L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud.
Che libro, che avventura, che storia incredibile. Questo è qualcosa che DEVI leggere, te lo dico subito, senza mezzi termini. Un racconto di altri tempi, altri valori, un racconto di vita vera, vita che vale la pena di essere vissuta. Trecento pagine di una vicenda irripetibile ai giorni nostri, nelle medesime condizioni. La ricostruzione del giornalista Alfred Lansing utilizza documenti dell’epoca e i diari dei partecipanti alla spedizione e ti fa salire a bordo dell’Endurance, insieme a Sir Ernest Shackleton.

1 agosto 1914, Shackleton e un equipaggio di ventisette uomini partono diretti verso il Polo Sud, a bordo della goletta Endurance. L’obiettivo è quello di attraversare, poi, l’Antartide a piedi, per primi nella storia. Le cose non vanno per il verso giusto e questi uomini si trovano bloccati tra i ghiacci, dove l’Endurance viene prima stritolata e poi affonda (il relitto è stato recentemente individuato a 3000 metri di profondità). Seguono mesi di sofferenza, cammini forzati e soste su banchi ghiacciati in balia delle correnti. Un’isola, una speranza, ma non è la fine: è inospitale. 22 uomini restano a terra, cibandosi di foche e pinguini, 6 – Shackleton compreso – ripartono su una baleniera da sei metri e attraversano 650 miglia del mare più difficile del pianeta, con onde da 30 metri e nessun tipo di riparo. Non è ancora finita, devono anche attraversare a piedi un’isola con cime da 3000 metri per raggiungere una zona frequentata da altri esseri umani. Un’odissea interminabile che, nel complesso, giunge a conclusione due anni dopo la partenza.
Questa è l’avventura vera: il non sapere cosa ti troverai di fronte. Nessuna tecnologia, temperature a -30°, tempeste di ghiaccio. Shackleton e i suoi uomini hanno fatto cose impossibili, anche per l’uomo moderno, in anni in cui il GPS sarebbe comparso solo nei libri di fantascienza. Hanno dovuto anche sacrificare 60 cani che sarebbero serviti a trainare le slitte, alcuni di questi sono stati mangiati nei periodi in cui foche e pinguini migravano altrove. Non è il paradiso degli animalisti, certo, ma offre una buona idea del livello, non tanto di disperazione, quanto di determinazione nella sopravvivenza.

Due anni interi tra i ghiacci. L’agonia di chi aspetta a casa e perde la speranza. Il non sapere di quei 22 uomini lasciati indietro che attendono i 6 partiti sulla baleniera, senza in realtà essere certi se questi arriveranno mai da qualche parte o se nessuno tornerà più. Gli arti che si congelano, le infezioni e, ancora, il freddo, il freddo vero. I vestiti bagnati, sempre bagnati. I sacchi a pelo che si sfaldano per l’acqua di mare che li corrode.
Un resoconto di 300 pagine può solo fare vagamente immaginare quello che sia accaduto e la dimensione dell’avventura e la forza di questo equipaggio e del suo capo. Ripeto: vite vere, vite degne di essere vissute.
E una dimensione epica che probabilmente, oggi, non esiste più.
Libri sul genere storie vere/sopravvivenza estrema che ti consiglio perché mi sono piaciuti molto (ecco perché non c’è Walden di Thoreau nell’elenco):
12 anni schiavo di Solomon Northup (1853)
La verità sul Titanic di Archibald Gracie (1913)
Endurance di Alfred Lansing (1°ed. 1959 – Tea 2009)
Papillon di Henri Charrière (1969)
Tabù di Piers Paul Read (1974)
Verso il Polo con Armaduk di Ambrogio Fogar (1983)
127 ore di Aron Ralston (2004)
Wild di Cheryl Strayed (2012)
Fuga dal Campo 14 di Blaine Harden (2012)
Nella serie Exploits di Corbaccio:
La conquista del K2 di Ardito Desio (1954)
Nelle terre estreme di Jon Krakauer (1996)
Aria sottile di Jon Krakauer (1997)
Z – La città perduta di David Grann (2005)

