Era da tempo che volevo immergermi nella lettura di un tomo “importante”, sia dal punto di vista dei contenuti che della quantità. Ne ho avuto l’opportunità grazie a questo volumone da 1500 pagine che raccoglie l’intera saga di Terramare (escludendo pochi racconti).
In particolare i sei libri che contiene sono:
• Il mago (1968)
• Le tombe di Atuan (1971)
• Il signore dei draghi (1972)
• L’isola dei draghi (1990)
• I venti di Terramare (2001)
• Leggende di Terramare (2001)
Non sono un grande esperto di fantasy, se non per l’ovvia lettura de Il Signore degli Anelli, quindi ho dovuto studiare un po’ per capire quale fosse un prodotto di qualità senza rischiare di cadere nella trappola modaiola-commerciale del fantasy moderno. Alla fine la Le Guin mi è sembrata la scelta più giusta, poiché universalmente considerata l’autrice vivente (1929!) più autorevole in materia.
Sto ancora cercando di digerire il malloppo, ma qualche idea me la sono fatta. (Come sempre non starò a riassumere la trama, per quello c’è Wikipedia.)
Per prima cosa Terramare non è una saga per tutti. Nel senso che è ricca di riflessioni e non solo di azione e trama allo stato puro. E’ la stessa Le Guin, nella prefazione di Leggende di Terramare, a spiegare l’importanza di una letteratura con dei contenuti e dei valori, che sono invece andati persi, secondo lei, nel fantasy moderno. Io, come ripeto, non sono esperto del genere, ma la cosa non mi stupisce, alla fine è quello che succede con le serie televisive rispetto ai film, le persone non vogliono più pensare ma sono mosse unicamente dalla curiosità nei confronti di una trama di puro intrattenimento (modello Beautiful). Ho trovato inoltre questa “fame” di riflessione maggiore nei tre libri più recenti, rispetto a quelli attorno al 1970. La costruzione stessa delle storie è spesso molto veloce, nell’azione, nella prima parte, per poi dilungarsi in pensieri e dialoghi nella seconda metà dei libri. Come ripeto, non è per tutti.
L’estetica di questo mondo fantasy mi è piaciuta molto. E’ forse persino più vicina al mio gusto rispetto a quella del capolavoro di Tolkien. Non ci sono battaglie o guerre “corali” durante la narrazione (si parla di guerre avvenute, ma non le si attraversa), è tutto molto puntato sull’avventura del singolo che attraversa il mare/le terre e si rapporta con altri singoli e altre culture. Ci sono ovviamente draghi, magie, streghe e stregoni. Insomma, è un fantasy più “personale”, più umano.
Ah, e c’è la scuola di magia di Roke, dove i professori-maghi insegnano agli allievi a diventare maghi e a guadagnare l’ambito bastone. Il protagonista di buona parte della saga, Ged o Sparviere, è sfregiato in volto da una battaglia con un mago malvagio. Ti ricorda niente? Eheh. E’ la stessa Rowling, comunque, ad avere ammesso di essersi ispirata in gran parte a Terramare per la saga di Harry Potter, quindi è tutto ok!
La completezza è poi quella che è propria solo dei grandi scrittori. Esiste una lingua dell’arcipelago, una storia, delle documentazioni. La Le Guin scrive un’appendice di 50 pagine in cui spiega come si siano formati il linguaggio (qui ci sarebbe da dire parecchio!), le religioni e i culti nel mondo di Terramare. Cioè, da dove provengano storicamente nel regno, non nella realtà. Durante la narrazione si incontrano differenze religiose tra i popoli, canti che ricordano le gesta di uomini del passato e letture differenti di stessi eventi, remoti, da parte di popoli distanti nella geografia dell’arcipelago di Terramare. Insomma, una cosa con i controcazzi.
Se vuoi avventurarti in questo mondo te lo consiglio, ma devi essere pronto a pensare, un’abilità davvero rara al giorno d’oggi.
Ora proverò anche a guardarmi I racconti di Terramare, il film d’animazione del 2006 di Gorō Miyazaki, figlio del noto Hayao.
Voglio tornare nell’arcipelago.
5 pensieri riguardo ““La saga di Terramare” di Ursula Kroeber Le Guin”