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“Revival” di Stephen King

Ultimamente non sto leggendo molto. O meglio, sto leggendo libri e fumetti irrecensibili. Mi son bevuto una dozzina di Marvel Omnibus ad esempio, ma mi sembrava inutile e difficoltoso parlartene. Sono impanatanato ne L’interpretazione dei sogni di Freud (a seguito dei miei continui incubi di cui forse, peraltro, aprirò una sezione dedicata sul blog). Idem per il noioso World War Z che non riesco a terminare e per il sopravalutaterrimo (si!) Infinite Jest di Wallace che ho interrotto (succede rarissimamente, deve farmi proprio cagare). Insomma narrativa poca, e così vedo che l’ultima recensione che ho scritto di un libro è sempre dedicata al Re, Stephen King. Poco male, ti accontenterai.

Revival. Mi è piaciuto molto. Così come 22/11/63 attraversa un arco di tempo molto ampio (una vita) riuscendo a creare la nostalgia dei tempi andati (ossia le prime pagine) e facendo conoscere il personaggio principale (che scrive il libro in prima persona), grazie anche agli avvenimenti che l’hanno cambiato nel corso della sua esistenza. Non puoi non affezionarti al protagonista, sentirlo come un fratello, perchè conosci i motivi che l’hanno portato ad essere in un modo piuttosto che in un altro, li hai affrontati con lui.

Revival

Trama semplice ma molto coinvogente. Sarò breve (leggitela da un’altra parte se vuoi). Tutta la storia si gioca sul rapporto tra il protagonista Jamie (fin dall’età di 6 anni) e Charles Jacobs (prima reverendo, poi imbonitore da fiera e infine scienziato) e i loro incontri a decenni di distanza. E, naturalmente, “l’elettricità segreta”. Un gran romanzo sulla religione, la musica (tanta), la scienza e la curiosità dell’animo umano. Stupenda la Predica Terribile con cui il reverendo rinuncia a Dio dopo aver perso moglie e figlio.
Devo farti notare che in questo romanzo non ci sono cattivi. La pazzia (pazzia?) dello scienziato Jacobs infatti non è condannabile, ne dal protagonista e nemmeno da chi legge. Siamo tutti un po’ Jacobs e un po’ Jamie. Vogliamo conoscere cosa c’è dopo la morte, sempre che qualcosa ci sia.

[Chicca: se sei appassionato di “collegamenti” non ti perdi certo l’aggancio tutto interno a Joyland, il parco divertimenti dove anche Jacobs ha lavorato per qualche tempo.]

Grandi riferimenti a Poe, Lovecraft (soprattutto, con i libri proibiti) e, perchè no, al Frankenstein di Shelley. Un horror classico ai tempi moderni. Leggero e veloce con meno di 500 pg., te lo consiglio vivamente. O revivalmente, vedi tu, prova a mettere le dita nella presa della corrente e magari scoprirai il Null!

“Mr. Mercedes” di Stephen King

mr_mercedes

Sono circa 500 pagine scarse, l’ho comprato una settimana fa e l’ho finito ieri. Personalmente ho letto tutto di Stephen King, da grande appassionato non mi perdo mai nulla. Adesso bisogna subito dire per forza, per non essere “out”, che non è possibile che nelle librerie si trovi solo King nel reparto horror (salvo le cagate vampiro-amorose che frullano i cervelli dei decerebrati). Ok, l’ho detto, così tu che leggi sei tranquillo e possiamo procedere oltre.
Anzi no, facciamo una seconda premessa. Perchè sono anni che io di King sento dire sia il re dell’horror, del macabro, ecc.ecc. Se togliamo qualche romanzo più “splatter”, tuttavia, l’horror è solo di sfondo. Si perchè spesso più che di mostri e compagnia lo scrittore si occupa dell’orrore che è dentro gli uomini, che è poi la cosa davvero spaventosa. Credo che questa generalizzazione gli abbia fatto perdere una parte di pubblico, quella di “no ma a me gli horror non piacciono”. Che poi fanculo, diciamocelo, bisognerebbe leggere di tutto e quella fetta di pseudolettori fa meglio a lobotomizzarsi davanti ai reality in TV.

[Se proprio vogliamo essere pignoli e tirare fuori l’esempio: anche Joyland era una sorta di poliziesco come Mr. Mercedes. Ok c’era uno spettro che aleggiava nell’aria, ma di qui a passare da giallo a horror ce ne vuole].

E ora veniamo al libro, anche se ne ho già parlato in realtà ma tu, stolto, non te ne sei accorto. Già perchè hai bisogno di vedere il Male impersonificato nel pazzo di turno che guida il camioncino dei gelati. Eccolo.

mr. mercedes

Dov’è il vero orrore? Perchè Pennywise lo sai che non esiste.. e quindi ti spaventa finchè sei bambino. L’orrore vero è il vicino di casa metodico che nasconde temibili segreti ma che risulta a te insospettabile (volendo vedere anche il vicino metodico che non nasconde segreti non scherza in quanto a orrore eh). Ecco, questo è in poche parole ciò che King descrive in Mr. Mercedes. La lotta tra un detective in pensione e un assassino all’apparenza insospettabile (gelataio, informatico, cocco di mamma incestuoso). Un bel poliziesco-giallo insomma, che si lascia leggere velocemente. Non è una fuoriserie ma è comunque una storia ben raccontata. E con la frase precedente vorrei far presente che lo sappiamo tutti che non siamo di fronte a It o a L’ombra dello scorpione.

L’unica pecca che devo rilevare, e che ti faccio presente, è che non sono riuscito molto a farmi coinvolgere emotivamente. La storia è buona, incuriosisce e ti fa girare le pagine volentieri, ma non ho provato grande odio per Brady (il pazzo) ne molta empatia per Hodges (il poliziotto). Insomma avrei voluto desiderare di spaccare la testa all’assassino, ma purtroppo niente bava rabbiosa alla bocca. Ed è per questo che, per stare tra gli ultimi romanzi di King, ho preferito ancora il sopra citato Joyland.

Se cerchi pura narrazione, non resterai insoddisfatto.

“Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway

La recensione la scrivo a modo mio, quindi se sei capitato qui per caso è meglio tu vada a leggere una recensione classica, di quelle inquadrate.

“Nessuno esce vivo dalla vita”. Così diceva Paul “Hud il selvaggio” Newman. Santiago, il vecchio protagonista, dalla vita è stato schiacciato come una lepre sulla A4. Che gran romanzo, entra arrogantemente nella mia top ten.

Digressione: la prima cosa che ho pensato a lettura terminata è stata “come fanno a proporre questo romanzo alla scuola dell’obbligo”. Mi ricordo quando anni indietro (lasciamo il mistero su quanti) era tra le letture consigliate per la formazione. Un cazzo di testamento umano, una riflessione in toto sulla vita una volta che questa sta giungendo al termine. A un ragazzino. Come la scuola italiana sa fare odiare la letteratura nessuno mai. E dopo i bambini non crescono con la passione per la lettura…

In poche righe (si, c’è il finale, quindi non leggere se desideri la suspense): il vecchio e deriso pescatore Santiago, preso da indicibile sfiga, non pesca nulla da settimane. Il suo giovane aiutante, Manolin, è costretto ad abbandonarlo causa superstizione dei genitori. Il vecchio esce in mare solo e resta attaccato a un enorme marlin per tre giorni. Avuta la meglio sul pesce, il vecchio, nel tornare, viene più volte accerchiato dai pescecani che si pappano tutto lasciando solo la carcassa del pescione. Rientro con pive nel sacco. Fine.

La trama è semplice, ma quello che ci sta dietro no. Hemingway ti tiene legato a un pesce per 100 pagine e neanche te ne accorgi. Quella che si sta combattendo è una battaglia con la vita, l’ultima battaglia. E sebbene potrebbe, a prima vista, sembrare totalmente persa, così come il pesce, è invece stata in una certa parte vinta, come sostiene infine Manolin. Hai perso con i pescecani, ma non con il pesce. La vittoria è negli occhi stupiti di quei pescatori denigranti che ammirano quel che resta del pesce spada più grande che abbiano mai visto.

Questo te lo dico io vecchio: sei ancora un uomo Santiago perchè hai raggiunto il tuo obiettivo, hai vinto tutto. Il pesce; l’invidia che hai suscitato insieme all’ammirazione di chi ti sbeffeggiava; l’adulazione di un giovane dal cuore puro che ti seguirà ereditando il tuo sapere. Si, hai perso con i pescecani, ma quelli rappresentano la vita incontrollabile e “nessuno esce vivo dalla vita”.