Ti avevo già parlato di Blowjim, vincitore del “Premio Letterario RTL 102.5 e Mursia – Romanzo Italiano” 2018, Quasi a casa è invece il romanzo di Elena Moretti che ha vinto la prima edizione del Premio, nel 2017. L’ho recuperato al mercatino, subito dopo aver terminato il libro di Cavaciuti (dal momento che si facevano compagnia sullo scaffale). Sì, perché ci ho riflettuto e non leggo mai nulla di “nuovo”, dove per “nuovo” intendo romanzi di scrittori esordienti, sconosciuti. Se controlli gli ultimi titoli e autori di cui ti ho parlato, passando dal più leggero Malvaldi fino ad arrivare alla Trilogia siberiana di Lilin, se non addirittura a Le notti bianche di Doestoevskij, non potrai che accorgerti di questo fatto. E, allora, tanto vale scegliere delle opere che abbiano vinto un premio, per buttarmi (ogni tanto) in questo mondo.
Quasi a casa è una storia di riscatto e rinascita che segue per filo e per segno i canonici punti di questa tipologia narrativa. Adrian, un sedicenne italo-romeno con grossi problemi familiari alle spalle, finisce a vivere in una malga, gestita da una Vecchia (così lui la chiama), una sorta di comunità di recupero per minori “difficoltosi”. Qui, tra il passato che fatica a scomparire e il presente che piano piano lo avvolge, scopre valori come l’amicizia, l’amore e il rispetto. Nel frattempo anche i suoi compagni di avventura rivelano le loro storie, le loro difficoltà. Tutti hanno un doloroso segreto da nascondere, non solo gli ospiti della malga, ma anche chi, in un modo o nell’altro, ci gravita intorno. Il romanzo è scritto sotto forma di diario dello stesso protagonista, con tutti gli errori lessicali e lo stile discorsivo che seguono questa scelta.
Come tu ormai sai (te l’ho spiegato anche parlandoti dell’ultimo libro che ho letto Viaggio al centro della mente di Adolf Hitler), io non credo nel Bene, non credo faccia parte della nostra specie. Io credo semplicemente che l’uomo sia destinato al Male. Senza giustificazioni o colpe, è un difetto intrinseco che ci porterà all’estinzione (senza drammi, siamo un inutile sputo nell’Universo). Non bastano pochi esempi di lungimiranza per cambiare la nostra essenza. Le opere d’arte, i viaggi nello spazio, le cure per le malattie, si perdono di fronte all’innegabile e immenso FATTO che siamo l’unica specie che si autodistrugge, uccidendo i propri simili, l’ambiente in cui vive e le altre specie. Cercare il Bene nell’Uomo sarebbe come affermare che, siccome siamo riusciti a far risolvere il cubo di Rubik a un orango (sparo, eh), allora tutti gli orango siano in grado di risolverlo. Invece quell’orango è l’eccezione, dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo, e l’eccezione non fa la regola. Noi non siamo dei Leonardo da Vinci, noi siamo quelli che si ammazzano (e ammazzano) per il black friday, questo è il nostro stadio evolutivo medio.
Ti sei pippato tutta questa mia manfrina solo per farti capire che chi ha scritto Quasi a casa è molto probabile creda nel Bene. Il suo protagonista, pur avendo una passato di violenza che si ripercuote su reazioni a sua volte violente (da cui fatica a sfuggire), utilizza nell’intercalare delle espressioni “dure” come che scorno! e vive un amore delicato e contornato da timidi baci (molto femminile). Questo è quello che chiamo ottimismo. (Per darti un punto di vista completo dovrei anche parlarti del finale del libro, cosa che non faccio per non spoilerarti tutto). Io non credo si possa recuperare l’intera specie a causa dei difetti congeniti, figuriamoci il singolo individuo! Quindi comprenderai che il problema non è dirti se mi sia piaciuto o meno il romanzo, ma farti intendere quanto questo romanzo rappresenti un punto di vista totalmente diverso dal mio. Di sicuro ha creato uno spunto di riflessione e questo è sempre positivo.
In poche parole, se sei una persona buona, piena di ottimismo, fiduciosa negli esseri umani e felice di vedere trionfare l’amore, questo libro fa per te. Ma, se sei così, sei qui per errore, non stai certo seguendo questo blog per scelta, quindi addio.
Io mi considero una persona abbastanza cinica, ma sono stato positivamente sorpreso dalle persone abbastanza spesso da mantenere una certa fiducia nell’umanità. Certo, ho anche io sbattuto più volte le corna contro esemplari umani che potrei voler rivedere solo incastonati su una lapide, ma questo non cambia il mio parere. Io sono convinto (o forse voglio esserlo) che esista qualcosa di buono in ognuno, e che conoscendo le persone abbastanza a fondo c’è la possibilità di trovarlo. Ovvio, spesso richiede impegno e fatica, e anche io non sempre ne ho voglia e lascio perdere, ma sono convinto che sia così.
Entrando in merito del romanzo, ne avevo sentito la pubblicità alla radio, ma non ho mai avuto la curiosità di approfondire e leggerlo, forse perché non pensavo che ne potesse valere la pena. Anche io molto spesso trascuro gli inediti e mi concentro sui più rassicuranti classici, ma così facendo mi perdo un sacco di bei libri; il problema è che ho paura di sprecare del tempo su qualcosa che risulti poi essere brutto o mal fatto.
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Sì la radio sta facendo una bella pubblicità, io poi ascolto praticamente solo Radiofreccia (che è di RTL) quindi la sento spesso. No brutto o mal fatto no, alla fine c’è dietro una casa editrice seria, quindi questo ti salva da brutte avventure. Ma ho trovato Quasi a casa fuori dalle mie ideologie, sicuramente avendo una mentalità diversa dalla mia potrebbe piacere (come in effetti vedo da molte recensioni entusiaste). Io tra i due usciti dallo stesso concorso ho preferito Blowjim, più affine al mio modo di pensare. Adesso vorrei provare qualcosa di qualche altro concorso, tipo Calvino, solo che i romanzi che escono da lì mi sanno di narrativa forzatamente intellettuale. Ti saprò dire.
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