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“Crash” di J.G. Ballard

Scrivere di pornografia violenta il giorno di Natale non può che avere comunque qualcosa di soddisfacente. Detto questo, Crash di J.G. Ballard non mi è piaciuto.
Romanzo pubblicato nel 1973 – e letto ampiamente fuori tempo per poter gioire del suo probabile effetto scandalizzante – Crash racconta le vicende di Ballard come testimone della vita di un certo Vaughan, uomo affetto da una forte perversione sessuale che lo porta ad associare (fondere?) il sesso con l’automobile e, in particolare, il sesso con gli incidenti e le menomazioni derivanti dall’utilizzo dell’automobile.
Libro spinto, molto spinto, non adatto ai palati raffinati – forse – che non cerca di nascondere il suo intento di critica allo snaturamento umano. Tutto molto condivisibile, nulla da dire, ma ripetitivo all’inverosimile e alla costante ricerca dell’eccesso. Un eccesso che in me non ha trovato radici, perlomeno quelle dello scandalo, perché non credo ci sia più nulla in grado di scandalizzarmi. Di certo, non la pornografia, sebbene mischiata alla malattia mentale psicopatologica.
Ballard utilizza lo stile di scrittura che sarà poi riconoscibile in autori successivi, uno su tutti Palahniuk, ma non riesce a tenere viva l’attenzione, perlomeno la mia. Sterminati elenchi di gesti erotici e di parti meccaniche protratti per pagine e pagine mi hanno costretto in alcuni tratti a una lettura obliqua, avevo proprio voglia di venirne fuori, insomma.
È un porno freddo, “inospitale”, scarsamente arrapante e, in fin dei conti, noioso.
Intento morale ottimo che, ripeto, condivido, ma narrativamente inaccettabile. Ani, vagine e cazzi non sono più sufficienti a tenere desta la mia attenzione, questo è un fatto. Il livello di perversione a cui ambisco per non cedere alla noia è di gran lungo più elevato e, magari, più malato.
Cercherò il film del 1996 di Cronenberg (indubbiamente la trama è carne per i suoi occhi) con James Spader, mi piacerebbe davvero sapere cosa sia riuscito a tirarne fuori. Alla prossima.