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“Holly” di Stephen King

Dopo la trilogia di Mr. Mercedes e il romanzo The Outsider, ecco il tanto promesso (minacciato?) mattoncino dedicato interamente a Holly Gibney: Holly, appunto. Personaggio secondario – ma nemmeno troppo – delle opere sopraccitate, la non-più-giovane non-eroina complessata e psicologicamente problematica Holly si trova, questa volta, ad avere a che fare con una coppia di anziani cannibali.
No, non ho spoilerato, tranquillizzati.
In Holly, come in una qualsiasi puntata di Colombo, si sa benissimo chi è l’assassino e chi ha ucciso. Anzi, il romanzo è costruito su due linee temporali diverse che man mano si avvicinano: in una segui le indagini di Holly, che cerca di scoprire dove sia sparita una giovane ragazza, nell’altra mangi proprio insieme ai due vecchiacci serial killer dal palato fino (che peraltro si spalmano anche del grasso umano per guarire dall’artrite).

Come puoi forse intuire, io non sono mai stato un grande fan della Gibney, perché la trovo, oltre che insopportabile, anche poco credibile come personaggio. Le sue insicurezze e il suo passato la renderebbero, nel mondo reale, una vittima certa degli eventi (e dei cannibali) e fatico molto a immaginarla a risolvere casi e a scontrarsi con temibili nemici. Ma la narrativa, si sa, come il Cinema e la tv, viaggia ormai verso orizzonti differenti e più possibilisti, per la gioia degli eterni ottimisti. Su questa polemica mi fermo qui.
Eppure devo dire che Holly è volato, ho letto 500 pagine in circa una settimana. Sono rimasto piacevolmente sorpreso, ero curioso di capire come sarebbe andata avanti, pur avendone già una mezza idea. Sì, proprio come in una puntata di Colombo.

Stephen King si conferma – come se ce ne fosse bisogno – anche un grande autore di thriller polizieschi. Holly è di certo molto meglio di The Outsider, risultando più completo e meno frettoloso. Intrattenimento puro che non rimarrà tra i grandi titoli del Re, ma comunque assolutamente godibile.

Ecco, c’è un MA, un grande, enorme, colossale MA.
Premessa: sono tendenzialmente a-politico e sicuramente pro-vax e pro-scienza (quella vera, non quella del blog di Gigino che ha letto cose e quindi ne sa a pacchi).
In tutto il libro è presente una costante e ripetuta campagna contro Trump e a favore dei vaccini. Non solo, pare che tutti i personaggi siano incasellati molto schematicamente da una parte o dall’altra riguardo a queste questioni (quelli buoni sono sempre da una parte e quelli cattivi sono sempre dall’altra). La situazione è talmente paradossale che lo stesso King, nelle note in fondo al volume, si è sentito in dovere di specificare che il suo non sia stato un intento moraleggiante, quanto piuttosto un’esigenza di coerenza letteraria con il personaggio di Holly, germofobica e contraria alla politica di Trump.
Insomma… a me un po’ ha rotto.
Non perché non fossi d’accordo con le idee di Holly/King a riguardo – perché la penso come loro – quanto perché le persone non sono bianche o grigie. È vero che è più facile statisticamente che un cretino sia da una parte piuttosto che dall’altra, ma non è una linea di demarcazione sempre così evidente, perché le teste di cazzo, e i cattivi, sono da entrambe le parti. I cattivi, probabilmente, anche più dei cretini. In questo King, questa volta, mi ha un po’ dato l’impressione di essere un vecchio con il megafono, uno che può reiteratamente esibire la propria idea. Era “buona la prima”, gli altri ciak non erano necessari…

Ora attendo il 21 maggio e You Like It Darker.
Racconti.
Racconti!
RACCONTI!
Era ora, sia lodato il Re!

Ho letto quasi tutti i libri di Stephen King (ne ho lasciati indietro tre, per dopo), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)
Later (2021)
Guns – Contro le armi (2021)
Billy Summers (2021)
L’ultima missione di Gwendy (2022, con Richard Chizmar)
Fairy Tale (2022)
Holly (2023)

I fumetti (sempre solo quelli di cui ti ho parlato sul blog):
Creepshow (1982)
The Stand / L’ombra dello scorpione (2010-2016)
Sleeping Beauties (2023)

I saggi su King (idem, vedi sopra):
Stephen King sul grande e piccolo schermo di Ian Nathan (2019)
Il grande libro di Stephen King di George Beahm (2021)

“Later” di Stephen King

Later l’ho letto in due giorni, è un romanzo che si fa divorare. Non tanto per la trama (che non ha nulla di straordinario) quanto perché quando King parla dell’adolescenza o, comunque, mette in campo un protagonista ragazzino, non posso far altro che rimanere ipnotizzato.

Jamie è il figlio di un’agente letteraria, non sa chi sia suo padre e vede le persone morte (l’avevo detto che la storia non era straordinaria, no?). Va tutto abbastanza bene, fa amicizia con un anziano vicino di casa, aiuta qualche trapassato e via dicendo. La sua vita scorre regolare tra alti e bassi, fino a quando non incontra il Male. Mi fermo.

Per qualche motivo ero convinto che questo romanzo fosse un poliziesco con risvolti paranormali: non lo è (un poliziesco, intendo). Sì, la compagna della mamma (strizzatina d’occhio) di Jamie è una poliziotta, ma finisce qui. Non si può nemmeno definire un giallo, Later è un horror di formazione, genere del quale il Re è… Re, appunto. Insomma, non farti troppo influenzare dalla versione americana della copertina, che suggerisce un qualche tipo di mistery (che poi è uguale alla copertina italiana, ma c’è quella pistola con la scritta Hard case crime che, insomma…)

Ancora una volta King ti riporta a quelle amicizie caratterizzate da una grande differenza d’età (l’ultima era ne Il telefono del signor Harrigan, il primo racconto di Se scorre il sangue) che hanno contraddistinto diversi suoi romanzi. Lo fa bene, lo sa fare, lo sappiamo.
Oltre a tutto questo, in Later, c’è una sorta di dedica al mondo che gira attorno ai romanzi e che resta dietro le quinte, quello degli agenti letterari.

Non vorrei che fraintendessi, però, ora che ci penso. Sebbene le similitudini con Il sesto senso siano molte, il romanzo di King non ha nulla a che fare con il film di Shyamalan. La trama si sviluppa in tutt’altro modo e l’intervento del Male (con qualche similitudine con il male supremo di Derry, IT) è molto più approfondito. Se hai confidenza con il regno immaginifico creato da King, non ti sfuggirà di certo il “rituale” che prevede il mordersi la lingua a vicenda con il nemico. La tartaruga è dietro l’angolo, insieme ai Vettori.

Non credo che Later verrà ricordato come uno dei migliori libri di King, però lui ci ha buttato dentro parecchio, questo è indubbio. È un bel punto di connessione tra molte storie, che gli appassionati si potranno godere appieno. È più un romanzo sul come, che sul cosa. È più una sintesi sullo stile, che una nuova aggiunta. A me, comunque, è piaciuto molto, perché ha la leggerezza di Joyland. E poi lo sai che io con Stephen mi sento a casa, ed è in assoluto l’unico autore con il quale mi succeda.

Ora attendo con ansia Billy Summers (uscita USA in agosto). Ah, e ho già preordinato il saggio Guns – Contro le armi, che uscira a maggio in sole diecimila copie (Marotta&Cafiero editori, Scampia).
Chissene della regina: Dio salvi il Re.

Ho letto quasi tutto di Stephen King (me ne mancano 3), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)
Later (2021)

“Se scorre il sangue” di Stephen King

Ho finito ieri Se scorre il sangue (If it bleeds) e la domanda che mi sono posto subito dopo è stata: «E ora cosa leggo?». Già, perché, come ti ho sempre detto, Stephen King è casa. E, se King è casa, Se scorre il sangue è la poltrona comoda che conosci da sempre, che ti coccola le chiappe dall’infanzia alla vecchiaia. Un libro vero, un Re in gran spolvero che richiama i vecchi tempi quando i racconti erano tutti dentro le sue (vere) raccolte e non travestiti da romanzi. Se scorre il sangue raccoglie il triplo del materiale di Elevation e La scatola dei bottoni di Gwendy messi insieme ed è all’altezza de Il bazar dei brutti sogni (l’ultimo che mi è davvero piaciuto). Credimi, se la giocava duro, perché ultimamente mi sono riascoltato in audiolibro le raccolte “classiche” A volte ritornano e Scheletri (momento di nostalgia, le ho lette che avevo… lasciamo stare).

Mi è piaciuto tutto. La copertina, rossa, che nell’edizione italiana della Sperling & Kupfer è anche migliore di quella arancione (?) originale. La traduzione, questo Luca Briasco è fresco, ti tiene attaccato alle parole come faceva Tullio Dobner. La dimensione dei racconti, brevi sì (500 pagine, 4 racconti), ma non troppo da non farti entrare completamente nella storia, a braccetto dei personaggi. E ora, cosa leggo?

Il telefono del signor Harrigan
L’amicizia tra un ragazzino e un ricco magnate ritiratosi (quasi) a vita privata. Craig legge al miliardario dei romanzi nei lunghi pomeriggi e lo erudisce sull’utilizzo della tecnologia, regalandogli un Iphone. Diffidenza e rispetto si mescolano fino alla morte dell’uomo, che si porterà lo smartphone nella tomba…

La vita di Chuck
Indescrivibile dal punto di vista della trama, è la somma di tre racconti. Ma è anche una stupenda celebrazione della vita e della scrittura. Il titolo del terzo capitolo, Contengo moltitudini, è la perfetta sintesi di questa opera d’arte.

Se scorre il sangue
Bello e coinvolgente ma (devo dirlo, tirandomi addosso le ire di tutti) il racconto che ho comunque preferito meno. Holly Gibney (sì, quella della trilogia di Mr. Mercedes) si trova alle prese con un altro Outsider. La storia fila via che è un piacere, ma a me la protagonista non ha mai fatto impazzire nemmeno nelle altre sue comparse, mi spiace.

Ratto
Torna il tema della scrittura e delle tempeste interiori che deve affrontare l’autore. King è bravissimo nel descriverle (se non lo sa lui, considerato il suo passato…). Questo racconto mi ha fatto venire in mente una frase di Hemingway: “Non ci vuole niente a scrivere. Tutto ciò che devi fare è sederti alla macchina da scrivere e sanguinare”. Ecco, Ratto ne è una buona rappresentazione e Drew Larson, che ha già avuto un esaurimento nervoso tentando di scrivere un precedente romanzo, dovrà affrontare tutti i suoi demoni, isolato dal mondo e pronto per una nuova stesura.

Sebbene, rispetto al passato, abbia notato un crescente aumento di product placement (non solo Iphone, ma anche Netflix, Amazon, ecc.), Se scorre il sangue scorre anche nella lettura. Credo che di meglio, al momento, non si possa chiedere, salvo lo zio Stephen non decida di tirar fuori dal cilindro un’altro romanzo costola de La torre nera. Un buon libro con cui iniziare, ma anche uno con cui ricordare i tempi andati. I migliori, sempre.

Ho letto quasi tutti i libri di Stephen King (me ne mancano 4), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)