«C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.»
Sto leggendo davvero molto poco in questo periodo e non sto scrivendo per nulla. Se controlli il blog, vedrai che tra un libro e l’altro passa anche un mese e mezzo. Non posso farci nulla, è così e basta. È con questo spirito che ho letto Ai confini della realtà – Tutti i racconti di Rod Serling. Credo, quindi, che anche il mio giudizio sia contaminato da questa situazione di stasi, di innapetenza letteraria. Mi dispiace, ma mi pareva onesto dirtelo, prima di procedere. Il post sarà breve, per lo stesso motivo.
Questo volume contiene i racconti scritti da Serling per la celebre serie The Twilight Zone trasmessa tra il 1959 e il 1964. Serie antologica e dalla breve durata – 30 min circa a episodio – di carattere fantascientifico. Le prime tre stagioni ebbero moltissimo successo poi, come spesso accade, ci fu un lento declino creativo che portò alla chiusura. Io ricordo bene il film omaggio in quattro episodi del 1983 diretto da Dante, Landis, Spielberg e Miller.
Serling ha uno stile abbastanza prolisso, tutti i suoi racconti si aggirano attorno alle 30 pagine (il volume conta circa 600 pagine) e potrebbero essere facilmente tagliati di un terzo in lunghezza. Questa è forse la cattiveria più forte che dirò, non ti preoccupare. È vero, siamo in un’altra epoca ed è difficile empatizzare con tanti anni di differenza, tuttavia se prendiamo, ad esempio, Matheson (che peraltrò scrisse alcuni episodi della serie) è presente un gap emozionale notevole. I racconti di Serling sono interessanti ma ti lasciano sempre un po’ distaccato, come se stessi osservando i personaggi da molto lontano.
Tutte le storie si leggono con facilità, oserei dire che ti consentono di distrarti durante la lettura. Ho spesso saltato righe – cosa che non faccio mai – per procedere più velocemente, senza perdere il filo o trovarmi a non capire qualche passaggio.
Mi dispiace, al 99% sarà colpa mia, non certo di Serling.
Fine delle mie riflessioni, per oggi.