Never Flinch la Lotteria degli innocenti di Stephen King (Sperling&Kupfer)

“Never Flinch – La lotteria degli innocenti” di Stephen King

Never Flinch – La lotteria degli innocenti è l’ennesimo romanzo di Stephen King, dopo la trilogia di Mr Mercedes, The Outsider e Holly, ad avere come protagonista l’investigatrice Holly Gibney, tanto brava e intuitiva quanto insicura e fastidiosamente debole. In pratica un personaggio che, nel mondo reale, sarebbe già stato fatto fuori da una zanzara (e neanche particolarmente affamata). Tu sai che io non amo questa serie, la leggo perché del Re leggo tutto, e quando ho scoperto che il nuovo romanzo sarebbe stato l’ennesimo thriller con Holly come personaggio principale non ho certo fatto i salti di gioia. Peraltro, se in tutti i precedenti episodi c’era anche del paranormale o comunque dell’orrore vero (vedi gli anziani e inquietanti serial killer cannibali in Holly), qui si tratta di un thriller puro, senza nulla di speciale o particolare, un romanzo che potrebbe essere stato scritto – se non per lo stile magistrale – da un qualsiasi giallista. Che palle.

Ora, io la trama non la approfondirei troppo, sai come la penso… Stavolta Holly si trova a combattere su due fronti: da una parte c’è un serial killer, che uccide persone a caso assegnandogli nomi appartenenti a una giuria colpevole di aver condannato un innocente morto in carcere; dall’altra uno/a psicopatico/a (ambiguità sessuale per non spoilerare) che perseguita una conferenziera che Holly stessa è incaricata di proteggere. In mezzo, ci buttiamo i fratelli Robinson che sono un po’ come il prezzemolo e, in quanto neri (concedimelo, perché il motivo a me pare essere questo), non sbagliano mai un colpo e non hanno una singola caratteristica negativa, con la stessa credibilità della smidollata Holly (l’inclusività di ogni tipo ha travalicato il senso della realtà, fino a uccidere il realismo, come su Netflix).

600 pagine, che chiariamolo, ho letto in pochi giorni. Lo stile narrativo rimane quello di Stephen King, quindi lessicalmente perfetto è inoppugnabile. Il problema è che si tratta di una storia, nel suo genere, abbastanza banale. Mi spiego. In IT, in The body (Stand by me, per capirci), tu hai voglia di leggere per essere lì, per vivere le esperienze con i protagonisti, per goderti il “viaggio” insieme a loro. Questo rende memorabile il romanzo. In questi thriller (e mi riferisco a tutta la serie), invece, le storie sono costruite per portarti con un’avida curiosità fino all’apice (che si intuisce quale sarà sin dalle prime pagine) ben costruito della vicenda, con una curiosità morbosa da telenovela. Vuoi scoprire cosa succederà, come ne usciranno i personaggi, come verrà ucciso il cattivo di turno, nulla di più. E no, così non è un’esperienza memorabile, è l’ennesima fagocitazione in stile serie tv.

Poi, siccome ho criticato i fratelli Robinson, vorrei chiarire anche questo punto, prima di essere accusato di razzismo. Non sono credibili e questo è quanto. Jerome riesce in tutto, è bello e bravo e non ha mai un difetto. Passa da scrittore di successo (di best sellers, per capirci) a indagatore, a guardia del corpo, senza mai fallire. Ha pensieri esclusivamente buoni. Idem Barbara che, dopo aver scritto uno dei migliori libri di poesie dell’ultimo secolo (così pare), diventa anche migliore amica, coautrice e corista di una star comparabile ad Aretha Franklin. La vita non è così e King dovrebbe saperlo bene, visto il “successo” dei suoi “Rock Bottom Remainders” (un gruppo di autori che si diverte a suonare, ma non certo a sfondare). Se escludiamo l’ambiziosa e narcisista conferenziera Kate – forse il personaggio meglio costruito del libro, perché più realistico – anche tutte le altre donne hanno solo caratteristiche positive. Insomma, a King è scappata la mano nella semplificazione altamente inclusiva che, per non contraddire la moda, contraddice la credibilità.

Ci sono poi, nella trama, altri momenti di eccesiva semplificazione dovuta a facili e improbabili deduzioni. E questo si sposa bene con quanto detto sopra. Il pubblico che si accontenta di poche sfumature, e che vede solo o bianco o nero, è anche lo stesso che, poi, non richiede – per l’appunto – eccessivo realismo nella costruzione delle indagini. Hai presente quelle intuizioni da: “deve essere per forza andata così”? Ecco.

Insomma, come lettore vecchio stile mi sento un po’ offeso da questo insieme di semplificazioni (è un termine che ritorna in questo post, non a caso). Credo, tristemente, che King stia adattando le sue opere al nuovo target o, per dirla senza mezzi termini, al nuovo livello culturale di molti lettori di oggi, che sono meno esigenti di quelli di ieri. D’altra parte lo vediamo dappertutto, nella musica, nel cinema e, ora, anche nella letteratura: il livello del prodotto si adegua al livello del consumatore, per non offendere la sua ignoranza. Perché si sa, se il consumatore non capisce, poi, può diventare pericoloso e reagire con ostilità, rifiutare il prodotto anziché sbattersi per comprenderlo (anche perché, spesso, non ha più i mezzi per farlo).

Ho letto quasi tutti i libri di Stephen King (ne ho lasciati indietro tre, per dopo), ma quelli di cui ti ho parlato sul blog sono questi:
Blaze (2007, come Richard Bachman)
Duma Key (2008)
Revival (2014)
Mr. Mercedes (2014)
Chi perde paga (2015)
Il bazar dei brutti sogni (2015)
Fine turno (2016)
La scatola dei bottoni di Gwendy (2017, con Richard Chizmar)
Sleeping Beauties (2017, con Owen King)
The Outsider (2018)
Elevation (2018)
L’istituto (2019)
Se scorre il sangue (2020)
Later (2021)
Guns – Contro le armi (2021)
Billy Summers (2021)
L’ultima missione di Gwendy (2022, con Richard Chizmar)
Fairy Tale (2022)
Holly (2023)
You like it darker (2024)
Never Flinch – La lotteria degli innocenti (2025)

I fumetti (sempre solo quelli di cui ti ho parlato sul blog):
Creepshow (1982)
The Stand / L’ombra dello scorpione (2010-2016)
Sleeping Beauties (2023)
L’uomo in nero (2023)

I saggi su King (idem, vedi sopra):
Stephen King sul grande e piccolo schermo di Ian Nathan (2019)
Il grande libro di Stephen King di George Beahm (2021)

2 pensieri riguardo ““Never Flinch – La lotteria degli innocenti” di Stephen King”

  1. Non l’ho ancora letto, ammetto di non avere proprio l’ansia di imbarcarmi in questo libro.
    Al contrario di te, a me non sono dispiaciuti i libri con Holly nel senso che mi sono quasi sempre gustato molto le storie: la trilogia di Mr. Mercedes mi è piaciuta molto (anche se non ho condiviso la scelta di virare nel soprannaturale, ma i primi due mi sono piaciuti tanto), e anche The Outsider mi ha divertito molto; Se scorre il sangue è more of the same, senza infamia e senza lode, ma Holly mi è piaciuto molto soprattutto perché ha come antagonisti due serial killer senza elementi sovrannaturali.

    Il mio problema è quello che hai sottolineato anche tu, e che penso sia piuttosto condiviso dal momento che è venuto fuori parlandone anche con altre persone. King ha scritto una rosa di personaggi talmente perfetti da strapparti gli schiaffi dalle mani, sono insopportabili e a un certo punto non li vuoi più vedere perché risultano davvero antipatici. I Robinson sono proprio il peggio che King abbia mai scritto, secondo me, e condivido ogni parola su di loro; Holly, come personaggio, mi dà meno fastidio, ma è evidente che hai ragione quando dici che, nella realtà, non sopravvivrebbe un istante da sola, altro che diventare investigatrice privata. Il tuo paragone con Netflix non è azzardato: è un concept da serie tv pop, e alla fine è questo che King sta producendo con questa saga.

    Il problema, secondo me, è che Stephen King è vecchio, e per quanto mi piaccia ancora leggere quello che scrive si vede che si è un po’ adagiato su questi personaggi che a lui piacciono molto , gli riesce semplice scrivere, e quindi ci ripropone un po’ tutti gli anni. Prima o poi lo leggerò anche io sicuramente, lo so, però preferirei che scrivesse anche altro oltre a Holly, e che magari ci riproponesse uno di quegli orrori forti come era capace di fare una volta; però non so quanto sia lecito pretendere che lo faccia, secondo me questa è la nuova fase del suo percorso di scrittura e che ci piaccia o no non credo tornerà indietro.

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    1. “Il problema, secondo me, è che Stephen King è vecchio…” ahahah, mi hai fatto morire, qualcuno direbbe:«Severo ma giusto!»

      A me la trilogia di Mr. Mercedes è piaciuta come intrattenimento, ma finché resta una serie limitata, se invece, come sembra, King ha intenzione di dedicarsi al poliziesco/thriller classico, inizio un po’ a storcere il naso. Preferisco Ellroy, a quel punto.
      In Holly mi sono piaciuti molto gli anziani serial killer, proprio perché richiamano il Male classico tipico di King, quello che non necessita per forza di un “mostro” perché il mostro vero è già dentro ognuno di noi.
      The Outsider non mi è piaciuto, mi ha ricordato solo una vecchia puntata di X-Files, ma senza nessun entusiamo.

      Sembra che King, un po’ come i politici, stia iniziando a semplificare e a rivolgersi solo alle grandi masse, più facili da colpire nello stomaco. Prima o poi mi aspetto di trovare le foto dei gattini tra le pagine.
      Io credo esistano due tipi di persone: gli estremisti e le persone, chiamiamole, ragionevoli. Negli estremisti ci metto, per capirci, i razzisti (i disuguagliantisti? esiste? persone che discriminano, comunque) ma anche i buonisti. Cioè quel tipo di persone per cui è tutto o bianco o nero, con le quali non riesci a fare un discorso coerente ancorato alla realtà. Le persone ragionevoli, invece, sono quelle che vivono nel mondo reale, che hanno ben chiaro quale sia il BENE e come le cose DOVREBBERO andare e/o essere, ma sono anche coscienti di tutte le problematiche e i motivi per i quali le cose vadano spesso in un altro modo. I nuovi personaggi di King, sia positivi che negativi, non ammettono via di mezzo ed escludono l’empatia con le persone ragionevoli. Sì, come dicevamo, è quello che succede con Netflix.

      Semplificando: io non odio i gatti, ma odio quelli che parlano solo di gatti. Perché loro non amano i gatti, amano solo mostrare agli altri quanto li amano. E sono due cose ben diverse, è un po’ come fare una donazione in incognito o farla mettendo i cartelli fuori casa. Nel primo caso è altruismo, nel secondo narcisismo ed egocentrismo. È solo un tipo di Male diverso, travestito da Bene, ma non meno pericoloso di quello di qualsiasi altro tipo di estremismo.

      Perdonami la supercazzola.

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