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“Oscure Regioni – Racconti dell’Orrore” di Luigi Musolino

Oscure Regioni è un’antologia di racconti horror di Luigi Musolino, uscita nella collana Memorie dal Futuro dell’associazione RiLL.
Non credo oramai di doverti più spiegare cosa sia RiLL (associazione culturale nata nel 1992 che, dal 1994, organizza il più noto concorso d’Italia dedicato al racconto fantastico: il Trofeo RiLL) ma, se è la prima volta che ne senti parlare, ti invito ad approfondire attraverso i link che ti lascio a fine post (sul sito ufficiale trovi anche il bando, appena uscito, per la prossima edizione del concorso letterario).

Veniamo all’antologia Oscure Regioni che, in realtà, è una doppia antologia (gnam!) poiché composta da due volumi di circa 150 pagine l’uno, per un totale di 20 racconti. Musolino, peraltro, è un autore che, inaspettatamente, avevo già letto: ti ricordi quando ti ho parlato de I vermi conquistatori di Brian Keene? Be’, ho scoperto che l’edizione italiana era tradotta proprio da Luigi Musolino!
Sto divagando, lo so. Però questa, a mio parere, è una cosa importante, sai che alle traduzioni ci tengo.

Il titolo Oscure Regioni è un gioco di parole che svela il contenuto della raccolta. Il tema è, infatti, quello delle leggende popolari, dei miti, del folclore locale, che Musolino ha rivisitato e orrorizzato. I racconti sono ispirati alle storie oscure delle regioni italiane e attingono quindi a piene mani da una cultura sotteranea composta da streghe, mostri e creature che (forse) non esistono.
È inutile che ti dica quale lavoro (davvero mostruoso) debba aver richiesto una cosa del genere, vero? Te lo dico lo stesso, perché si percepisce benissimo. Non solo per quanto riguarda la conoscenza del folclore locale, appunto, ma anche per la descrizione dei luoghi e per l’utilizzo della lingua, che spesso prende a prestito da forme dialettali geolocalizzate.

Potremmo stare qui ore a parlare di ogni singolo racconto e scoprire quale leggenda sia nascosta alla base della sua trama, ed è esattamente questo il bello della raccolta di Musolino. Lasciamelo dire: con buona pace di chi ritiene l’horror un genere “leggero” e slegato dalla cultura.
Ho trovato anche un bell’articolo dello stesso Musolino che spiega l’etimologia dei racconti, dividendoli regione per regione. Lo puoi leggere QUI.

In Oscure Regioni ci sono anche i due racconti con i quali l’autore ha vinto il Trofeo RiLL nel 2010 e nel 2012: O Mammone e Il carnevale dell’uomo cervo (uno tra i miei preferiti, insieme a Smeraldo).
A questo punto non mi rimane che recuperare Eredità di carne, il nuovo romanzo di Musolino appena pubblicato da Acheron Books.

Libri RiLL di cui ti ho parlato:
Oscure Regioni – Racconti dell’Orrore Vol.I/II di Luigi Musolino (2014-2015)
La spada, il cuore, lo zaffiro di Antonella Mecenero (2016)
Tra cielo e terra – Racconti fantastici di Davide Camparsi (2017)
Davanti allo specchio e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2017)
Oscuro Prossimo Venturo – Racconti di fantascienza di Luigi Rinaldi (2018)
Ana nel campo dei morti e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2018)
L’esatta percezione – Nove racconti di Andrea Viscusi (2019)
Leucosya e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2019)

Sito ufficiale dell’associazione: RiLL – Riflessi di Luce Lunare.

“Oscuro Prossimo Venturo – Racconti di fantascienza” di Luigi Rinaldi

Come ormai saprai, ogni anno l’associazione RiLL dedica un’antologia personale (collana Memorie dal Futuro) a uno degli autori distintosi nel Trofeo RiLL. [Se ancora non lo sapevi significa che non mi hai prestato abbastanza attenzione: scorri il post fino in fondo e ripassa!] Il 2018 è stato l’anno di Luigi Rinaldi con la raccolta di racconti di fantascienza Oscuro Prossimo Venturo. Ti anticipo già che, come per le precedenti antologie, anche in questo caso il livello qualitativo è molto alto.

Sono dieci minuti che cerco le parole per dirti cosa penso, nel complesso, di questo libro, ma la verità è che non ci riesco. Non ci riesco perché ogni singolo racconto di Rinaldi ha una propria anima, un messaggio ben definito, e una descrizione riassuntiva d’insieme sarebbe per forza di cose limitante. Quello che, di sicuro, è al centro della narrazione è l’Uomo, con i suoi sbagli, le sue scelte, i suoi rimpianti. Poco conta in quale delle molteplici realtà possibili e distopiche l’autore l’abbia collocato.

È forse questa la cosa che ho apprezzato di più, a pensarci bene. La perfetta costruzione di una scenografia che fa da sfondo alle vicende, ma che non ruba mai la parte al protagonista. I personaggi vengono calati in una realtà diversa e quello che conta è sempre la loro reazione (e qui perdonami il gioco di parole, ma l’autore è laureato in Chimica). Si va da una società che ha dimenticato il valore degli anziani (Processione Cremisi) a una che cerca di eliminare i diversi (Prova di Recupero), passando per realtà dove estremismi di vario genere hanno preso il sopravvento (Il mio 1978, Parole Proibite). L’omaggio a La svastisca sul sole di Dick è tanto evidente quanto dichiarato, tuttavia l’autore riesce molto bene a non cadere nel tranello politico, condannando così qualsiasi tipo di prevaricazione, indipendentemente dal colore.

Ci sono poi un paio di racconti che escono dalla distopia e appartengono ad una fantascienza più classica. Il quasi (volutamente) grottesco Quelli dell’impianto che parla di creature generate da… non te lo dico, e il bellissimo Hidden, il più lungo della raccolta, dove una spedizione compie un pericoloso viaggio di esplorazione su un pianeta conquistato da alieni inconoscibili, tanto silenti quanto potenti.

Ah, dimenticavo, per non farci mancare nulla, due racconti sono a tema “pandemico”. Fiocchi di neve in primavera parla, in qualche modo, della nostra situazione attuale (concedimelo). No, non quella relativa al Coronavirus, ma quella (più grave) che riguarda il calo delle capacità intellettive generali… Samurai in Autunno, invece, racconta del dilagare di un virus informatico che esce dai computer riversandosi nella realtà.

In mezzo a tutto questo, come ti dicevo, c’è l’Uomo, con i suoi amori e i suoi errori. E, soprattutto, con quello che gli accade dentro quando è proprio l’Amore a essere vittima di questi errori.
So che Luigi Rinaldi ha scritto un romanzo, Hakkakei, credo che dovrò recuperarlo…

Libri RiLL di cui ti ho parlato:
La spada, il cuore, lo zaffiro di Antonella Mecenero (2016)
Tra cielo e terra – Racconti fantastici di Davide Camparsi (2017)
Davanti allo specchio e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2017)
Oscuro Prossimo Venturo – Racconti di fantascienza di Luigi Rinaldi (2018)
Ana nel campo dei morti e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2018)
L’esatta percezione – Nove racconti di Andrea Viscusi (2019)

“La spada, il cuore, lo zaffiro” di Antonella Mecenero

Sul fantasy classico, quello dei cavalieri e dei draghi, devo ammettere di non essere preparatissimo. Certo, ho letto l’immancabile Il signore degli anelli di Tolkien e La saga di Terramare della Le Guin (e anche tutta la Torre Nera di King, se vogliamo inserirla nel genere) tuttavia mi sento sempre in difetto. Forse perché ultimamente il fantasy è molto di moda e io è difficile che legga qualcosa di  recente, non lo so. Ad ogni modo, quando ho iniziato La spada, il cuore, lo zaffiro di Antonella Mecenero non sapevo cosa aspettarmi. Ero pronto, in realtà, a leggere racconti di elfi, gnomi e battaglie, senza un grande impatto emotivo. (Ho sempre questo preconcetto, infatti, che il fantasy sia un genere con molta estetica e pochi contenuti profondi.)
Ecco, mi sbagliavo, per fortuna.

L’antologia fa parte della collana Memorie dal Futuro, costola del Trofeo Rill.
Dieci racconti, dei quali sei “liberi” e quattro legati tra loro dall’ambientazione in un regno, il Leynlared. In verità, comunque, anche questi ultimi possono essere letti in maniera indipendente, senza perderne il significato.
Come per le altre antologie Rill che ho letto (e che trovi linkate in fondo al post) la caratteristica predominante è la componente umana. Rill comincia, per me, a rappresentare proprio questo, cioè la capacità degli autori scelti di affrontare un genere definito (che sia horror, fantascienza o, appunto, fantasy) senza perdere il realismo e la complessità delle vicende umane. È una caratteristica che mi piace molto. La mia curiosità, infatti, non è mai diretta esclusivamente verso l’irreale, quanto alla reazione umana nei confronti dell’irreale stesso.

Nello specifico l’autrice affronta qui anche il tema della diversità, forse uno dei più attuali dei nostri tempi, eppure lo fa in maniera coerente con la storia, senza mai cadere nel tranello di farlo diventare centrale. È “un elemento”, c’è, e se ne parla, ma non è “l’elemento”. Ci vuole delicatezza e abilità per giocarsela in questa maniera.
Tutti i racconti mi hanno ipnotizzato in qualche modo, dopo mezza pagina ero già nella storia, tra i personaggi. Ovviamente non posso dirti molto, sono racconti brevi e parlare vorrebbe dire svelare, tuttavia ho amato in particolare La locanda dell’Ippogrifo e L’albatros vola più lontano proprio per un’estrema e commovente semplicità.

Insomma, mi è tornata una gran voglia di leggere fantasy, questo dovrebbe darti un’idea. Non sarà facile, comunque, ritrovare questo livello di profondità…

Libri RiLL di cui ti ho parlato:
La spada, il cuore, lo zaffiro di Antonella Mecenero (2016)
Tra cielo e terra – Racconti fantastici di Davide Camparsi (2017)
Davanti allo specchio e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2017)
Ana nel campo dei morti e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni AA.VV. (2018)
L’esatta percezione – Nove racconti di Andrea Viscusi (2019)

“Tra cielo e terra – Racconti fantastici” di Davide Camparsi

Avevo già letto un paio di antologie del Trofeo Rill (te ne ho parlato qui: Davanti alla specchio e Ana nel campo dei morti), ma è la prima volta che mi avvicino alla collana parallela “Memorie dal Futuro”, che si occupa di un solo autore per volta,  scelto sempre tra i partecipanti al Trofeo Rill. Bene, ora l’ho fatto.

Tra cielo e terra è una raccolta di dieci racconti fantastici/fantascientifici/horror/fantasy (ok, ho finito) del veronese Davide Camparsi, classe 1970. Forse, però, il genere al quale questi racconti maggiormente appartengono è quello umano (ammesso che, letterariamente parlando, esista). Già, perché quello che mi è piaciuto di più in queste dieci storie è proprio come l’autore sia riuscito a mantenere ancorati gli elementi fantastici all’emotività dei personaggi, senza perdere il collegamento con i sentimenti. Ma mi spiego meglio…

Quello che spesso accade con la fantascienza (e l’horror), sia in ambito letterario che cinematografico, è che lo scollamento dal reale porti anche a una maggiore distanza dalle reazioni umane dei protagonisti. Parliamoci chiaro, Alien è un capolavoro, ma a nessuno gliene frega nulla di quello che prova Ellen Ripley, l’elemento centrante è la trama e la tensione del racconto. Se invece guardi Blade Runner (così rimango su Ridley Scott) l’emotività entra fortemente a far parte della storia, potenziandola. Potrei dirti la stessa cosa parlandoti di autori della fantascienza classica: Asimov è un genio indiscusso, ma chi mai si è sentito coinvolto (sempre a livello emotivo, intendo) leggendo uno dei suoi romanzi? O davvero tu, leggendo Tre millimetri al giorno di Matheson, ti chiedevi cosa avresti provato a essere al posto del dottor Carey? Non credo. Ti chiedevi, magari, cosa sarebbe successo di lì a poco, come sarebbe proseguita la storia, questo sì.

Ecco, Camparsi, invece, applica le situazioni “al di là del reale” all’essere umano reale. In poche pagine ti affezioni ai protagonisti, che sono parte integrante della storia e non solamente il mezzo che serve per attraversarla. Potresti esserci tu lì, al loro posto. E così, se Dio scendesse sulla Terra come nel racconto Non di solo pane, avresti gli stessi dubbi e dilemmi che ha quel ragazzino di tredici anni che ti descrive i suoi problemi con il “boss”. Torni a essere un adolescente innamorato in È tutto così fragile e la cosa fondamentale non è tanto come gestire una polaroid che scatta fotografie del futuro, ma come questa situazione influisca sull’amore che provi per quella ragazza che hai sempre desiderato.

Insomma, avrai capito che questa raccolta mi è piaciuta, e mi è piaciuta parecchio. Ha quel sapore nostalgico e vagamente disperato che mi attrae, come una porta che si apre su un mondo che non conosci e che puoi esplorare solo se accetti di abbandonare per sempre quello al quale appartieni (come ne L’uomo che apriva porte su altrove o ne La chiave di Keats). Quello stesso sapore nostalgico che rende benissimo la copertina di Valeria de Caterini.

Sono contento di avere scoperto sia Camparsi che la collana “Memorie dal Futuro”. Ah, e tra le mani ho già Leucosya (l’antologia Rill di quest’anno) e L’esatta percezione di Andrea Viscusi (altra monografia), quindi te le beccherai a breve, non dubitare. E, così a occhio, non solo quelle.

“Ana nel campo dei morti e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni” AA.VV. – Collana Mondi Incantati

L’anno scorso ti avevo parlato di Davanti allo specchio, l’antologia edita da Wild Boar che riuniva i racconti finalisti al XXIII Trofeo Rill (e non solo) e te ne avevo parlato bene, peraltro con un certo stupore dovuto alla mia esterofilia. Ecco, quest’anno devo ripetermi, anzi, potrei dirti esattamente le stesse cose. Ana nel campo dei morti (no, birbone, non è il titolo di un video necrofilo su Youporn) raccoglie i primi cinque racconti classificati al XXIV Trofeo Rill, oltre ad altri quattro racconti arrivati in finale in altrettanti concorsi letterari in giro per il mondo, e a quattro racconti che hanno vinto il concorso Sfida interno al Rill.

Anche per questa edizione ti ribadisco due cose che trovo in linea con quella precedente. Primo, i racconti hanno una struttura piacevole e definita dove la trama è un elemento fondamentale, non ci si trova di fronte a quelle masturbazioni letterarie “tutto stile” che poi sono inesistenti dal punto di vista della storia. E non è una banalità o una cosa scontata. Secondo, tra i tredici racconti presenti, ancora una volta, ho trovato migliori i nove italiani rispetto ai quattro, comunque ottimi, stranieri. E questo serve a me, per guarire dal mio bisogno di cercare sempre “fuori”.

Ho trovato interessanti anche i racconti legati al concorso Sfida, il concorso che organizza Rill per gli ex partecipanti al Trofeo, che quest’anno, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, era dedicato proprio al noto artista/inventore. I vincoli di partecipazione, l’ambientazione in Italia e il legame con l’inventore, non erano troppo stringenti e hanno quindi consentito agli autori di spaziare senza troppe “catene”, cosa che ha giovato alla qualità e evitato di rendere i racconti simili tra loro. E poi noi di Leonardo ne sappiamo già qualcosa no? Te ne ho parlato da poco in Leonardo da Vinci, Lo psicotico figlio d’una schiava. Mi stai attento, vero?

C’è un’altra cosa che devo dirti, e forse non sarà molto politically correct, ma io, come Clark Gable in Via col vento, “francamente me ne infischio”. Alla seconda antologia Rill che leggo posso dire che vengono selezionati dei racconti buoni in quanto tali, e non delle marchette contemporanee legate a temi sociali più o meno presenti nel periodo del concorso. Viviamo in un’epoca in cui, fortunatamente, vengono sollevati temi sociali importanti (vedasi discriminazione, violenza, malattie, ecc.) con grande enfasi mediatica. Spesso ho visto questi temi entrare nei concorsi letterari e arrivare nelle fasi finali anche quando la qualità era scadente, forse per non sfigurare o per mostrarsi comunque “sul pezzo”. Con Davanti allo specchio e Ana nel campo dei morti non ho avuto questa sensazione e l’ho apprezzato molto. La qualità rimane il primo criterio di scelta, poi quando arriva anche il resto (e in certi racconti arriva, chiariamoci) benvenga.

Credo, in definitiva, che questa lettura diventerà un mio appuntamento annuale e, di conseguenza, anche tuo…

“Davanti allo specchio e altri racconti dal Trofeo Rill e dintorni” AA.VV. – Collana Mondi Incantati

Ho ricevuto questa raccolta di racconti in omaggio, poiché ho partecipato con un (brutto) racconto al Trofeo Rill. Il libro contiene le opere di chi ha partecipato alla XXIII edizione del concorso e si è piazzato ai primi posti, oltre ad altri racconti provenienti da concorsi gemellati in giro per il mondo e al trofeo, interno a Rill, denominato “Sfida”.

Ero scettico (perché sono stronzo), mi sono dovuto ricredere. La lettura di questi racconti è stata entusiasmante e divertente. Dirò di più, i racconti migliori sono proprio quelli italiani, a mio parere di una qualità ben più alta rispetto a quelli stranieri contenuti nel volume. Tendenzialmente sono abbastanza esterofilo e non certo patriottico, quindi puoi credermi.

Il pregio principale è l’originalità delle trame, coinvolgenti e curiose. Credo questo sia dovuto al bisogno di emergere degli scrittori, invogliati ad uscire dalla banalità e creare qualcosa di nuovo. Ultimamente ho letto solo belle narrazioni, ossia quella che definirei la “perfetta descrizione di un attimo”. Certo, interessante a livello emozionale, ma sentivo la necessità di rispolverare la sensazione che crea una buona storia, dove anche l’intreccio sia importante.
Questa raccolta ha colmato il bisogno.