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“Clandestino” di James Ellroy

Clandestino è il secondo romanzo di James Ellroy, datato 1982. Ed è stracazzutissimamente bello.

Freddy Hunderhill è un poliziotto nella Los Angeles degli anni cinquanta, con la passione per le donne e la meraviglia. La meraviglia si incontra spesso nel suo mestiere ed è qualcosa che non è ben definibile, e non è per forza un elemento positivo, è semplicemente la meraviglia. Forse potrebbe essere la “poesia della vita”, dove la poesia non sia solo un bel tramonto, ma anche una determinata situazione tragica. Freddy è a caccia di un assassino di donne e sembra averlo trovato. Alcuni suoi superiori lo coinvolgono in un’indagine fatta di pestaggi e confessioni forzate, tanto che il principale indiziato, innocente e reo confesso, si suicida. Qualcuno deve pagare per questo errore e a pagare è proprio Freddy, costretto sotto ricatto ad abbandonare il lavoro con disonore. Passano degli anni, Freddy cerca di rifarsi una vita, ha una donna fissa e un cane ereditato da un ex-collega morto sul lavoro. Viene uccisa un’altra donna, con le stesse modalità che Freddy conosce bene. Deve riprendere a indagare, anche senza distintivo, per rimettere ordine nel mondo e nella sua vita, che nel frattempo sta andando in pezzi.

Siamo all’evoluzione di Prega detective, tutto ciò che di buono c’era nel primo romanzo di Ellroy è cresciuto e si moltiplicato. La trama è più complessa, i personaggi più profondi, la linea che divide il bene dal male si è assottigliata. Nessuno è assolto, Ellroy dipinge il mondo così come è, senza finzione, in questo noir che ti lascia in bocca il sapore di alcool e tabacco, che ti fa sentire sporco mentre lo leggi. Come per il precedente romanzo la forza non risiede nella trama ma nella costruzione dei personaggi e delle situazioni.

Vuoi un romanzo che ti porti da un’altra parte? È questo. Ti piace non sapere chi sia l’assassino fino alla fine? Clandestino fa per te.
Freddy Hunderhill non è del tutto una bella persona, ma non lo sei neanche tu. Ellroy lo sa.

Come puoi facilmente immaginare sono già a caccia della trilogia di Lioyd Hopkins. Con Ellroy procederò scrupolosamente in ordine cronologico (fatta eccezione per I miei luoghi oscuri). Ho già commesso l’errore di averlo ignorato fino ad ora, spero in questo modo di rimediare e gustarmi la sua crescita.

“Storie del bosco antico” di Mauro Corona

Storie del bosco antico è un libro molto diverso dal solito, rispetto agli altri di Mauro Corona. È infatti una raccolta di racconti per ragazzi, o meglio, per bambini. Non lo sapevo, l’ho acquistato insieme ad altri libri usati e quindi l’ho letto comunque. Sulla copertina è indicato “dai 7 anni in poi” ma, in realtà, con pochissime attenzioni a mitigare alcuni tratti più “adulti”, si presta molto bene anche alla lettura per bambini al di sotto di questa età (magari come storie della buonanotte).

La struttura è molto semplice, in 140 pagine sono racchiusi moltissimi racconti riguardanti la nascita degli animali, o le principali modifiche che hanno subito nel corso della loro esistenza. Ogni racconto è dedicato a un animale, occupa 3/4 pagine, ed è illustrato con disegni dell’autore. In verità, tolte le illustrazioni, si parla di una paginetta per ogni racconto, o poco più. Si scopre come il pipistrello ha perso la vista, il ragno ha imparato a tessere la tela, ecc. Ovviamente nulla di scientifico, tutta opera di fantasia, nello stile delle favole.

L’ultimo racconto si occupa dell’uomo, ed è qui che viene fuori la morale del libro, che è poi quella di Corona. L’uomo rovina un perfetto equilibrio: come dare torto all’autore.
Devo specificare che nel libro tutti gli animali sono creati dal Signore e le modifiche che subiscono sono volute sempre dal Signore per migliorare la loro vita o punirli. Si tratta però di un Signore accettabile anche da me, che sono totalmente ateo, cioè una figura molto poco religiosa e più funzionale al divertimento di un piccolo lettore/ascoltatore.

Libri di Mauro Corona di cui ti ho già parlato:
Aspro e dolce (2004)
L’ombra del bastone (2005)
Storie del bosco antico (2005)
I fantasmi di pietra (2006)
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)
Il canto delle manére (2009)
La fine del mondo storto (2010)
La casa dei sette ponti (2012)
Confessioni ultime (2013)
Quasi niente con Luigi Maieron (2017)

“Cani, camosci, cuculi (e un corvo)” di Mauro Corona

Ti anticipo che sto scrivendo con l’influenza e che la mia concentrazione è scivolata giù per il water insieme alla mia intolleranza all’antibiotico. Detto questo, nonostante la febbre alta, sono riuscito a concludere Cani, camosci, cuculi (e un corvo) di Mauro Corona e quindi eccomi qua. In realtà la struttura del libro è stata molto d’aiuto per far sì che potesse essere letto con le visioni oniriche procurate dai 39° gradi perpetui, perché consta di 57 racconti in poco più di 300 pagine, quindi racconti molto brevi, anche di 3/4 pagine. Questo era anche uno dei motivi per cui ero scettico (mi aspetto sempre poco dalle narrazioni veloci), tuttavia mi sono dovuto ricredere.

Questo libro è dedicato al 100% agli animali, in particolare ai cani, ma anche, appunto, a camosci, cuculi, corvi, vipere, martore, ecc. Ogni racconto è un piccolo aneddoto che riguarda il rapporto tra gli esseri umani e la natura. Vicende di caccia, di solitudine, di vendetta, di redenzione, sempre legate a come l’uomo interagisca con gli esseri viventi che popolano i boschi. Ci sono quindi cani fedeli fino alla morte, corvi che portano (o annunciano) sciagure, vipere che danzano, imprendibili camosci, e ancora cani che vendicano il padrone, lo ricompensano, lo ringraziano. Tra tutti i libri che ho letto di Corona (e che puoi trovare elencati sotto) questo è sicuramente quello più vicino alle piccole cose, alla semplicità della vita di montagna. E lo è in modo diretto, senza percorsi articolati, sbattendoti in faccia la vita di tutti i giorni. Certo, c’è poi l’eterno dilemma se Corona abbia davvero avuto modo di conoscere tutte queste storie o se le sia inventate, ma su questo ho ormai deciso di non pormi troppe domande, limitandomi ad apprezzare la narrazione e i messaggi che lancia lo scrittore.

Che dire, è un libro che ti consiglio, sebbene si piazzi sempre dopo gli inarrivabili Il canto delle manére e L’ombra del bastone, può rappresentare un buon punto di inizio per conoscere il “Corona-pensiero” senza impegnarsi in una lunga narrazione. Sì, lo so che hai in mente il personaggio televisivo e che questo ti porta a snobbare i suoi libri, ma fidati per una volta e fai un’eccezione.

Libri di Mauro Corona di cui ti ho già parlato:
Aspro e dolce (2004)
L’ombra del bastone (2005)
I fantasmi di pietra (2006)
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)
Il canto delle manére (2009)
La fine del mondo storto (2010)
La casa dei sette ponti (2012)
Confessioni ultime (2013)
Quasi niente con Luigi Maieron (2017)