La collina dei ricordi (1996) è il seguito del famosissimo romanzo La collina dei conigli (1972) che, ti ricordo, ha venduto 50 milioni di copie nel mondo. A differenza del romanzo, che era molto corposo, questo seguito è però solo una breve raccolta di racconti (260 pagine).
Il libro è strutturato in tre parti: le prime due sono composte da racconti che riguardano la mitologia di El-Ahrairà, una sorta di Gesù (solo più cazzuto) dei conigli, la terza invece racconta i mesi immediatamente successivi alle vicende del romanzo, dopo la formazione della nuova colonia da parte del coniglio capo Moscardo e la sconfitta del generale Vulneraria. In tutto sono 19 racconti.
Quella che Richard Adams compie è una sorta di operazione nostalgia, riportando in vita i conigli a cui ti eri affezionato nel primo libro. Ritrovi quindi, oltre a Moscardo, anche Parruccone, Quintilio, Dente di Leone, Kaisentlaia, Ramolaccio e il gabbiano scorbutico Kehaar. Purtroppo però l’effetto amarcord non è sufficiente e la differenza dal primo romanzo si sente, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Ti faccio un esempio. Ne La collina dei conigli le leggende di El-Ahrairà erano degli intermezzi perfettamente integrati nella trama principale, con una funzione formativa per i conigli più piccoli/inesperti, e coerenti con il racconto. Qui cercano, invece, di vivere di vita propria, ma in questo modo perdono il loro motivo di esistenza, e spesso ti lasciano indifferente. Paradossalmente, in questo secondo libro, dove la mitologia “coniglia” è maggiormente presente, viene a mancare quel senso epico che era invece la forza caratterizzante del romanzo.
Mi dispiace molto dirlo, perché il romanzo di Adams mi era veramente piaciuto, ma questa raccolta mi sembra essere qualcosa di molto vicino a una mossa commerciale. Non appassiona, non coinvolge e, nella terza parte, quella che dovrebbe essere l’ideale proseguo del romanzo, a tratti annoia. È un peccato, ma forse questo seguito non era necessario, l’Odissea di Moscardo e dei suoi conigli era già perfetta così, e probabilmente irripetibile.