Sarà difficile parlarti di questo film senza fare spoiler, ragion per cui a un certo punto ti avviserò e deciderai tu se andare avanti o meno nella lettura.
Nope è il terzo film di Jordan Peele dopo Scappa Get Out e Noi. Di cosa parla? Eccoci.
Oj ed Em, fratello e sorella, gestiscono un ranch specializzato nell’allevamento dei cavalli destinati ai set cinematografici. Il ranch è posizionato all’interno di una valle dove, fin dalla prima scena, accadono cose molto strane. Ad esempio cadono oggetti dal cielo (in apertura una moneta trapassa il cranio del padre dei due ragazzi), spariscono persone e ci sono cali di corrente. È il classico scenario da avvistamento UFO, ed infatti l’avvistamento avviene. Anche il “vicino di casa”, il gestore di un piccolo parco a tema cowboy, viene coinvolto in queste stranezze ed entra, così, nella storia. È l’occasione di una vita: riuscire a filmare un UFO darebbe una svolta agli affari. I due ci provano e io mi fermo.
Come per i precedenti due film del regista nero (non in quanto necessaria distinzione, ma poiché pare essere un dettaglio molto importante) l’idea è molto buona e il film funziona bene per i 3/4 del tempo, poi c’è il crollo. Il crollo totale. Ma facciamo un passo indietro.
Dicevo, Peele è nero e lavora con attori prevalentemente neri. Non solo, anche guardando i film dove lui è sceneggiatore e produttore e non regista, si trova sempre questo filo conduttore sulle sue origini (vedi Candyman o BlacKkKlansman). Il tema del gruppo etnico, delle minoranze, è molto sentito. Solo che – te lo dico subito – a mio parere Peele non è Spike Lee, ma è il prodotto del nostro tempo ricco di messaggi ma privo di contenuti. Ogni volta che esce un film di Peele pare sia una sorta di piccolo evento, una storia che vada studiata. La domanda che ti pongo è: se Peele non fosse nero e non trattase il tema delle minoranze, sarebbe lo stesso? La mia risposta è no. Mi dispiace, ma io trovo i suoi film perdibili, hanno tutti del potenziale ma c’è una grande incapacità di gestirlo. Peele è il prodotto del nostro Netflix culturale, è l’apparenza che supera di gran lunga i contenuti.
ALLERTA SPOILER
ALLERTA SPOILER
Anche l’idea successiva, quella per cui il disco volante non sarebbe un navicella aliena ma un animale che vive tra le nuvole, è in teoria buona e rappresenta sicuramente una novità. Il problema è che, come sempre, quando il non visto viene esplicitato finisce tutto in vacca. Dopo venti minuti di questa cosa che vola nel cielo – un ibrido tra una medusa e uno zeppelin sventrato, vagamente somigliante a una vagina – qualsiasi “magia del Cinema” decade e cominciano a sanguinarti gli occhi. Il monoespressivo Kaluuya non aiuta di certo, mentre scorrazza in groppa al cavallo a testa bassa per non guardare il mostro (eh sì, se lo guardi ti attacca).
Le tanto decantate critiche al sistema dello show business sono talmente esplicite che, a confronto, Zombie di Romero lanciava un messaggio criptico e nascosto.
Ho sentito vaghe associazioni tra Peele e Spielberg, ma non voglio nemmeno discuterne. Non scherziamo (e ricordati che io non sono un fan di Spielberg, è troppo ottimista e solare per i miei gusti).
È un peccato, perché Nope partiva davvero bene. Nelle inquadrature, nella storia, nelle ambientazioni. Poi però Peele, conscio della sua posizione, si adagia nella culla del nostro perbenismo che gli consente di fare poco e niente e non venire criticato. Che poi c’è il rischio che sembri tu stia criticando la giustamente intoccabile tematica delle minoranze e non un film, francamente, abbastanza assurdo.
Cosa mi è rimasto? Quasi niente. Sono giusto andato a rivedermi la cronaca nera dello scimpanzé Trevis, un evento che avevo dimenticato. Peele ne omaggia la vicenda mettendo in scena qualcosa di simile e mostrando uno scimpanzé che impazzisce sul set e massacra diversi attori. Tutto qui, nulla di più.
Ho letto solo la prima parte perché non ho ancora visto il film – e considerando le mie finanze non so nemmeno quando avrò la possibilità di farlo. Ho letto che si tratta di un film divisivo, che non piacerà a tutti e che non mancherà di polarizzare le opinioni; in generale sono cose che mi incuriosiscono molto, in questo caso invece mi rendono un po’ sospettoso, in linea di massima perché sono d’accordo con la tua opinione su Peele. Non trovo che sia questa nuova voce imperdibile dell’horror, Get Out mi è piaciuto abbastanza ma Noi quasi per niente; penso sia anche bravo come regista, ma come sceneggiatore lascerei fare a qualcun altro.
Tutto questo, ovviamente, senza sfiorare la questione etnica: è assolutamente legittimo che un regista scelga il cast che ritiene più opportuno per il suo film, ci mancherebbe, ma dichiarare candidamente che non assumerà mai attori bianchi in lead roles, riservati sempre a persone di colore, mi sembra un po’ la definizione di razzismo. Poi sarò io, eh, ma a parti invertite l’internet avrebbe preteso la sua testa.
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Esatto, per come la vedo io c’è un mondo intero di razzismo al di fuori del cinema, ma proprio sullo schermo non credo ci sia bisogno di imporre regole sull’assunzione di un’etnia piuttosto che un’altra. Ovviamente poi non so come sia “dietro” lo schermo, ma per quello che ormai si percepisce da “davanti” non credo ci sia nemmeno bisogno di fare i nomi di colossali attori di colore che rimarranno per sempre nella storia del cinema. Quindi questa “lotta” mi pare stia andando a sporcare un settore che – ripeto, all’apparenza di chi guarda – era pulito. Secondo me queste sue dichiarazioni lo rendono quasi intoccabile e, come ho scritto, formano uno scudo che va a proteggere un lavoro che, invece, è mediocre. Detto in maniera brutale: senza tutta questa polvere e questo “colore” Peele sarebbe rimasto nel dimenticatoio come tanti altri registi di media bravura. E non ti parlo del film perché dovrei spoilerare ma vedrai che, quando l’avrai visto, non ci sarà nemmeno da discuture sulla qualità o meno…
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