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“La pelle fredda” di Albert Sánchez Piñol

Un giovane ex combattente per l’indipendenza irlandese decide di ritirarsi a lavorare, come incaricato per la registrazione degli agenti atmosferici, su una minuscola isola della Patagonia. Al momento dello sbarco, aiutato dall’equipaggio della nave, perlustra il fazzoletto di terra, largo poco più di un chilometro. Sono presenti solo due strutture: la casa del suo predecessore – del quale non vi è più traccia – e un faro, il cui guardiano, tale Batís Caffó, pare totalmente impazzito. Nonostante i suggerimenti del comandante, il giovane decide di fermarsi e assolvere al proprio compito. Durante la prima notte subisce un forte attacco da parte di creature dall’aspetto umanoide ma con pelle di pesce, si difende sbarrando porte e finestre e combattendo anche con i denti. Dal giorno successivo, tenta di entrare in contatto con il guardiano del faro e ottenere qualche risposta sui misteri che circondano l’isola. Ma Batís Caffó è tutt’altro loquace e per nulla disposto a condividere la sua postazione fortificata. Anche perché Batís Caffó vive con una di queste creature che, a prima vista, pare essere una sua schiava… Mi fermo.

Un paio di anni fa ho visto Cold Skin – La creatura di Atlantide e, onestamente, non lo ricordo come un gran film (l’ho rimesso in lista, così ripasso e cerco di capire). Avevo però deciso di leggere comunque La pelle fredda, il romanzo di Albert Sánchez Pinol dal quale il film è stato tratto. Non ricordo perché, forse semplicemente perché mi attraggono molto le storie e le ambientazioni con i fari (tipo i recenti The Lighthouse e The Vanishing). Il libro l’ho recuperato con colpevole ritardo, anche perché mi è piaciuto parecchio, il fatto che l’abbia letto in tre giorni ne è la prova.

Lo stile ricorda in qualche modo i classici di Verne o di Wells, tuttavia le tematiche sessuali presenti nella trama lo “svecchiano” discostandolo dai classici che, appunto, di sesso non potevano/volevano parlarne. La sensazione diventa quindi quella di una storia d’altri tempi raccontata in modo realistico. Un po’ come se L’uomo invisibile avesse sfruttato davvero (strizzatina d’occhio, strizzatina d’occhio) i proprio poteri, per capirci.

Io non voglio svelarti troppo di questo romanzo, ma i temi trattati sono sicuramente profondi, sebbene la trama vada avanti con un certo grado di leggerezza (non sempre in modo veloce, tuttavia). L’introspezione continua del protagonista e il conflitto con il nemico/alleato Batís Caffó si prestano a molteplici interpretazioni che riguardano la natura umana e, in un certo modo, il concetto dell’eterno ritorno. I mostri marini – le ranacce, come le chiama Caffó – sono fuori e dentro l’isola, fuori e dentro l’animo. È difficile stabilire chi sia il nemico di chi, dove stia il Bene e il Male e il confine tra quello che attrae e quello che respinge.

Un romanzo che sicuramente ti consiglio, anche per la capacità dell’autore di portarti su quell’isola insieme ai suoi personaggi, tanto da chiederti se, alla fine, anche tu non sia un po’ Batís Caffó.