Archivi tag: pian della tortilla

“Quel fantastico giovedì” di John Steinbeck

Ho impiegato quasi un mese a terminare Quel fantastico giovedì. È in assoluto il peggior romanzo di Steinbeck che abbia letto, seguito da Pian della Tortilla, con il quale, insieme a Vicolo Cannery  – che non ho ancora avuto il coraggio di affrontare – compone la trilogia di Cannery Row (li ho elencati in ordine sparso, lo so).

Steinbeck è uno dei miei autori preferiti in assoluto, Furore e La valle dell’Eden rientrano sicuramente nella top ten dei miei romanzi preferiti di sempre. Non mi faccio nessun riguardo, quindi, a dirti che trovo lo stile della trilogia di Cannery del tutto inaffrontabile.

Un guazzabuglio di personaggi grotteschi e macchiettistici tentano in tutti i modi di fare sbocciare una storia d’amore tra lo scienziato Doc e la prostituta Suzy. Il realismo che caratterizza lo Steinbeck dei grandi capolavori è qui totalmente assente. La storia è inconsistente, il coinvolgimento è nullo e l’empatia tra lettore e personaggi non pervenuta.

Tempo perso, sono arrivato quasi alla lettura obliqua, cosa che di solito non faccio mai.

 

Libri di John Steinbeck che ho letto:
I pascoli del cielo (1932)
Pian della Tortilla (1935)
La battaglia (1936)
Uomini e topi (1937)
Furore (1939)
La luna è tramontata (1942)
La perla (1947)
La valle dell’Eden (1952)
Quel fantastico giovedì (1954)

“Pian della Tortilla” di John Steinbeck

Pian della Tortilla è un romanzo del 1935 di John Steinbeck. Racconta la vita di un gruppo di amici, di origine latina, a Monterrey in California. Il termine che più spesso si sente, legato a questo romanzo, è picaresco. Già, perché questi uomini vivono la vita giorno per giorno, compiendo piccoli furti e scorrerie, con l’unico fine di recuperare qualche litro di vino. L’incipit del racconto è lo sconvolgimento dello status quo, dovuto all’improvvisa eredità di due case ricevuta da Danny, uno degli amici, che lo fa elevare dalla posizione di nullatenente a quella di proprietario. La condivisione della proprietà con i suoi compagni diventa l’unico metodo per evitare la perdita della libertà, strettamente legata all’assenza di possedimenti e quindi di responsabilità.

Ti avevo già parlato recentemente de I pascoli del cielo e, soprattutto, dell’immenso Furore. In effetti ho scoperto Steinbeck da poco, non so perché prima l’avessi trascurato. Devo però confessarti che questo Pian della Tortilla mi ha un po’ annoiato, l’ho trovato  lungo (in realtà sono solo 150 pagine) e poco coinvolgente, sebbene abbia un finale davvero molto bello e dei messaggi profondi e importanti. Forse è troppo allegro per i miei gusti, è un romanzo di cui ci si gusta le situazioni, più che la storia. Tuttavia questa continua ricerca del vino, che avevo già incontrato in Fiesta di Hemingway, fatica a conivolgermi, e non certo perché il vino non mi piaccia. Magari devo solo dormirci (o berci) sopra, non lo so.

La povertà, la guerra, l’incapacità di vivere, appaiono in questo romanzo meno drammatiche rispetto agli altri di Steinbeck che ho letto. Ecco, la parola corretta è leggerezza. Tutto è trattato con leggerezza, anche le tragedie. Che poi forse è un pregio, ma non è nel mio gusto. Anche ne I pascoli del cielo c’erano molte situazioni divertenti, ma il livello di drammaticità era più intenso.
(La versione che ho letto è stata tradotta ancora da Vittorini, spero che questo non abbia penalizzato troppo l’opera.)

Chiariamoci però, siamo comunque nel Pantheon degli Dei della scrittura, dove il confronto può essere, come scrivevo sopra, solo in rapporto a pochi autori intoccabili, se non sulle stesse opere dello scrittore.
In poche parole, non smetterò di certo di leggere Steinbeck.