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“Hellblazer – Abitudini pericolose” di Garth Ennis / William Simpson

Come sai, non sono un lettore abituale di fumetti, li leggo, sì, ma senza diventare fanatico sui nomi dei disegnatori e degli sceneggiatori. Se mi appassiona la storia, bene, altrimenti è difficile che mi fermi a valutare la qualità del disegno o simile. Questo potrebbe attirare le ire di un vero appassionato ma tant’è, ed è anche il motivo per il quale i miei post sui fumetti sono abbastanza brevi, non faccio lunghe analisi…
Avevo mollato anche Dylan Dog dopo il numero 400 ma l’ottima direzione artistica di Barbara Baraldi mi ha fatto, in quel caso, ritornare sui miei passi. A tal proposito, se anche tu avessi mollato Dylan dagli un’altra possibilità: da quando c’è la Baraldi la situazione è nettamente migliorata.

Veniamo a Hellblazer – Abitudini pericolose. Ho recuperato per caso questa edizione che fa parte della raccolta Dark Side de La Gazzetta dello Sport. Per fortuna è anche parecchio malridotta, così ho potuto leggerla senza paturnie per il timore di rovinarla con pieghette o simile (sì, in questo sono come il collezionista medio: psicopatico).
Il protagonista è John Constantine, che forse conoscerai per il film con Keanu Reeves, personaggio creato da Alan Moore nel 1985 – prima apparizione su Swamp Thing – e poi protagonista della serie a fumetti di 300 numeri pubblicata tra il 1988 e il 2013. Constantine non ha superpoteri, è una sorta di demonologo, occultista e truffatore dal brutto carattere esperto nell’utilizzo della magia bianca. Abitudini pericolose, a quanto ho capito, raccoglie i numeri compresi tra il 50 e il 60, quando Constantine scopre di avere un tumore terminale ai polmoni causato della sua passione per il tabacco. In questo arco narrativo, sostanzialmente, Constantine prova tutti gli stratagemmi per uscire da questa brutta situazione sfruttando tutti i suoi contatti, poteri, e piangendosi addosso per i rimpianti causati da una vita di stronzaggine. Un pacco…
Ce la farà? I numeri, come detto, sono 300, quindi fai tu.

Sì, non mi è piaciuto granché. Da quello che si intuisce (entrando così, a mezza storia) la parte divertente è stata quella precedente e, si spera, lo sarà anche quella successiva. Questo viaggio carcinomatico nei rimpianti di un personaggio che non conosco (e del quale, quindi, non ho vissuto gli errori) è risultato piuttosto noioso. Forse, più che altro, si tratta di un errore nella scelta della sequenza narrativa da pubblicare, perché è difficile parlare di tumore ed empatizzare con i rimorsi di situazioni che non hai mai avuto modo di vedere.

Peccato, non ho gradito nemmeno molto la colorazione, fatta di colori pieni negli sfondi che mi hanno dato un’impressione di velocità ed economia produttiva.

Hellblazer, insomma, non è il mio fumetto.

“John Wick” di Chad Stahelski

Non vorrei contraddire nessuno. Gli esperti di settore si stanno scannando per il dato certo, ma sembra che John Wick nel corso del film uccida tra le 76 e le 80 persone. Ecchecazzo, gli hanno fatto fuori il cane dopotutto.. Pare che a breve lo manderanno insieme alla Brambilla a punire i gestori di Green Hill.

Questa intro per farti capire che, sebbene dal punto di vista visivo, nelle scenografie e nei colori, il film sia carino e presenti una buona estetica, a livello di trama fa proprio cagare. Senza se e senza ma. La ricerca della violenza dovrebbe essere lasciata a maestri del calibro di Cronenberg, purtroppo Stahelski non è neanche l’ombra del buon David.
La storia è totalmente inutile, potevano dare una pistola in mano a Reeves e filmarlo mentre sparava a cattivoni a caso. Trama: gli uccidono il cane, regalo postumo della moglie morta, e il nostro John stermina un intero clan mafioso per vendicarsi. Fine.
Come sempre hai anche nelle orecchie uno stronzo che mangia caramelle con un pacchetto ipersonorizzato, già che non ti gira il cazzo abbastanza per la boiata che stai guardando.

Nota positiva per le musiche, elettroniche ma piacevoli. Ti lascio qui sotto qualcosa così che tu possa cavare dal film l’unico lato positivo.

Non mi spiego comunque perchè attori ormai arrivati, come Reeves e Dafoe, si prestino ancora per questo genere di cinema, degno del peggior Steven Seagal degli ultimi tempi (quello da 2 quintali per capirci).
Tra i film di vendetta più recenti è sicuramente superiore The Equalizer, già recensito in passato. Non ci siamo.