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“Le intermittenze della morte” di José Saramago

In un paese immaginario, ma che conta dieci milioni di abitanti, da un giorno all’altro la morte decide di non esercitare più le sue funzioni. Si scatena il caos. Chi era con un piede nella fossa rimane lì, fermo, né morto né vivo. Le agenzie funebri, per non fallire, richiedono al Governo l’obbligo di funerale per gli animali domestici. La Chiesa rischia il collasso, perché da sempre controlla l’uomo con la paura della morte. La mafia si sviluppa, creando un cartello che porta i malati a morire oltre confine. Dopo sette mesi, la morte decide di tornare al lavoro, ma con modalità differenti dal passato: magnanima, avviserà i futuri morti una settimana prima tramite una lettera viola, così che abbiano il tempo di organizzarsi. Le lettere partono e colpiscono, tutte, tranne quella diretta a un violoncellista, che continua a essere restituita al mittente (la morte, appunto). La morte (minuscola per scelta della morte stessa, che si firma in questo modo) decide quindi di indagare…

Quarto romanzo che leggo di José Saramago ed è anche un libro, come puoi leggere sopra, dalla trama potenzialmente esplosiva. Eppure… eppure sono felice sia stato il quarto che ho letto, perché se fosse stato il primo probabilmente non avrei dato altre possibilità a questo geniale autore. Perché il genio c’è, chiariamolo subito, anche solo per gli argomenti trattati, la critica sociale, la consueta abitudine a mostrare quanto sia piccolo l’Uomo. Tuttavia questo è un romanzo, a mio parere, molto meno incisivo rispetto agli altri, troppo lento, prolisso e purtroppo poco coinvolgente. Il muro di parole (punteggiatura al minimo, mai un “a capo”, dialoghi non esplicitati, ecc.) tipico dello stile di Saramago non aiuta per niente e rende tutto ancora più pesante. Ho fatto fatica ad andare avanti, leggendo come se fosse una medicina amara da dover terminare per forza. Un peccato.

C’è tutta una parte in mezzo in cui non succede assolutamente nulla. Non esagero dicendo che avrei potuto tranquillamente saltare uno dei capitoli centrali senza perdere il senso della trama e, probabilmente, senza nemmeno accorgermene. So di essere assolutamente controcorrente in questo mio pensiero, ma temo che Le intermittenze della morte sia stato uno dei romanzi più noiosi che ho letto negli ultimi anni. Non un grande problema, se si considera che è lungo appena 200 pagine, ma un forte freno alla mia passione per Saramago, un autore che, in qualsiasi caso, ha sempre qualcosa da insegnare. Perché qui, anche nella noia, si parla comunque di alta letteratura, e questo è bene sottolinearlo.

Ho sulla mensola anche Memoriale del convento, ma ora temo ci vorrà un bel po’ prima che mi venga voglia di leggerlo…

Libri che ho letto di José Saramago:
Cecità (1995)
L’uomo duplicato (2002)
Le intermittenze della morte (2005)
Caino (2009)

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