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“Vajont: quelli del dopo” di Mauro Corona

Vajont: quelli del dopo è il diciassettesimo libro di Mauro Corona che leggo. Sebbene il “confezionamento” sia quello del romanzo, si può tranquillamente parlare di racconto (sono 73 pagine che, impaginate correttamente, equivarrebbero a circa 35). Per la cronaca, l’ho letto in una mezz’ora di relax, tra un capitolo e l’altro del “complicato” (da tutti i punti di vista) Glamorama di Ellis, di cui ti parlerò nel prossimo post.

Sarò breve, tolte le ovvie osservazioni commerciali (che non mi toccano: ho comprato questo libro a un euro al mercatino), Vajont è l’ennesimo omaggio di Corona alla tragedia del 1963 e, soprattutto, alle vittime di una strage annunciata.
Costruito come una pièce teatrale, il racconto riporta un immaginario (ma non troppo) dialogo tra tre anziani avventori di un’osteria di Erto e l’oste. Centro della discussione, ovviamente, la diga. Con la scusa della baruffa (così come la chiama sempre Corona), mentre i quattro si rinfacciano accuse e offese, viene raccontato quanto accaduto a Erto dopo il disastro.

Oltre 2000 morti, questo è il tragico bilancio dell’ennesima e impunita strage di Stato ed è forse la sola cosa che si ricorda, sbagliando. C’è molto altro, dietro. Ci sono le vite spezzate dei superstiti, le nefandezze degli sciacalli, c’è una comunità distrutta e i tentativi di corruzione a opera di chi ha tentato di lavarsi la coscienza “un tanto al morto” (con tanto di prezziario per rimborso perdite, chiamiamolo così, da parte dello Stato).

Vajont: quelli del dopo ricorda tutto questo. Con nostalgia e rabbia. Inutilmente, purtroppo. Non siamo in grado di imparare dai nostri errori.

Libri che ho letto di Mauro Corona:
Il volo della martora (1997)
Le voci del bosco (1998)
Nel legno e nella pietra (2003)
Aspro e dolce (2004)
L’ombra del bastone (2005)
Storie del bosco antico (2005)
I fantasmi di pietra (2006)
Vajont: quelli del dopo (2006)
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)
Storia di Neve (2008)
Il canto delle manére (2009)
La fine del mondo storto (2010)
Come sasso nella corrente (2011)
La casa dei sette ponti (2012)
Venti racconti allegri e uno triste (2012)
Confessioni ultime (2013)
Quasi niente con Luigi Maieron (2017)

“Venti racconti allegri e uno triste” di Mauro Corona

Se ho fatto bene i conti, Mauro Corona dovrebbe aver scritto, tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, 34 libri (di cui alcuni a quattro mani). Un autore molto prolifico, considerato che la sua prima pubblicazione, Il volo della martora, è del 1997. Venti racconti allegri e uno triste è il sedicesimo libro che leggo di Corona (visto che, appunto, stiamo facendo i conti).

Non mi dilungherò.
Come evidente dal titolo, si tratta di ventuno racconti e i temi sono quelli classici dello scrittore: la natura, le bevute, la montagna e, in generale, la vita. La distinzione tra i racconti allegri e quello triste è smontata dallo stesso Corona nella prefazione, poiché in tutti si possono trovare parti comiche e altre più riflessive, come caratteristico del suo stile narrativo. L’ispirazione deriva da fatti reali implementati dall’utilizzo della fantasia (sempre spiegato in prefazione).
Devo ammettere che, rispetto ad altre sue raccolte, ho trovato effettivamente una maggiore leggerezza nel modo di narrare le vicende, dove per leggerezza intendo una minore presenza di violenza, sesso e atmosfere cupe. Aiuta, in questo, anche la brevità dei racconti (il libro consta di circa 150 pagine).

Che dire, a me Corona piace, mi rilassa e alcune sue ottime riflessioni hanno il grande e difficile potere della semplicità. Ti consiglierei Venti racconti allegri e uno triste se hai lo stomaco debole e non desideri essere turbato (insomma, è un libro con la T di “per tutti”). Se vuoi leggere racconti meno allegri potresti dirigerti su Come sasso nella corrente, anche se io continuo a consigliarti il romanzo Il canto delle manére.

Libri di Mauro Corona di cui ti ho già parlato:
Il volo della martora (1997)
Le voci del bosco (1998)
Nel legno e nella pietra (2003)
Aspro e dolce (2004)
L’ombra del bastone (2005)
Storie del bosco antico (2005)
I fantasmi di pietra (2006)
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)
Storia di Neve (2008)
Il canto delle manére (2009)
La fine del mondo storto (2010)
Come sasso nella corrente (2011)
La casa dei sette ponti (2012)
Venti racconti allegri e uno triste (2012)
Confessioni ultime (2013)
Quasi niente con Luigi Maieron (2017)

“Il volo della martora” di Mauro Corona

Il volo della martora è il primo libro pubblicato da Mauro Corona, anno 1997 (cioè 22 anni fa!) e, per quanto riguarda la “nostra” cronologia, il tredicesimo libro di cui ti parlo di questo autore. Per fare una cosa fatta bene dovrei far finta di non aver letto gli altri dodici e esporti le mie impressioni vergini, come se avessi conosciuto Corona solo ora. Non credo che ci riuscirò, ma tu tienine conto, perché i temi saranno quelli sempre cari allo scrittore ma, in fin dei conti, qui sono esposti per la prima volta.

Il volo della martora mi è piaciuto, questo te lo dico subito. È una raccolta di racconti carica di poesia, nostalgia e vecchi valori (se i valori possono essere vecchi). In poche pagine, circa 200, Corona tira fuori tutti gli argomenti che poi lo caratterizzeranno nella successiva produzione, ma lo fa forse con meno rabbia (giustificata), meno risentimento (giustificato), nei confronti di un mondo, il nostro, che sta andando a puttane (perdona il francesismo). Ci sono anche accenni a personaggi a cui l’autore dedicherà poi romanzi interi, vedi Santo Corona della Val, che sarà protagonista de Il canto delle manére, che come tu sai è il mio preferito tra i suoi libri. E poi c’è la vita di montagna, il lavoro, la fatica, ma anche le gioie dell’infanzia in un mondo in cui avere un paio di scarpe nuove è una vera festa. Se vuoi continuo eh? C’è il rapporto genitori e figli, le storie di vita vissuta, gli anziani che ricercano il senso della vita nei propri ricordi, il rispetto per la natura e gli animali, le tradizioni, gli amori, le donne. C’è tutto.

So che forse te l’ho già detto per altri suoi libri, ma questa volta vale più di altre, se vuoi conoscere Mauro Corona scrittore inizia pure da Il volo della martora. Perché qui tutto torna, ed è anche il primo libro, quindi è la famosa quadratura del cerchio.

E poi c’è un’altra cosa, che ho tenuto in fondo, perché in questa raccolta non c’è molta rabbia e non volevo riversarne subito io. C’è il Vajont, che è un argomento principe di questa come di altre opere di Corona. Qui lo scrittore ne parla amareggiato, quasi disilluso. Bambini che non hanno avuto un futuro, cumuli di scarpe, bambole senza arti, disperati che cercano tra le macerie il ricordo/feticcio di una vita cancellata. Genitori senza figli, figli senza genitori. Paesi distrutti, vite distrutte, speranze distrutte.
Nessuno che paga.

[Ora un po’ di rabbia, la mia]
Tu lo sai che io non parlo mai di politica. Il perché è presto detto (senza falsa modestia): perché sono superiore sia a chi la esercita sia a chi la vive come se fosse il derby della squadra del cuore, con inutili schieramenti, facendosi abbindolare dai talk show e dai “dibattiti”. Però questa volta, in questo preciso momento, alla caduta del millesimo governo e alla successiva lotta per chi ha ragione e chi torto, per chi “io tengo a questo” e “io tengo a quello”, leggere del Vajont assume un certo significato.
E mentre sei lì, a decidere chi ti stia raccontando la bugia migliore per la tua tranquillità, ricordatelo il Vajont. Ricordati il DC-9. Ricorda le stragi più moderne, più silenti ma forse peggiori perché non consentono la conta dei morti, che tolgono la voglia di fare, di vivere. I tumori. Ricorda i suicidi di chi non regge.
Chiediti quando il sistema (non solo italiano, ma globale) ti abbia fatto sentire parte di un’organizzazione evoluta a livello di specie. Mai.
Io non ti sto parlando di colori o partiti, di telefonini, automobili o aspirazioni economiche. Cerca di capirmi. Black friday, saldi e scarpette. È solo questo che siamo riusciti ad essere? Intendo, come forma di vita nell’Universo, siamo questo? Perché se è così, cosa di cui io sono purtroppo convinto, c’è solo da aspettare l’appuntamento con l’asteroide, sempre che non facciamo da soli, prima.
E se ancora sei lì, a distinguera tra questo e quello, a cercare il conforto nell’idea che uno sTATO possa uscire fuori da qualche parte, pensa ancora al Vajont, perché non ci hai pensato abbastanza.
La merda non si trasforma in oro. Mai.

Libri di Mauro Corona di cui ti ho già parlato:
Il volo della martora (1997)
Le voci del bosco (1998)
Nel legno e nella pietra (2003)
Aspro e dolce (2004)
L’ombra del bastone (2005)
Storie del bosco antico (2005)
I fantasmi di pietra (2006)
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)
Il canto delle manére (2009)
La fine del mondo storto (2010)
La casa dei sette ponti (2012)
Confessioni ultime (2013)
Quasi niente con Luigi Maieron (2017)

“I fantasmi di pietra” di Mauro Corona

I fantasmi di pietra di Mauro Corona non sono altro che i fantasmi degli abitanti di Erto che hanno abbandonato il paese dopo (o, tristemente, “durante”) la tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963. Da questa data, infatti, esiste un prima e dopo Vajont a dare un ordine al tempo della comunità montana. Un prima e dopo quei 1910 morti, assassinati dall’acqua e dallo Stato (non per forza in questo ordine di responsabilità).

Corona divide la narrazione in quattro stagioni, così come quattro sono le vie del paese attraverso cui passeggia scrivendo questo libro che, più che un romanzo, è una guida turistica della memoria. Per ogni casa lo scrittore racconta una storia, un aneddoto, talvolta recente e talvolta risalente a secoli fa. Su tutto aleggia la tragedia, la differenza tra la vita prima di quel 9 ottobre e la non-vita dopo. Anche chi è sopravvissuto è comunque morto, insieme ai suoi cari scomparsi. Il paese si è spopolato, le case sono andate in pezzi, le strade si sono svuotate.

È una lettura interessante, intima. Non mancano storie divertenti, situazioni allegre, racconti piccanti e di risse e bevute, ma con la costante consapevolezza che nulla potrà essere come prima. Dopo tanti dati, ricostruzioni, documentari e inchieste, questo libro riesce a riportare la tragedia al suo livello umano, a far capire come è stata stravolta la vita dei singoli individui di una comunità.

Questo è il quinto libro che leggo di Corona (gli altri quattro li trovi tra le recensioni precedenti), ma è il primo suo che scopro scritto in questo modo. Brevi racconti, piccole storie.
Una fruizione sicuramente semplice, adatta anche a quando si hanno pochi minuti a disposizione, ma comunque intensa e coinvolgente.

Di questo scrittore sento spesso parlare male e non ho ancora capito il perché. O forse sono scemo io che salto da Stephen King a Steinbeck a Corona trovando delle qualità, sicuramente diverse ma comunque apprezabili, in tutti questi autori profondamente differenti.
Boh.

“Il canto delle manére” di Mauro Corona

Chapeau, Mr. Corona.
Sono molto contento di avere cambiato idea su questo autore. Tempo fa avevo letto La fine del mondo storto rimanendo parecchio deluso. Tuttavia, conoscendo ed apprezzando Corona dalle sue interviste, mi ero riproposto di provare a leggere ancora un suo libro, prima di decidere non facesse per me. Meno male. Questo Il canto della manére è un romanzo di tutt’altra pasta, tanto che sono già alla ricerca del prossimo libro di Corona da leggere.

La storia parla del boscaiolo Santo Corona della Val Martin, dalla nascita alla morte. Ci sono amore, sangue, vendette, guerra, viaggi e molto altro, il tutto ambientato tra le montagne all’inizio del 900. Sentimenti forti e scelte di vita strazianti. Fino all’ultimo ho cercato di trovare qualche minuto libero nella giornata per poter voltare pagina e vedere come proseguiva il racconto.

Sicuramente uno dei libri più belli che ho letto quest’anno.