“Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij

Dopo non dire che non sono di parola. Te l’avevo promesso quando ti ho parlato de L’ altalena di Apollinarija e l’ho fatto: ho letto un romanzo di Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche, che poi più che un romanzo è un racconto (circa 100 pagine).
Ti anticipo anche che per un po’ non mi sentirai, sto per partire per delle vacanze fuori stagione. Comunque mi porto la Trilogia siberiana di Nicolai Linin, giusto per restare in tema Russia e affini. È un bel tomo, 900 e più pagine, mi occuperà per più tempo del solito.

Ma veniamo a questo pacco di Dostoevskij. Essendo un racconto molto ben considerato, pensavo di non averlo capito, quindi ho fatto un’approfondita ricerca online. Metti che mi fosse sfuggita qualche morale, qualcosa di non scritto, chessò. Purtroppo non mi è sfuggito nulla. Cioè, quelle quattro tematiche spalmate all’inverosimile su una fetta stantia di prolissità esasperante, le ho individuate tutte. Il sogno, la solitudine, l’introspezione, l’amore… ecc.
In realtà l’unico tema che ho trovato interessante, ma non per merito dell’autore, è il parallelismo tra il protagonista e l’individuo nella società moderna, che tende ad autoisolarsi (o ad essere isolato dalla società, dipende da come la vedi). Tuttavia dubito che Dostoevskij fosse iscritto a Facebook o che postasse foto su Instagram, quindi capisci che è una visione “post mortem” della cosa.

Ma un po’ di trama, che ti piace la normalità, lo so. Il “sognatore” (che è uno straniero senza nome, ma anche senza la cazzutaggine di Clint Eastwood) vive da otto anni a San Pietroburgo e trascorre le sue giornate tirandosi delle seghe mentali pari solo a quelle di una ragazzina al primo appuntamento (ma degli anni ’60, tipo: mi ha toccato le tette, sarò rimasta incinta?). INSPIEGABILMENTE non becca mai una figa, oltre a non avere alcuna interazione sociale, se non con la sua domestica. (Spoiler: non è un personaggio di The Big Bang Theory, poiché non è intelligente). Una sera il sognatore (mentre sta decidendo se è meglio essere o non essere nel momento in cui si è ma non si è) incontra una donna che sembra stia meditando di buttarsi da un ponte (qualcuno, per favore, vada a pagina 6 a darle una spinta così ci risparmiamo tutta questa menata) e, anche in seguito all’intromettersi di un uomo normale che abborda la donna cercando di farsela dare, riesce finalmente a interagire con l’altro sesso. E SBAM! Questa donna, che si chiama Nasten’ka, gli sbatte sul muso una friendzonata che tutti riconoscono già a pagina 7, tranne lui. No, lui no, lui è un eroe e decide di ascoltare le paturnie di Nasten’ka per cinque notti, le famose notti bianche (o meglio, in cui va in bianco). Solo che le paturnie di Nasten’ka riguardano un altro uomo di cui è innamorata (e che è chiaro sin da subito abbia il magico potere di farle scomparire le mutandine con uno schiocco delle dita) e che la donna sta aspettando in seguito a una promessa d’amore di un anno prima. Mi pare inutile proseguire oltre, lasciandoti il piacere di gustare la metamorfosi finale del sognatore, che rompe la sua cuticola e si evolve definitivamente da essere senza orgoglio né dignita in uno splendido esemplare di cuckold.
(Mi rendo conto solo ora di aver descritto la trama in maniera troppo realistica. Se vuoi leggerne una versione romanzata c’è sempre Wikipedia.)

Come forse avrai intuito, non ho apprezzato molto quest’opera di Dostoevskij. L’ho trovata pesante, ridondante, prolissa. Sai che sono tenace e quindi ci riproverò con Dostoevskij, ma non a breve. Prima devo necessariamente dimenticarmi Le notti bianche, arrivare a pensare di essermi sbagliato e decidere che forse ero in un periodo inadatto per leggere questo libro.
Insomma, dovrà passare un bel po’ di tempo.

8 pensieri riguardo ““Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij”

        1. Eh, mi sa che sarà proprio quello che andrò a leggere, me lo consigliano tutti, ci sarà anche un motivo… Le 800 pagine non mi spaventano e i nomi è sufficiente pensarli come se fossero Gino, Pino, Walter… Quello che mi spaventa è la lontananza culturale oltre che temporale, e l’impossibilità ad immedesimarsi che ne segue. Vedremo, ma il tuo suggerimento mi conferma che quello è il titolo giusto con cui riprovarci!

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  1. L’ho letto talmente tanti anni fa che non me lo ricordo quasi per niente; però, come dici, è molto breve, per cui potrei rileggerlo abbastanza in fretta, e credo che lo farò.

    “si evolve definitivamente da essere senza orgoglio né dignita in uno splendido esemplare di cuckold” ho riso un sacco! Se non altro i libri che non ci piacciono sono divertenti da insultare.

    Piace a 1 persona

    1. Sì, poi chi sono io per parlare male di Dostoevskij, nessuno. Però le mie aspettative erano altissime e sono rimasto con l’amaro in bocca. Come dicevo non escludo in futuro di dedicarmi a qualcosa di suo di più “impegnato”, ma davvero dovrò far passare del tempo. Peccato perché leggendo qua e là parlavano tutti benissimo di questo racconto, quindi forse sono io quello strano…

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