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“Tutti i racconti Vol. 4 1999-2010” di Richard Matheson

Breve riepilogo dell’opera nel suo insieme: 4 volumi che raccolgono tutti i racconti di Richard Matheson. I primi tre li trovi linkati più in basso, a fine post. Questo quarto e ultimo volume si occupa della produzione nel periodo tra il 1999 e il 2010 (Matheson morirà poco dopo, nel 2013).

Sono quasi due mesi che non ti parlo di libri qui sul blog, questo può già farti capire che questo enorme tomo non mi è risultato molto digeribile. Già: i primi due volumi sono stati stupendi, il terzo una via di mezzo, il quarto, ahimè, un pacco. Avevo già letto, in giro sul web, di quanto la parte finale della produzione di Matheson non fosse all’altezza del resto dei suoi scritti e non posso che essere d’accordo. Glielo possiamo perdonare? Credo proprio di sì, Matheson è uno dei miei scrittori preferiti e questa esperienza non cambierà la mia opinione.

Non credo nemmeno di dovermi dilungare molto. Lo stile narrativo è sempre fresco e brillante, quello che manca sono proprio le storie. Ci sono, certo, alcuni buoni racconti ma, per la maggior parte del tempo, la sensazione che si prova è quella del disinteresse, della assenza di curiosità. Un peccato.

Proprio per non proseguire in questa negatività – poiché, ripeto, Matheson non la merita – ti parlerò solo di un paio di racconti emblematici che, forse, hanno un significato quasi metaforico.

Il rosso è il colore del desiderio.
Racconto o, più probabilmente, libro incompiuto. Ci sono circa 60 pagine. La cosa interessante è che nella parte finale è presente un breve riassunto di Matheson su come la storia sarebbe dovuta proseguire, quindi non ti lascia con la curiosità.
Ecco, qui si respira l’aria di una volta. È una storia d’amore tra due vicini di casa, con una lei che nasconde un terribile segreto. L’interesse rimane vivo, ti senti in mezzo alla storia. È un vero peccato che questa opera sia rimasta incompiuta.

La finestra nel tempo
Un ottantenne passa attraverso una finestra e si trova catapultato in un’altra epoca, quella in cui aveva quindici anni. Rivede tutti i posti della giovinezza e “si incontra”. Cerca in ogni modo di convincere il suo io più giovane a farsi avanti con quella ragazza che gli piace/va tanto (il vero amore mancato), senza riuscirci.
Racconto ambivalente: qui Matheson ti annoia per molte pagine semplicemente guardandosi intorno e descrivendo i luoghi e i ricordi del protagonista. Poi, all’improvviso, ecco il lampo accecante sulle opportunità perdute, sulle sliding doors. Nostalgia e rimpianto. Si vede qualcosa di quello che era un tempo, ma non c’è modo di tornarci, cosa che, in fondo, può benissimo essere un perfetto riassunto di quello che rappresenta questo volume.

Aspetterò che traducano i restanti romanzi di Matheson con ansia, nel frattempo ho ancora I ragazzi della morte da leggere. Ci risentiremo, quindi.

Libri che ho letto di Richard Matheson:
Io sono leggenda (1954)
Tre millimetri al giorno (1956)
Io sono Helen Driscoll (1958)
La casa d’inferno (1971)
Ghost (1982)
Tutti i racconti Vol. 1 1950-1953 (2013)
Tutti i racconti Vol. 2 1954-1959 (2013)
Tutti i racconti Vol.3 1960-1993 (2013)
Tutti i racconti Vol.4 1999-2010 (2013)

“Weapons” di Zach Cregger

Finalmente un horror che vale il – carissimo, 10 € – biglietto del cinema. Per dirtela, con un termine puramente tecnico, temevo la solita “cagata pazzesca” e invece no… Weapons di Zach Cregger, regista già del godibile Barbarian, mi ha fatto uscire dalla sala proprio soddisfatto, una volta tanto. Sembra quasi un miracolo, oggi, quando ormai tutti gli horror si basano sui jumpscares e il fantasma-di-salcazzo-a-cavallo che si sta vendicando di chissà quali sciagure. Weapons ripeto, FINALMENTE, è diverso.

Oh, non è un capolavoro indimenticabile, non confondiamoci, però è un buon horror con tutte le carte in regola e con la capacità di costruire una storia, e non solo una serie di momenti spaventosi. Che poi, a me, gli horror piacciono. Mi sono sempre piaciuti. Il problema è proprio quello di ritrovare qualità in un genere che è stato relegato a nicchia per cerebrolesi che si accontenano di poco (peraltro cosa falsa, una vera e propria “discrimanzione di genere”).

La trama la conosci, ma comunque…
In una piccola cittadina americana, alle 2.17 di notte, tutti i bambini di una classe elementare, tranne uno, escono dalle proprie case e spariscono nel buio. Vengono ripresi dai videocitofoni, semplicemnete corrono via, come puoi vederli nella copertina. La piccola comunità, non sapendo cosa fare, accusa la maestra della classe, senza alcuna prova. La maestra che non è una santa per i moralisti americani (ha una storia con un poliziotto sposato) ma che, comunque, sembra molto attenta al benessere dei bambini. Un genitore, Josh Brolin, non si arrende e comincia a indagare, coinvolgendo la maestra e scontrandosi con altre figure che, in qualche modo, rendono Weapons un film corale.

A differenza di quanto viene dichiarato dalla voce narrante sui titoli di testa, la storia troverà piena soluzione agli occhi dello spettatore. E questa è buona cosa. Diciamolo, non se ne può più dei finali aperti che sono tali solo per enormi buchi neri nella sceneggiatura. Weapons, con la sua struttura che racconta la storia da diversi punti di vista, piano piano attacca tutti i pezzetti del puzzle. Inizia come un film cupo, per poi fare qualche deviazione nel grottesco, in uno stile che ricorda il Drag me to Hell di Sam Raimi, e nel frattempo offre anche qualche piacevole critica sociale al pensiero perbenista americano. Ci butta dentro anche qualche scena anticamente splatter, senza esagerare, dosando con sapienza.

È un film da vedere? Sì. Il suo folk horror unito a quel qualcosa che, come molti hanno notato, ricorda le caratteristiche di Stephen King (la piccola comunità, i segreti dei protagonisti…) rende l’insieme un ottimo pasto. Peraltro di King sto leggendo Never Flinch, con la paccosissima Holly Gibney, quindi a breve ci risentiremo e riparleremo di horr… a no, questo è l’ennesimo romanzo thriller del quale, forse, non si sentiva troppo il bisogno. A presto.

“L’estate dei morti viventi” di John Ajvide Lindqvist

Doverosa premessa: non siamo di fronte a un romanzo sugli zombie del tipo de La notte dei morti viventi di Romero o di quelli più recenti di The walking dead. Questo per chiarire da subito la situazione: morti viventi, sì, ma di una razza un po’ diversa da quelli a cui siamo abituati (o assuefatti).

Terzo libro di Lindqvist che leggo e, forse, quello che dei tre mi ha entusiasmato meno, sebbene sempre originale nel trattare un tema noto in modo inconsueto. Lo “Stephen King svedese”, così come viene spesso definito, ha comunque dalla sua la capacità di creare atmosfere caratteristiche e avvolgenti, che ti tirano dentro in una sorta di angoscia riflessiva tipica del suo stile.

In L’estate dei morti viventi a risvegliarsi sono circa 2000 deceduti svedesi che, semplicemente, non fanno nulla. Qualcuno di loro parlotta in modo sconclusionato ma, in pratica, la gran parte si limita a vegetare. Il romanzo segue le vicende di tre famiglie, ognuna con un morto fresco e riesumato, che devono vedersela non tanto con i morti quanto con il signifcato della morte, della vita e dell’esistenza nel suo complesso. Quello di Lindqvist è un horror spirituale/riflessivo, non cannibale e mostruoso. Cosa succederebbe alla società se accadesse che…? Ecco.

Detto questo, il romanzo mi è comunque parso riuscito per 3/4, un po’ come se gli mancasse qualcosa nel significato. La deriva metafisica è interessante ma non mi ha soddisfatto del tutto. Non aggiungo altro perché sarebbe impossibile non spoilerare.
Lindqvist non ha scritto molti libri – mi pare otto in totale – procederò oltre, in ordine cronolgico potendo, visto che quelli che ho già letto sono proprio i primi tre.

Libri che ho letto di Lindqvist:
Lasciami entrare (2006)
L’estate dei morti viventi (2008)
Il porto degli spiriti (2010)

“Notizie dalle tenebre” di Joe R. Lansdale

A quanto ho capito Notizie dalle tenebre è una raccolta uscita solo in Italia. Questo non significa che i racconti siano inediti, ma semplicemente che sono stati pubblicati insieme in questo volume solo da noi. L’intro di Lansdale è invece inedita, poiché destinata specificatamente a questa edizione.

460 pagine e 16 racconti in puro multi-stile Lansdale, sbilanciati quasi tutti verso il genere horror, ma non solo. Mi sono piaciuti? Sì, molto. Certo, come in ogni raccolta ci sono alti e bassi ma nel complesso il risultato è ben più che positivo. Lansdale è uno di quegli autori che leggi non tanto per quello che scrive ma per come lo scrive, perché lo scrive parecchio bene.

Il racconto più conosciuto è forse Bubba Ho-Tep (ne hanno tratto anche un film) che parla di un presunto sopravvissuto Elvis Presley che, all’interno di un ospizio, deve vedersela con una sorta di demone egizio. A me è piaciuto molto Mr Orso, una storia di alcool, droga, omicidi e mignotte con protagonisti un uomo e… un orso, appunto (un orso che parla e si comporta come un uomo, però). Ma questi racconti sono tutti belli, non c’è niente da fare. Anche il più canonico La casa e io – la storia di una dimora stregata – ti coinvolge dal principio alla fine. Molto poetico Le stelle cadono, con il ritorno a casa di un reduce di guerra che scopre che, mentre era al fronte, la sua quotidianità gli è stata portata via. Interessanti le perversioni sessuali della mente umana in La caccia: prima e dopo, una storia di adulterio… con zombie. L’isola del Terrore è forse quello che ho preferito meno della raccolta – troppo nonsense e assurdo per i miei gusti – anche se l’idea di una storia con protagonisti Tom Sawyer e Huckleberry Finn è di certo qualcosa di originale.

In linea generale, preferisco quelle storie/racconti dove il senso dell’assurdo é meno presente. Certo, anche Mr Orso potrebbe apparire assurdo, ma segue una sua logica (una volta che accetti un orso che si comporta come un uomo il gioco è fatto). È più difficile quando ci sono situazioni che mutano da un momento all’altro, senza alcun tipo di razionalità, in stile Alice nel paese delle meraviglie, per capirci.

Ad ogni modo, un grazie a Lansdale per questa raccolta. Se apprezzi i racconti dovresti leggere Notizie dalle tenebre, non c’è dubbio. Io continuo a pensare che dovrò leggere tutto di questo autore.

Libri che ho letto di Joe R. Lansdale:
La morte ci sfida (1984)
La sottile linea scura (2002)
Notizie dalle tenebre (2014)

Trilogia Drive-in:
Il drive-in (1988)
Il drive-in 2 (non uno dei soliti seguiti) o Il giorno dei dinosauri (1989)
La notte del drive-in 3. La gita per turisti (2005)

“La notte del killer” di Dean Koontz

Romanzo che segue due punti di vista: quello dello scrittore Martin Stillwater (e della sua famiglia) e quello del killer. Cosa succede? Martin viene aggredito da un uomo identico a lui che è convinto di essere il vero Martin e di avere tutti i diritti per riprendere il suo posto di marito e padre. Ovviamente non c’è dubbio che sia uno psicopatico. C’è un’aggressione in casa, una fuga in auto e un’aggressione finale in una baita di montagna. Fine. 460 pagine.

Thrilleraccio lento e prolisso che soffre di tutte le pecche caratteristiche della scrittura di Koontz. Deduzioni gratuite a non finire e semplificazioni a piene mani, c’è tutto il peggio. Non sarebbe stato nemmeno malaccio con 250 pagine in meno, ma così no, così è troppo. Quando il protagonista prende la pistola, estrae il caricatore, controlla quanti colpi ci sono, decide di aggiungerne altri, li aggiunge, inserisce il caricatore, ne valuta il peso, pensa a come sparerà quei colpi… diventa uno stillicidio. Sembra davvero che questa volta sia stato chiesto a Koontz di allungare la minestra. Ho saltato spesso righe intere per rendere più fluida la lettura, inutilmente.

Ti avevo anticipato che avrei letto più libri di Koontz a causa di un accumulo sulla mensola dei “da leggere”. Dopo La notte del killer credo che rallenterò il ritmo perché mi sento fisicamente provato. Peccato, ma questo è un autore davvero troppo altalenante nella qualità, speriamo per il futuro…

Libri che ho letto di Dean Koontz:
In un incubo di follia (1973)
In fondo alla notte (1979)
Il tunnel dell’orrore (1980)
La casa del tuono (1982)
Phantoms! (1983)
Incubi (1985)
Lampi (1988)
Cuore Nero (1992)
La notte del killer (1993)
Sopravvissuto (1997)
L’ultima porta del cielo (2001)
Il luogo delle ombre (2003)
Velocity (2005)
Nel labirinto delle ombre (2009)

“Sopravvissuto” di Dean Koontz

Un volo aereo con duecento passeggeri precipita in picchiata da seimila metri e si schianta al suolo con una violenza tale da lasciare detriti grandi al massimo quanto francobolli. Joe Carpenter, su quell’aereo, aveva tutto ciò a cui teneva: la moglie e le due figlie. È un uomo distrutto, disperato e che aspira solo al suicidio. Trascorre un anno cercando il coraggio di spararsi, fino a quando non incontra Rose, una donna che, contro qualsiasi logica, sembra essere uscita illesa dallo schianto. Ma Rose, che sta cercando di mettersi in contattao con i famigliari di tutte le vittime, è braccata da uomini armati che vogliono metterla a tacere e, mentre Joe indaga, chiunque incontri Rose si suicida nei modi più bizzarri.

Eh, Koontz, Koontz, Koontz… che difficoltà parlare di questo tuo romanzo. 400 pagine lette in meno di una settimana. Quindi buono, no? Eh, che difficoltà…

Indubbiamente la trama è coinvolgente e sei sempre curioso di sapere cosa stia per accadere. Koontz gioca molto bene le sue carte e per ogni risposta che offre ti regala anche due domande, in un gioco infinito alla ricerca della soluzione. Una soluzione che, bisogna dirlo, non delude. La storia sta in piedi ed è anche abbastanza originale (si parla di un romanzo del 1997). Avevo voglia di prendere in mano il libro per vedere come stava procedendo la situazione, una cosa abbastanza rara, ultimamente. Però…

Però, come spesso ripeto, Koontz è un po’ il King dei lettori facili. Deduzioni forzate, conseguenze immediate, soluzioni imposte. Talvolta il protagonista arriva a capire una cosa che viene data per certa solo perché lui ha deciso che sia così. E, per intenderci, questa non rimane una posizione in dubbio, ma è una vera e propria scorciatoia letteraria che anche il lettore deve accettare. Perché lo sentiva nel suo cuore. Insomma, un po’ come nei romanzi sentimentali delle casalinghe frustrate. Questa è proprio una caratteristica dello stile di questo autore che non riesco a mandare giù, perché implica una sottostima intellettuale del lettore. Probabilmente sarà anche corretto per molti lettori, ma non per me.

Detto questo, salverei comunque questo romanzo perché la trama è davvero buona. Avrei voluto leggerlo scritto da King, sarebbe stato di un altro livello. Il continuo richiamo a King è voluto non solo dall’accostamento – sbagliato – che viene spesso fatto tra questi due autori, ma anche perché (e qui dico poco per non spoilerare) Sopravvissuto potrebbe essere uno spinn-off proprio de L’istituto scritto dal Re.

Libri che ho letto di Dean Koontz:
In un incubo di follia (1973)
In fondo alla notte (1979)
Il tunnel dell’orrore (1980)
La casa del tuono (1982)
Phantoms! (1983)
Incubi (1985)
Lampi (1988)
Cuore Nero (1992)
Sopravvissuto (1997)
L’ultima porta del cielo (2001)
Il luogo delle ombre (2003)
Velocity (2005)
Nel labirinto delle ombre (2009)

“Teddy” di Jason Rekulak

Non credo avrei mai acquistato Teddy di mia spontanea volontà, è andata che me lo sono trovato in un lotto di libri usati che ho ritirato per lavoro e, allora, l’ho letto. Il romanzo di Rekulak ha avuto un vero periodo d’oro, presente in tutte le librerie, superbloggato e instagrammato, c’è stato un momento in cui era ovunque… La verità è che gode di una copertina molto intrigante, anche grazie all’effetto rilievo dei disegni infantili rappresentati.

Teddy racconta – in prima persona, così come va molto oggi – la storia di una babysitter ex tossicodipendente che si trova a prendersi cura di un bambino che disegna, con capacità ben al di sopra dei suoi cinque anni, situazioni inquietanti con soggetti ancora più inquietanti. Teddy, il bambino, pare essere un tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti ed è chiaro che dietro alle sue opere si nasconda qualcosa, a quanto sembra, un delitto.

Ho letto Teddy in quattro giorni, è un libro molto semplice e le sue 400 pagine volano in un attimo, anche grazie ai molti disegni che completano la storia. La trama, come avrai già potuto capire, è più che banale. Sembra di leggere la sceneggiatura di uno dei centinaia di film horror – tutti uguali – che intasano le pay tv. Non a caso da Teddy verrà tratta una serie che sarà trasmessa su Netflix.
È la prima volta che leggo un romanzo di questo tipo – come sai sono abituato a Stephen King che tratta storie molto più complesse – eppure Teddy non mi ha deluso. Forse proprio perché è il primo romanzo in stile cine-horror che leggo, ha rappresentato in qualche modo una novità. Se fosse stato davvero un film, probabilmente avrei spento la tv dopo dieci minuti per l’eccessiva prevedibilità delle situazioni. Invece no. È stato un pò come ascoltare per la prima volta un audiolibro, vedere un film in 3D… un’esperienza nuova, se non nei contenuti, nella forma. Magari da non ripetere, ma certamente da provare.

Credo comunque che libri di questo tipo siano un buon modo per avvicinare alla lettura anche chi non è abituato a leggere. Il famoso grande pubblico.
Ottimo marketing, in ogni caso.

“Holly” di Stephen King

Dopo la trilogia di Mr. Mercedes e il romanzo The Outsider, ecco il tanto promesso (minacciato?) mattoncino dedicato interamente a Holly Gibney: Holly, appunto. Personaggio secondario – ma nemmeno troppo – delle opere sopraccitate, la non-più-giovane non-eroina complessata e psicologicamente problematica Holly si trova, questa volta, ad avere a che fare con una coppia di anziani cannibali.
No, non ho spoilerato, tranquillizzati.
In Holly, come in una qualsiasi puntata di Colombo, si sa benissimo chi è l’assassino e chi ha ucciso. Anzi, il romanzo è costruito su due linee temporali diverse che man mano si avvicinano: in una segui le indagini di Holly, che cerca di scoprire dove sia sparita una giovane ragazza, nell’altra mangi proprio insieme ai due vecchiacci serial killer dal palato fino (che peraltro si spalmano anche del grasso umano per guarire dall’artrite).

Come puoi forse intuire, io non sono mai stato un grande fan della Gibney, perché la trovo, oltre che insopportabile, anche poco credibile come personaggio. Le sue insicurezze e il suo passato la renderebbero, nel mondo reale, una vittima certa degli eventi (e dei cannibali) e fatico molto a immaginarla a risolvere casi e a scontrarsi con temibili nemici. Ma la narrativa, si sa, come il Cinema e la tv, viaggia ormai verso orizzonti differenti e più possibilisti, per la gioia degli eterni ottimisti. Su questa polemica mi fermo qui.
Eppure devo dire che Holly è volato, ho letto 500 pagine in circa una settimana. Sono rimasto piacevolmente sorpreso, ero curioso di capire come sarebbe andata avanti, pur avendone già una mezza idea. Sì, proprio come in una puntata di Colombo.

Stephen King si conferma – come se ce ne fosse bisogno – anche un grande autore di thriller polizieschi. Holly è di certo molto meglio di The Outsider, risultando più completo e meno frettoloso. Intrattenimento puro che non rimarrà tra i grandi titoli del Re, ma comunque assolutamente godibile.

Ecco, c’è un MA, un grande, enorme, colossale MA.
Premessa: sono tendenzialmente a-politico e sicuramente pro-vax e pro-scienza (quella vera, non quella del blog di Gigino che ha letto cose e quindi ne sa a pacchi).
In tutto il libro è presente una costante e ripetuta campagna contro Trump e a favore dei vaccini. Non solo, pare che tutti i personaggi siano incasellati molto schematicamente da una parte o dall’altra riguardo a queste questioni (quelli buoni sono sempre da una parte e quelli cattivi sono sempre dall’altra). La situazione è talmente paradossale che lo stesso King, nelle note in fondo al volume, si è sentito in dovere di specificare che il suo non sia stato un intento moraleggiante, quanto piuttosto un’esigenza di coerenza letteraria con il personaggio di Holly, germofobica e contraria alla politica di Trump.
Insomma… a me un po’ ha rotto.
Non perché non fossi d’accordo con le idee di Holly/King a riguardo – perché la penso come loro – quanto perché le persone non sono bianche o grigie. È vero che è più facile statisticamente che un cretino sia da una parte piuttosto che dall’altra, ma non è una linea di demarcazione sempre così evidente, perché le teste di cazzo, e i cattivi, sono da entrambe le parti. I cattivi, probabilmente, anche più dei cretini. In questo King, questa volta, mi ha un po’ dato l’impressione di essere un vecchio con il megafono, uno che può reiteratamente esibire la propria idea. Era “buona la prima”, gli altri ciak non erano necessari…

Ora attendo il 21 maggio e You Like It Darker.
Racconti.
Racconti!
RACCONTI!
Era ora, sia lodato il Re!

Ho letto quasi tutti i libri di Stephen King (ne ho lasciati indietro tre, per dopo), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)
Later (2021)
Guns – Contro le armi (2021)
Billy Summers (2021)
L’ultima missione di Gwendy (2022, con Richard Chizmar)
Fairy Tale (2022)
Holly (2023)

I fumetti (sempre solo quelli di cui ti ho parlato sul blog):
Creepshow (1982)
The Stand / L’ombra dello scorpione (2010-2016)
Sleeping Beauties (2023)

I saggi su King (idem, vedi sopra):
Stephen King sul grande e piccolo schermo di Ian Nathan (2019)
Il grande libro di Stephen King di George Beahm (2021)

“Tutti i racconti Vol. 3 1960-1993” di Richard Matheson

Breve riepilogo dell’opera nel suo insieme: 4 volumi che raccolgono tutti i racconti di Richard Matheson. I primi due li trovi linkati più in basso, a fine post.
Questo terzo volume si occupa dell’arco temporale più lungo della produzione dell’autore, dal 1960 al 1993. Ho impiegato due mesi esatti per leggerlo: un po’ è colpa mia, un po’ è colpa di Matheson.

La prima metà del volume è assimilabile a quanto già letto nei primi due volumi, infatti è “passata” velocemente. I racconti sono originali e coinvolgenti. Tra questi, un paio molto famosi come Duel e The box, che hanno ispirato i film omonimi.

La seconda parte del volume, a differenza di quanto mi aspettassi, è risultata lenta e noiosa. Racconti poco coinvolgenti, sebbene scritti in modo eccellente con lo stile inconfondibile di Matheson. Uno su tutti Mr Mosca, nel quale un uomo cerca di uccidere una mosca nel proprio ufficio… per 20 pagine.
Si salvano giusto gli ultimi due, di ambientazione western. Anche qui, non tanto per la trama – pressoché inesistente – quanto per l’abilità dell’autore in un genere che io frequento poco ma che mi piace molto.

Ora, considerato il “peggioramento cronologico”, temo fortemente il quarto e ultimo volume con i racconti scritti dal 1999 al 2010. Vedremo.

Libri che ho letto di Richard Matheson:
Io sono leggenda (1954)
Tre millimetri al giorno (1956)
Io sono Helen Driscoll (1958)
La casa d’inferno (1971)
Ghost (1982)
Tutti i racconti Vol. 1 1950-1953 (2013)
Tutti i racconti Vol. 2 1954-1959 (2013)
Tutti i racconti Vol.3 1960-1993 (2013)

“Tutti i racconti Vol. 2 1954-1959” di Richard Matheson

Ho terminato ora questa seconda antologia di Matheson e credo che potrei ripeterti esattamente quanto già detto per Tutti i racconti Vol. 1 1950-1953 (ti rimando al post precedente, se desideri saperne di più), quindi non mi dilungherò troppo. Anche il volume relativo al periodo 1954-1959 contiene una varietà di racconti notevole, 500 pagine divise tra fantascienza, horror e qualche western, con alcune esplorazioni nel campo del thriller e del grottesco. Qualità altissima.

Una curiosità: è presente la riscrittura di uno stesso racconto – un western appunto – peraltro abbastanza lungo. È Va’ verso ovest ragazzo, rielaborato con il titolo Il conquistatore. Da lettore appare forse un po’ strano trovare due racconti praticamente uguali di seguito… ma se ami anche scrivere saprai apprezzare questa scelta editoriale.

Il mio racconto preferito: Una grossa sorpresa. La storia di un anziano che suggerisce a un ragazzo di andare a scavare in un campo una buca profonda tre metri. Oltre alla “grossa sorpresa”, c’è chiaramente molto di quello che poi si ritroverà in King, in questa storia.

Ho già anche il terzo e quarto volume della serie, a presto.

Libri che ho letto di Richard Matheson:
Io sono leggenda (1954)
Tre millimetri al giorno (1956)
Io sono Helen Driscoll (1958)
La casa d’inferno (1971)
Tutti i racconti Vol. 1 1950-1953 (2013)
Tutti i racconti Vol. 2 1954-1959 (2013)