenti. Ma l’italiano medio, come sempre, preferisce non pagare la parcella di un esperto perché il servizio offerto dalla banca è gratis (ah ah ah). Ah, i numeri, questo eterno nemico, dalle elementari fino alla lapide…

Dai, ho finito. Se senti un po’ di acredine in quel che scrivo è perché rilevo costantemente quanto detto sopra in tutte le discussioni che ho con parenti/amici/conoscenti riguardo la finanza personale. Non hanno mai tempo di informarsi, non hanno voglia, c’è sempre qualcosa da fare, la vita è una sola, eccetera eccetera eccetera… Preferiscono lavorare otto ore al giorno, perché fare lavorare i soldi è troppo noioso. Ci penseranno più avanti, quando avranno tempo. Auguri.

Libri che ho letto per accrescere le competenze finanziarie e/o personali:
Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie (1936)
Padre ricco padre povero di Robert T. Kiyosaki (1997)
Giocati dal caso di Nassim Nicholas Taleb (2001)
Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman (2011)
Capire l’economia for dummies di Roberto Fini (2014)
Il metodo Warren Buffett di Robert G. Hagstrom (1994 aggiornato 2014)
Soldi. Domina il gioco di Anthony Robbins (2015)
Il piccolo libro dell’investimento di John C. Bogle (2017)
Diventare milionario con uno stipendio normale di Andrew Hallam (2018)
Investire for dummies di Massimo Intropido (2020)
La psicologia dei soldi di Morgan Housel (2020)
L’economista sul tapis roulant di Luciano Canova (2023)
Investire senza trappole di Costantino Forgione (2023)
Sei già ricco ma non lo sai di Riccardo Spada (2024)

“Hap & Leonard – Rumble Tumble” di Joe R. Lansdale

Nel momento in cui scrivo la serie di Hap & Leonard conta 14 romanzi e 2 raccolte di racconti. Rumble Tumble è fortunatamente solo il quinto episodio della serie e questo mi porta ad avere la bellezza di altri undici libri da leggere con protagonisti i due imbattibili texani. Cercherò di diluirli nel tempo, perché vorrei non finissero mai.

Brett, la compagna di Hap, ha una figlia, Tilly, che fa la prostituta ed è finita in un brutto giro dal quale vorrebbe uscire. È Red, un nano dal carattere molto particolare, a informare Brett dei problemi di Tilly. Ovviamente, Hap e Leonard si buttano nella mischia e aiutano Brett nell’impresa, rapendo il nano e mettendosi contro un’intera organizzazione criminale. Seguono sparatorie, botte, scommesse e cose politicamente molto scorrette.

200 pagine tonde tonde, lette in un paio di giorni. Lansdale mi porta ormai in un mondo che conosco e nel quale mi sento a casa. Qui, poi, si eleva al quadrato ciò che ormai si vede e sente raramente in tv: tra l’omosessualità di Leonard e il nanismo di Red, è un continuo scambio di battute e cattiverie (intelligenti) come “si facevano” una volta. Lansadale, di nuovo, insegna con grande ironia come il rispetto non debba passare per forza per la via della censura. Un concetto semplice ma molto difficile da capire e mettere in pratica, soprattutto oggi.

P.S. Stavo per dimenticare: “Rumble Tumble” è il modo che ha Red di definire quelle situazioni che finiscono, tra risse e spari, in un gran casino. Una sorta di Helter Skelter di violenza, insomma.

Romanzi che ho letto di Joe R. Lansdale:
La morte ci sfida (1984)
La sottile linea scura (2002)
Notizie dalle tenebre (2014)

Trilogia Drive-in:
Il drive-in (1988)
Il drive-in 2 (non uno dei soliti seguiti) o Il giorno dei dinosauri (1989)
La notte del drive-in 3. La gita per turisti (2005)

Trilogia Ned la Foca:
Fuoco nella polvere (2001)

Ciclo Hap & Leonard:
Una stagione selvaggia (1990)
Mucho Mojo (1994)
Il mambo degli orsi (1995)
Bad chili (1997)
Rumble Tumble (1998)

“Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman

Il primo errore io l’ho commesso ancora prima di iniziare a leggere Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman, il che è abbastanza in tema, visto che questo saggio parla quasi esclusivamente degli errori che commette il nostro cervello. Ecco: io ho pensato bene di scegliere questa lettura leggera per accompagnarmi a Gran Canaria nelle mie vacanze di inizio giugno. Non ero ancora atterrato e già avevo capito… libro sbagliato per il momento sbagliato. Durante il volo, di quattro ore, credo di essere riuscito a leggere meno di 40 pagine. Livello di concentrazione richiesto molto alto, livello di concentrazione possibile molto basso.
[A tal proposito, un piccolo interemezzo. La nota compagnia aerea low cost consente la scelta del posto sull’aereo con un contributo extra di 4/10 euro. La gran parte delle persone, ahimè, tende a risparmiare al momento dell’acquisto per poi alzarsi e raggiungere il proprio compagno/a/amici/mamma/zia/figlia/salcazzoacavallo andando a rompere i coglioni a chi, invece, ha pagato per la tranquillità. Magari mettendosi, chessò, in mezzo al corridoio per due ore su quattro (ho notato che la capacità di rimanere da solo con sé stesso prima di sfollare, per l’ebete medio, è di circa due ore). Ecco, queste persone per conto mio dovrebbero morire, male. E no, non è un iperbole.]

Torniamo a noi. Compresi i 12 giorni di vacanza, nei quali ho letto veramente poco, ho impiegato circa 50 giorni per terminare questo saggio (660 pg. circa), un record negativo. Mi aspettavo che fosse pesante, non che lo fosse così tanto. Attenzione, te lo dico subito: è un libro che va letto, non c’è dubbio. Pensieri lenti e veloci è uno degli esempi letterari più lampanti di come la crescita personale passi anche attraverso la sofferenza e il sacrificio. Perché questo è un libro che ti fa evolvere, che ti spiega come ragiona (male) il tuo cervello. Terminata la lettura capisci di avere appreso DAVVERO qualcosa di nuovo, di essere, in qualche modo, più saggio. Pensieri lenti e veloci è anche un pacco mostruoso, non si può negarlo.

Consigliato da tutti gli esperti di finanza e crescita personale più o meno con le parole: «Non leggero, ma utilissimo».
È vero, cazzo se è vero.
Non starò qui a spiegarti per filo e per segno di cosa parla, guarda, non me la sento. Potrei elencarti tutti i bias cognitivi, le euristiche e via dicendo, ma non mi sento in grado di farlo. Ho appreso i contenuti, ma sono ancora in una fase di elaborazione, quindi dovrai accontentarti. Kahneman ti mostra come sbaglia il nostro cervello con esperimenti scientifici praticamente inconfutabili, con una serie di prove oggettive. Ti spiega il motore in tutti i suoi meccanismi, entrando nel dettaglio. La cosa che ho trovato più pesante, in realtà, oltre a una certa ripetitività, è il tecnicismo scientifico, la precisione numerica sviscerata fino al limite. A volte ti verrebbe da urlare: SÌ, HO CAPITO IL CONCETTO! perché in realtà non stai più dietro all’esempio, che diventa, se non troppo articolato, troppo lungo da ricordare in tutte le sue sfumature.

Per quanto riguarda la parte più strettamente inerente alla sfera della finanza, Kahneman illustra in modo eccellente tutta la parte legata alla gestione del rischio e a come siamo programmati per essere estremamente conservativi nelle nostra scelte. Con decine, centinaia, MILIARDI di esempi e test verificati.

Devi leggerlo, sì, ma preparati a soffrire. Non so se sia doloroso uscire dall’esoscheletro durante la muta, ma questa è l’immagine più vicina a ciò che mi viene in mente quando rifletto su questo saggio.
Ora ho solo voglia di leggere qualcosa di “rilassante”.

Libri che ho letto per accrescere le competenze finanziarie e/o personali:
Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie (1936)
Padre ricco padre povero di Robert T. Kiyosaki (1997)
Giocati dal caso di Nassim Nicholas Taleb (2001)
Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman (2011)
Capire l’economia for dummies di Roberto Fini (2014)
Il metodo Warren Buffett di Robert G. Hagstrom (1994 aggiornato 2014)
Soldi. Domina il gioco di Anthony Robbins (2015)
Il piccolo libro dell’investimento di John C. Bogle (2017)
Diventare milionario con uno stipendio normale di Andrew Hallam (2018)
Investire for dummies di Massimo Intropido (2020)
La psicologia dei soldi di Morgan Housel (2020)
L’economista sul tapis roulant di Luciano Canova (2023)
Sei già ricco ma non lo sai di Riccardo Spada (2024)

“La pelle fredda” di Albert Sánchez Piñol

Un giovane ex combattente per l’indipendenza irlandese decide di ritirarsi a lavorare, come incaricato per la registrazione degli agenti atmosferici, su una minuscola isola della Patagonia. Al momento dello sbarco, aiutato dall’equipaggio della nave, perlustra il fazzoletto di terra, largo poco più di un chilometro. Sono presenti solo due strutture: la casa del suo predecessore – del quale non vi è più traccia – e un faro, il cui guardiano, tale Batís Caffó, pare totalmente impazzito. Nonostante i suggerimenti del comandante, il giovane decide di fermarsi e assolvere al proprio compito. Durante la prima notte subisce un forte attacco da parte di creature dall’aspetto umanoide ma con pelle di pesce, si difende sbarrando porte e finestre e combattendo anche con i denti. Dal giorno successivo, tenta di entrare in contatto con il guardiano del faro e ottenere qualche risposta sui misteri che circondano l’isola. Ma Batís Caffó è tutt’altro loquace e per nulla disposto a condividere la sua postazione fortificata. Anche perché Batís Caffó vive con una di queste creature che, a prima vista, pare essere una sua schiava… Mi fermo.

Un paio di anni fa ho visto Cold Skin – La creatura di Atlantide e, onestamente, non lo ricordo come un gran film (l’ho rimesso in lista, così ripasso e cerco di capire). Avevo però deciso di leggere comunque La pelle fredda, il romanzo di Albert Sánchez Pinol dal quale il film è stato tratto. Non ricordo perché, forse semplicemente perché mi attraggono molto le storie e le ambientazioni con i fari (tipo i recenti The Lighthouse e The Vanishing). Il libro l’ho recuperato con colpevole ritardo, anche perché mi è piaciuto parecchio, il fatto che l’abbia letto in tre giorni ne è la prova.

Lo stile ricorda in qualche modo i classici di Verne o di Wells, tuttavia le tematiche sessuali presenti nella trama lo “svecchiano” discostandolo dai classici che, appunto, di sesso non potevano/volevano parlarne. La sensazione diventa quindi quella di una storia d’altri tempi raccontata in modo realistico. Un po’ come se L’uomo invisibile avesse sfruttato davvero (strizzatina d’occhio, strizzatina d’occhio) i proprio poteri, per capirci.

Io non voglio svelarti troppo di questo romanzo, ma i temi trattati sono sicuramente profondi, sebbene la trama vada avanti con un certo grado di leggerezza (non sempre in modo veloce, tuttavia). L’introspezione continua del protagonista e il conflitto con il nemico/alleato Batís Caffó si prestano a molteplici interpretazioni che riguardano la natura umana e, in un certo modo, il concetto dell’eterno ritorno. I mostri marini – le ranacce, come le chiama Caffó – sono fuori e dentro l’isola, fuori e dentro l’animo. È difficile stabilire chi sia il nemico di chi, dove stia il Bene e il Male e il confine tra quello che attrae e quello che respinge.

Un romanzo che sicuramente ti consiglio, anche per la capacità dell’autore di portarti su quell’isola insieme ai suoi personaggi, tanto da chiederti se, alla fine, anche tu non sia un po’ Batís Caffó.

“Soldi. Domina il gioco” di Anthony Robbins

Su Soldi, Domina il gioco le aspettative erano molto alte. Altissime, direi. Questo perché è un libro che si trova citato un po’ ovunque dai divulgatori della finanza personale. Si presentava, quindi, come una sorta di testo rivelatore, una di quelle cose che leggi e che ti cambiano la vita. Spoiler alert: non me l’ha cambiata. Ma andiamo per punti.

L’autore, da noi, potrebbe risultare abbastanza sconosciuto, perlomeno ai non addetti ai lavori. Anthony “Tony” Robbins è un life coach, saggista, formatore e motivatore americano. Potresti aver visto quest’uomo da 600 milioni di dollari (sì, è il suo patrimonio stimato) nell’ascensore insieme a Jack Balck in Amore a prima svista, dove interpretava sé stesso. Hai presente? Quel film sul modernissimo tema del “grasso è bello” (e non “grasso è la prima causa di morte insieme al cancro”). Ecco, era lui. Ritenuto un guru, soprattutto dagli americani che sono un po’ faciloni, Robbins riempie da anni le sale congressi e possiede diverse aziende (molte delle quali filantropiche, c’è da dirlo) che, tra un pasto regalato e l’altro, mirano ad aiutarti a cambiare la tua vita con la forza del tuo pensiero positivo e una buona organizzazione.

Le 600 lunghe, e un po’ prolisse, pagine di Soldi, Domina il gioco contengono un ottimo riassunto delle regole base della finanza personale (risparmia, investi, ecc.), diverse interviste ai giganti della finanza mondiale (Warren Buffett, Ray Dalio, David Swensen, Charles Schwab e molti altri) e qualche segretissima rivelazione, come la composizione dell’All Weather Portfolio.

Mi senti scettico, vero? Sì, ci sto provando a non esserlo perché, in fondo, questo non è un cattivo libro. Solo che dovrebbe essere il primo che tu leggi sulla finanza personale. Quando ne hai già letti un po’, invece, non presenta tutte queste novità. Il tono di Robbins, tanto efficace sugli americani, tende a irritarmi parecchio. Lasciamo da parte l’autocelebrazione che, volendo, ci sta. In fondo è vero che Robbins dona milioni di dollari ai bisognosi e questo gli fa molto onore: potrà anche vantarsene e io non gliene faccio una colpa (alla fine, l’altruismo è solo un narcisismo utile alla società tutta, quindi nulla da dire, farei così anche io, se fossi in lui). Quello che proprio non reggo è lo stile espositivo da imbonitore televisivo. Hai presente? “Ora ti dirò quella cosa così importante che ti cambierà la vita e quando la saprai vedrai tutto con occhi diversi. Finito il capitolo avrai la risposta alla domanda e nel prossimo saprò anche dirti cosa fare per tutto il resto. Quando hanno detto a me questa cosa non stavo più nella pelle per la voglia di dirla a tutti gli altri e ora tu sarai il primo a conoscere questo segreto. Sei pronto? Perché io sono pronto a cambiarti la vita…” CAZZO, NON GIRARCI INTORNO, DILLA ‘STA COSA! Eh no, perché se poi la dici subito finisce che il libro anziché avere 600 pagine ne ha 300.

Detto questo, le informazioni che offre sulla finanza personale, come dicevo, sono valide e corrette, anche se un po’ “americane”. È interessante anche la parte dedicata alle interviste dei big. Già, perché Robbins in America è davvero uno che si può fare aprire tutte le porte. Tutti vogliono parlare con Robbins, tutti lo ascoltano. È stato il coach di tre Presidenti USA, non una cosa comune.
Effettivamente ha una capacità espositiva notevole, anche nello spiegare i concetti un po’ più complessi, su questo non si discute.

Insomma, te lo consiglio? Sì, se sei ai primi libri sull’argomento o se cerchi una lettura di ripasso. Tieni però ben presente che ci troverai tanti “grazie al cazzo”, cioè quei consigli per risparmiare (tipo: non comprare auto di lusso se vuoi risparmiare di più) che, senza mezzi termini, vanno bene per gli idioti che non riescono a gestire le proprie finanze perché vivono fingendo di avere più di quanto possano permettersi (apparenza da social, per capirci). Ma gli idioti sono tanti, anzi, sono la maggioranza, quindi non si può certo accusare Robbins per questo…

Libri che ho letto per accrescere le competenze finanziarie e/o personali:
Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie (1936)
Padre ricco padre povero di Robert T. Kiyosaki (1997)
Giocati dal caso di Nassim Nicholas Taleb (2001)
Capire l’economia for dummies di Roberto Fini (2014)
Il metodo Warren Buffett di Robert G. Hagstrom (1994 aggiornato 2014)
Soldi. Domina il gioco di Anthony Robbins (2015)
Il piccolo libro dell’investimento di John C. Bogle (2017)
Diventare milionario con uno stipendio normale di Andrew Hallam (2018)
Investire for dummies di Massimo Intropido (2020)
La psicologia dei soldi di Morgan Housel (2020)
L’economista sul tapis roulant di Luciano Canova (2023)
Sei già ricco ma non lo sai di Riccardo Spada (2024)

“L’estate dei morti viventi” di John Ajvide Lindqvist

Doverosa premessa: non siamo di fronte a un romanzo sugli zombie del tipo de La notte dei morti viventi di Romero o di quelli più recenti di The walking dead. Questo per chiarire da subito la situazione: morti viventi, sì, ma di una razza un po’ diversa da quelli a cui siamo abituati (o assuefatti).

Terzo libro di Lindqvist che leggo e, forse, quello che dei tre mi ha entusiasmato meno, sebbene sempre originale nel trattare un tema noto in modo inconsueto. Lo “Stephen King svedese”, così come viene spesso definito, ha comunque dalla sua la capacità di creare atmosfere caratteristiche e avvolgenti, che ti tirano dentro in una sorta di angoscia riflessiva tipica del suo stile.

In L’estate dei morti viventi a risvegliarsi sono circa 2000 deceduti svedesi che, semplicemente, non fanno nulla. Qualcuno di loro parlotta in modo sconclusionato ma, in pratica, la gran parte si limita a vegetare. Il romanzo segue le vicende di tre famiglie, ognuna con un morto fresco e riesumato, che devono vedersela non tanto con i morti quanto con il signifcato della morte, della vita e dell’esistenza nel suo complesso. Quello di Lindqvist è un horror spirituale/riflessivo, non cannibale e mostruoso. Cosa succederebbe alla società se accadesse che…? Ecco.

Detto questo, il romanzo mi è comunque parso riuscito per 3/4, un po’ come se gli mancasse qualcosa nel significato. La deriva metafisica è interessante ma non mi ha soddisfatto del tutto. Non aggiungo altro perché sarebbe impossibile non spoilerare.
Lindqvist non ha scritto molti libri – mi pare otto in totale – procederò oltre, in ordine cronolgico potendo, visto che quelli che ho già letto sono proprio i primi tre.

Libri che ho letto di Lindqvist:
Lasciami entrare (2006)
L’estate dei morti viventi (2008)
Il porto degli spiriti (2010)