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“Tutto Sherlock Holmes” di Arthur Conan Doyle

Avevo iniziato il mammut-malloppone l’anno scorso, devo ammettere con pregiudizi sbagliatissimi. Questa “bibbia” racchiude tutto lo scibile riguardo allo Sherlock Holmes originale, ossia quello di Arthur Conan Doyle, in comodissime e praticissime (2 kg da portare in spiaggia) 1200 e passa pagine scritte in micronico. L’ho alternato ad altre letture per variare, ma devo dire fin da subito che, ora che ho terminato, Holmes e il fidato Watson già mi mancano.

Nel volume sono comprese tutte le opere (4 romanzi e 56 racconti), quindi:
• Uno studio in rosso
• Il regno dei Quattro
• Le avventure di Sherlock Holmes
• Le memorie di Sherlock Holmes
• Il mastino dei Baskerville
• Il ritorno di Sherlock Holmes
• La valle della paura
• L’ultimo saluto
• Il taccuino di Sherlock Holmes

Da ragazzino avevo letto Il mastino dei Baskerville, e ricordo che mi era piaciuto moltissimo, ecco, non è cambiato nulla. Doyle ti prende sia nei racconti che nei romanzi, non puoi sfuggire. E’ chiaramente una lettura “classica”, pulita, ma è comunque coinvolgente ed ogni volta ti fa sentire a casa grazie alla ritualità ripetitiva della costruzione della storia, all’ormai notissimo metodo deduttivo (che ricordiamo, ha inventato proprio Doyle) e alla consapevolezza dell’infallibilità dell’investigatore e alla fedeltà del suo amico Watson, che è poi colui che nella narrazione si occupa di mettere per iscritto le avventure.

Non si può aggiungere nulla oltre a quanto detto, Doyle è un incredibile maestro, sono rimasto davvero stupito, mi aspettavo qualcosa di noioso ed invece ho dovuto totalmente ricredermi. Spesso di Holmes si ricorda solo l’intuito incredibile ed il metodo deduttivo, ci sono però migliaia di sfaccettature meno note ed altrettanto interessanti, ad esempio la dipendenza dell’investigatore dalla droga quando è inattivo o la capacità camaleontica di travestimento o ancora la passione per gli esperimenti in ambito chimico.

In definitiva con pochi euro di investimento ti si apre un mondo intero da cui non vorrai più uscire, rateizzabile in diversi mesi di lettura. Se proprio dovessi essere pignolissimo ho trovato gli ultimi due libri leggermente sotto tono rispetto al resto, ma è proprio un voler trovare il pelo nell’uovo..

“Mi chiamo Chuck” di Aaron Karo

La prima volta che ho visto Mi chiamo Chuck in libreria ne sono stato attratto, ma il prezzo di copertina di 12 euro, unito al fatto che fosse un romanzo per young adults, mi aveva fatto desistere dall’effettuare l’acquisto. Poi però, qualche giorno fa, l’ho ribeccato su eBay a 5 euro spedizione inclusa, e allora non ho resistito. E devo dire che non sono pentito.

Si, è un romanzo per ragazzi, si legge tranquillamente in tre ore perchè, pur avendo 280 pagine, ha l’interlinea a doppia senso con corsia d’emergenza (e piazzola di sosta) e i caratteri in dimensione extralarge. Insomma è proprio leggerino, ma è molto piacevole. C’è anche da dire che ho una certa passione per i romanzi di formazione, basti pensare che Il giovane Holden rimane uno dei miei libri preferiti in assoluto.

La storia è semplice e non molto originale. Chuck è un ragazzino sfigato e nerd di 17 anni, con un amico sfigato quanto lui, una sorella che non lo caga mai e un’esistenza ai margini dell’impopolarità totale in ambito scolastico (fa parte del club dei secchioni), dove i soliti bulli “bulleggiano” a scapito suo e dei suoi pochi amici. Scopre l’amore e questo pian piano cambia le cose, ed è il motore del miglioramento del personaggio in tutta la storia. Fine, non spoilero dai. L’originalità consiste nel fatto che Chuck soffra di un disturbo ossessivo-compulsivo. Presente? Quelli che si lavano le mani 8000 volte, contano il numero delle pippe (lo fa) e hanno problemi nei contatti fisici. Ecco. Il disturbo psichico è il coprotagonista del romanzo, pur sempre rimanendo il tutto in una chiave di comicità e leggerezza.

Il pregio di questo romanzo di Aaron Karo è proprio l’analisi della malattia del protagonista, e di come questa condizioni i rapporti di Chuck con la sua famiglia, i suoi amici e l’amore. E’ una novità e soprattutto l’argomento è affrontato senza mai risultare pesante ma anzi, con molta autoironia da parte di Chuck stesso che narra in prima persona. Il lato meno positivo invece è che tutto il resto sia molto stereotipato, a partire dagli altri personaggi del romanzo che non presentano una grande profondità psicologica. Ad esempio il bullo fa il bullo perchè è un bullo, stop. E’ pur sempre un romanzo per ragazzi certo, ma credo che qualcosa di più dal contesto si sarebbe potuto spremere. Inoltre forse l’età di 17 anni è un pochino fuori mira verso l’alto, il protagonista (& co.) potrebbe avere anche 15 anni, e due anni a quell’età contano parecchio..

E’ comunque un romanzo che mi ha riportato per un po’ alla giovinezza, divertendomi, una buona lettura per staccare e svagarsi senza grandi pretese.