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“American Psycho” di Bret Easton Ellis

American Psycho è un romanzo del 1991 di Bret Easton Ellis. Ancora prima della pubblicazione il libro ha provocato scandalo e indignazione. Si parla di rifiuto dell’editore, minacce di morte a Ellis, accuse di violenza gratuita, ritrovamenti del volume nei comodini di serial killer. Cose così. Nel 2000 è poi uscito il film di Mary Harron con Christian Bale, fortemente sforbiciato per quanto riguarda la violenza e l’umorismo, che ha rilanciato nuovamente l’opera.
E che cazzo di opera.

Già, perché American Psycho è un’opera d’arte. Così come Meno di zero e Le regole dell’attrazione (il discorso vale meno per Lunar Park), American Psycho assume le sembianze di una statua o di un quadro, bisogna osservarlo nel suo insieme. La bellezza non sta nella trama ma nella sua interezza, nella visione totale che riesce a fornire una volta che lo si è terminato. Non è un romanzo facile, non ha una storia particolarmente coinvolgente ed è forse il romanzo esteticamente più violento che abbia mai letto. Insomma, non è certo per tutti.

La storia è nota, ma comunque…
Patrick Bateman è ricco, ricco sfondato, lavora a Wall Street e ha una vita scandita da precisi rituali e manie. La palestra esclusiva, i programmi televisivi, la passione per la musica e la tecnologia, le prenotazioni nei ristoranti più costosi, la moda, i vestiti, la moda, i vestiti, la moda, i vestiti, la cocaina, le donne, il lusso sfrenato, gli oggetti di design. Insomma, ci siamo capiti. Vede ogni persona solo per quello che appare esteriormente, ne viviseziona l’abbigliamento perché conosce sempre gli abbinamenti corretti da fare. È un esteta puro, superficiale, cinico, misogino, razzista. Ed è un serial killer. Quando tortura le sue vittime le violenze vengono descritte con la stessa precisione con cui viene descritto un abito di Armani. (Un assaggio, per capirci: a una ragazza inserisce un tubo nella vagina, così che un topo possa mangiarle le interiora dopo che lui vi ha infilato del brie. La difficoltà dell’inserimento del tubo viene risolta grazie a dell’acido muriatico). E poi ci sono telefonate, organizzazioni di cene che durano per pagine e pagine, bidoni a chi non è considerato all’altezza, adorazione per Donald Trump.

Ora avrai capito che, come dicevo, non è un romanzo facile. Ma è un perfetto ritratto della superficialità del nostro mondo (qui poi siamo a Wall Street, il regno degli yuppies), trasparente come un vetro, senza alcun filtro. Bateman si chiede più volte se esista qualcosa oltre all’apparenza, se esista lui stesso oltre alle sue abitudini e alla sua crudeltà, se esista un qualsiasi senso di empatia nei confronti di un altro essere umano. American Psycho è l’esasperazione dell’individualismo, una critica fortissima al sistema estetico nato dal sistema economico.

Chi ci vede solo la violenza ha bisogno di un paio di occhiali e, se ancora non vede, allora forse merita di incontrare Patrick Bateman.

I libri di Bret Easton Ellis:
Meno di zero (1985)
Le regole dell’attrazione (1987)
American Psycho (1991)
Acqua dal sole (1994)
Glamorama (1999)
Lunar Park (2005)
Imperial Bedrooms (2010)

“Le regole dell’attrazione” di Bret Easton Ellis

Bret Easton Ellis è un autore talmente prolifico che, dal suo esordio nel 1985 (Meno di Zero a soli 21 anni), ha scritto la bellezza di sette libri (…). Considera che l’ultimo suo lavoro, che non ho ancora letto, è Imperial bedrooms del 2010. In altri termini: sono otto anni che sta lavorando a un nuovo libro…
Le regole dell’attrazione (1987) è il suo secondo romanzo. A differenza del primo, Ellis ci infila dentro un po’ più di trama, che comunque non è il punto focale dell’opera. Te la racconto, così ti metti il cuore in pace, tu e anche i motori di ricerca.

La storia è racontata in prima persona dai tre protagonisti, Sean, Paul e Lauren, che si alternano nella narrazione. In aggiunta c’è anche una quarta figura, una ragazza non identificata, che però conosci solo attraverso le lettere anonime che scrive a Sean, di cui è innamorata. Bene, eccoci.
Contesto studentesco ricco di sesso, soldi e droga.
Lauren ama Victor, che però è in Europa e se ne sbatte. Sean ama Lauren, convinto che sia lei a depositare le lettere d’amore nella sua casella della posta. Paul ama Sean, con cui ha una storia per qualche tempo. Lauren non ama Sean. Sean non ama Paul. Tutti soffrono, tutti scopano con tutti.

Come il precedente, anche questo romanzo racconta una generazione alla deriva, senza alcun valore (ma ne esistono davvero?) e travolta dall’alcool e dalle droghe. L’amore per cui tutti si struggono è totalmente disgiunto dal sesso, il dolore infatti non impedisce i continui accoppiamenti dei tre studenti, ovviamente promiscui, con chiunque. Ellis descrive benissimo la mancanza di genere femminile/maschile. Per capirci: Sean è un beccafighe, si è trombato mezzo campus, ma ciò non gli preclude di avere una storia omosessuale con Paul, senza che questa crei particolari disagi a nessuno. E, sinceramente, era ora.

Ah, Sean, il fico strappamutande incallito, nel film omonimo (2002) tratto dal libro è interpretato da James Van Der Beek.


Scusa, non ho resistito.

Altra cosa che Ellis fa molto bene è mostrarti come ciò che spesso si creda gli altri pensino di noi sia davvero lontano dalla realtà. Sean, Paul e Lauren hanno un’idea precisa di quello che gli altri pensino di loro, che si rivela puntualmente sbagliata, senza che tuttavia se ne accorgano. Sono troppo concentrati su loro stessi per farlo. E così Lauren è convinta che Victor la ami quando nemmeno se la ricorda, Sean è sicuro che Lauren lo veneri quando per lei è solo una scopata e Paul crede che Sean sia innamorato di lui mentre per Sean, tra loro, c’è solo un’amicizia col bonus del sesso.
Ma la frase su cui dovevi porre la tua attenzione è sono troppo concentrati su loro stessi, perchè è questo il succo polposo del romanzo su cui riflettere. È questo che ti lascia qualcosa.

Sono a quattro su sette. Ora voglio American Psycho.

P.S. Nel frattempo ho visto Al di là di tutti i limiti, con Robert Downey Junior e James Spader, tratto dal primo romanzo di Ellis. Mi è piaciuto molto. Certo sente i suoi anni (1987) ma riesce a far vivere qualcosa della dissolutezza presente nel libro. E questo è un gran punto a favore.

I libri di Bret Easton Ellis:
Meno di zero (1985)
Le regole dell’attrazione (1987)
American Psycho (1991)
Acqua dal sole (1994)
Glamorama (1999)
Lunar Park (2005)
Imperial Bedrooms (2010)

“Meno di zero” di Bret Easton Ellis

Meno di zero (il titolo è preso da una canzone di Elvis Costello) è il romanzo d’esordio di Bret Easton Ellis, datato 1985. Con questa prima opera Ellis si mette il culo in ammollo, nel senso che negli States il libro ha talmente successo che l’allora giovane scrittore potrà poi permettersi di fare ciò che vuole, alla tenera età di 21 anni, ormai divenuto ricco e indipendente (se ti interessa questa parte della sua biografia la descrive nel bellissimo Lunar Park, prima che il romanzo viri verso l’horror).

Ora, io ti riassumerei la trama, ma una vera e propria trama non c’è. Meno di zero è il racconto in prima persona di Clay, giovane ricco e annoiato, che torna a Los Angeles per le vacanze prima dell’inizio del college. Durante questo periodo frequenta i suoi amici, che fanno tutti parte per parentela del mondo dei grandi personaggi dello spettacolo e del cinema americano. In pratica sono tutti “figli di”, chi di regista, chi di produttore o di attore, ecc.
Cresciuti all’insegna dell’apparenza più estrema sono praticamente intercambiabili tra loro. Tutti biondi, con jeans neri e occhiali Wayfarer, palestrati e abbronzati e, ovviamente, fortemente dipendenti dalle droghe e dagli alcolici. Clay racconta le sue migrazioni tra una festa e l’altra, tra una scopata e una sniffata, passando per la visione casuale di un cadavere in un vicolo (che più di tanto non stupisce nessuno).
Non è un romanzo-trama, è un romanzo-esperienza, nel senso che l’intenzione dell’autore è quella di portarti in quei luoghi, in quegli ambienti, e mostrarti come gira. Ci sono figli che apprendono solo dalla tv in quale parte del mondo siano i genitori, genitori che regalano Porsche e Mercedes senza sapere nulla dei figli. Insomma, ci siamo capiti.

Ellis è indubbiamente bravo in quello che fa, descrive senza mai far trasparire un’opinione. Il suo è un documentario su una generazione totalmente perduta che può prendere quello che vuole, senza però sapere cosa vuole e senza mai essere soddisfatta di nulla. Un generazione che ha preso però il peggio da quella precedente, che almeno aveva il successo (e forse qualche ambizione), e che si muove sul sottofondo di MTV e delle riviste patinate. La società dell’apparenza, quella degli anni ’80 in certi ceti sociali americani, che noi non conosciamo (diciamoci la verità).
Anche la nostra oggi è una società dell’apparenza, ma lo è in modo distante, diverso, da quella che descrive l’autore. E poi si sa che noi arriviamo sempre dopo…

[Ah, da questo libro è stato tratto anche un film, Al di là di tutti i limiti (1987), con Robert Downey Jr. e James Spader, che non ho ancora visto. Provvederò, anche perché sono due attori che adoro.]

Che dire, il romanzo mi è piaciuto e Ellis ha sicuramente uno stile inconfondibile, tuttavia la distanza da quel tipo di società, rispetto alla nostra, lo rende difficilmente empatizzabile (concedimi il termine). Ho preferito, appunto, Lunar Park.
Non fraintendiamoci però, continuerò a leggere Ellis e, anzi, nei miei programmi c’è quello di terminare tutta la sua opera (sono 7 libri per ora, quindi non una grande impresa). Infatti ho già acquistato anche Le regole dell’attrazione, quindi sei avvisato.

“Acqua dal sole” di Bret Easton Ellis

So che ti starai strappando i capezzoli per la sofferenza causato dal fatto che sia un mese che non scrivo nulla, me ne dolgo, credimi. Il problema è che ho preso un cane, un cucciolo di golden, che passa il 90% del suo tempo a farmi i graffiti con la merda sulle pareti di casa. Capirai quindi che sono un po’ indaffarato. Sto leggendo un sacco di manuali cinofili, questo sì, e non è detto che non ti parli di qualcosa a breve termine.

Ma veniamo a questo Acqua dal sole, veniamo a Ellis. Recentemente avevo letto Lunar Park, che mi aveva folgorato, credo tu te lo possa ricordare. Non è stato invece così per questa raccolta di racconti “horror” (che poi horror non sono), a tratti molto mooolto noiosi. Quello che rimane di buono è l’atmosfera decadente di una Los Angeles anni Ottanta di cui lo scrittore ti parla immergendoti in situazioni già in corso, senza troppe spiegazioni. I suoi personaggi sono tutti estremamente svarionati e, nella maggior parte dei casi, benestanti, distanti dalla realtà a cui siamo abituati (o almeno io), circondati da ville, piscine, Porsche, droga e puttane. Poi c’è un vampiro in un racconto e un paio di omicidi cruenti in altri due, questo te lo scrivo giusto per motivare il sopracitato “horror” che ammicca nella frase in copertina (Un libro in cui il comico e l’horror si amalgamano alla perfezione). Fine.

In sintesi c’è molta poca trama e tanta scrittura autocompiaciuta. Bella eh, ma pur sempre fine a se stessa. Tranquillo, questo non mi farà desistere, ho comunque intenzione di leggere American Psycho, Le regole dell’attrazione e Meno di zero, sperando di ritrovare l’Ellis di Lunar Park, ottimo sia nello stile che nella trama.
Vedremo.

“Lunar Park” di Bret Easton Ellis

Non so come mai, ma avevo sempre considerato Bret Easton Ellis come uno di quegli scrittori un po’ pesanti, poco interessanti. Sarà stato l’esordio letterario acclamatissimo con Meno di zero (che non ho ancora letto) o che altro, boh. Beh, mi sono dovuto totalmente ricredere, tanto che ho già tra le mani la raccolta di racconti Acqua dal sole. Lunar Park è il primo libro che leggo di questo autore, e mi ha folgorato.

È molto difficile spiegarti di cosa parla questo romanzo, scrivere una trama (riduttiva) di poche righe. Il protagonista è Bret Easton Ellis, che racconta, nella prima parte, come sia stato investito dal successo, dalla fama, dalle droghe. Poi, però, il libro segue una nuova strada paranormale, a tratti horror. C’è il bambolotto di suo figlio che vive di vita propria, dei ragazzini che spariscono dal quartiere, e il protagonista di American Psycho che si materializza fisicamente minacciando lo scrittore. E c’è il rapporto di Ellis con il figlio, quello con il padre, quello con la moglie.

Questo romanzo mi è piaciuto molto, proprio perché non è ben ascrivibile ad un singolo genere. Ti terrorizza nelle parti più vicine alla letteratura dell’orrore e ti commuove in quelle relative ai rapporti umani. È una sorta di viaggio all’interno di se stessi, dei propri errori ed orrori, è come se riuscisse a materializzare delle paure inconsce, rendendole tangibili tramite dei feticci (vedi il pupazzo, appunto). Il finale (non spoilero) è stupendo e porta a riflettere sull’eterno enigma dei rapporti tra padri e figli. Il tutto in uno stile fresco e scorrevole in prima persona.

Di Ellis avevo visto solo alcuni film tratti dai libri, come American Psycho e Le regole dell’attrazione, e anche un altro bel film, The Canyons, di cui è stato sceneggiatore. Credo che, considerata anche la scarsa produzione in termini numerici (sette libri), finirò per leggere ogni cosa che abbia scritto.
E ho detto tutto.