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“I quarantanove racconti” di Ernest Hemingway

I quarantanove racconti sono stati scritti attorno al 1930 da Ernest Hemingway e riuniti nell’antologia edita nel 1938. Aspettavano sulla mia mensola da mesi, tutti e quarantanove. Li guardavo e pensavo sarebbero stati pesantissimi (sempre tutti e quarantanove), senza mai trovare il coraggio di cominciarli. La paura era giustificata. Sì, sto per dirti quello che nessuno vorrebbe sentir dire di Hemingway, soprattutto chi ha definito questa raccolta la migliore raccolta di racconti del secolo. Un pacco mostruoso. La noia solidificata e condensata in un mattone cartaceo. E sì che l’inizio non sembrava male, La breve vita felice di Francis Macomber mi è piaciuto e mi ha fatto ben sperare, poi il nulla. Sono seguite quarantotto masturbazioni letterarie, narcisismo puro per Hemingway, storie senza capo né coda. Attimi narrati senza essere minimamente interessanti, senza suscitare nessun tipo di curiosità. E io ho adorato Il vecchio e il mare, chiariamoci, ritengo sia uno dei libri migliori che abbia mai letto. Anche Bukowski raccontava dei momenti, e spesso si ripeteva nelle sue descrizione di sbornie/scopate/cavalli, ma sapeva tenere incollato il lettore. Questi racconti invece mi hanno ucciso. Iniziati, interrotti, ripresi e buttati giù all’ingozzo. Pocco conta che il protagonista sia o meno Nick Adams, lo pseudonimo dello scrittore, sono un accozzaglia di istanti descritti con la consapevolezza di sapere scrivere. C’è la guerra, la boxe, le corride, molti dialoghi. Esemplifico: ci sono venti pagine di descrizione di una corrida, il toro che carica, il fantino che schiva e via dicendo. Libro terribile, noioso, lento. Se poi per sentirti migliore devi dire che Hemingway sia insuperabile è un altro conto, ma io e te lo sappiamo che in questo caso stai mentendo per fingerti colto. Caro Ernest, puoi scrivere bene quanto vuoi, ma non c’è mai stato un singolo momento in cui io sia stato invogliato a girare pagina per andare avanti. E di pagine ce ne sono 500, interminabili.
Mai più.