Non so come mai, ma avevo sempre considerato Bret Easton Ellis come uno di quegli scrittori un po’ pesanti, poco interessanti. Sarà stato l’esordio letterario acclamatissimo con Meno di zero (che non ho ancora letto) o che altro, boh. Beh, mi sono dovuto totalmente ricredere, tanto che ho già tra le mani la raccolta di racconti Acqua dal sole. Lunar Park è il primo libro che leggo di questo autore, e mi ha folgorato.
È molto difficile spiegarti di cosa parla questo romanzo, scrivere una trama (riduttiva) di poche righe. Il protagonista è Bret Easton Ellis, che racconta, nella prima parte, come sia stato investito dal successo, dalla fama, dalle droghe. Poi, però, il libro segue una nuova strada paranormale, a tratti horror. C’è il bambolotto di suo figlio che vive di vita propria, dei ragazzini che spariscono dal quartiere, e il protagonista di American Psycho che si materializza fisicamente minacciando lo scrittore. E c’è il rapporto di Ellis con il figlio, quello con il padre, quello con la moglie.
Questo romanzo mi è piaciuto molto, proprio perché non è ben ascrivibile ad un singolo genere. Ti terrorizza nelle parti più vicine alla letteratura dell’orrore e ti commuove in quelle relative ai rapporti umani. È una sorta di viaggio all’interno di se stessi, dei propri errori ed orrori, è come se riuscisse a materializzare delle paure inconsce, rendendole tangibili tramite dei feticci (vedi il pupazzo, appunto). Il finale (non spoilero) è stupendo e porta a riflettere sull’eterno enigma dei rapporti tra padri e figli. Il tutto in uno stile fresco e scorrevole in prima persona.
Di Ellis avevo visto solo alcuni film tratti dai libri, come American Psycho e Le regole dell’attrazione, e anche un altro bel film, The Canyons, di cui è stato sceneggiatore. Credo che, considerata anche la scarsa produzione in termini numerici (sette libri), finirò per leggere ogni cosa che abbia scritto.
E ho detto tutto.
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