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“L’eternauta” di Héctor German Oesterheld e Francisco Solano López

[Premessa: prometto che se arriverò a parlarti di un terzo fumetto aprirò una sezione dedicata ai fumetti, per ora rimaniamo ospiti nella parte del blog che si occupa di libri.]

L’eternauta è un fumetto Argentino del 1957, scritto da Héctor German Oesterheld e disegnato da Francisco Solano López. Insieme a Maus di Spiegelman, è uno di quei fumetti “impegnati” che trovi sempre citati ovunque, quando cerchi le migliori opere di tutti i tempi. Ciò è in parte dovuto anche alla triste vicenda del suo creatore che nel 1977 divenne uno dei desaparecidos, insieme a tutta la sua famiglia, durante la dittatura argentina di Jorge Rafael Videla.

La trama è molto semplice, la racconta il protagonista dopo essersi letteralmente materializzato di fronte al suo ascoltatore, un disegnatore di fumetti. È l’eternauta (lo chiamiamo così, poiché il suo nome cambia a seconda della nazione di edizione), colui che ha affrontato un’invasione aliena iniziata mentre stava giocando a carte con gli amici. Neve assassina, raggi sterminatori, creature e uomini-robot comandati a distanza dall’invasore: c’è di tutto.

Una cosa però è da dire. Pur essendo considerato un’opera di fantascienza L’eternauta è fondamentalmente un fumetto di guerra. Gli alieni potrebbero tranquillamente essere invasori venuti da una nazione ostile, nulla cambierebbe. Quello che racconta è la resistenza dell’uomo di fronte al dominio e alla schiavitù, il bisogno di proteggere la propria famiglia e di avere buoni amici a fianco.

L’edizione che ho letto l’ho recuperata a un mercatino, è quella dei Classici di Repubblica. Differisce in alcuni dettagli (sicuramente nel formato di presentazione, più orizzontale nell’originale) dalla versione argentina. Quello che è certo è che ha la consistenza di un libro: sono 460 pagine molto fitte, impegnative dal punto di vista della lettura. Talvolta ho trovato finamai ridondanti certi concetti ripetuti più volte, pochissimi i riquadri senza parti scritte.

Che dire, mi è piaciuto, non può che essere così.
Tuttavia non rientra tra i miei fumetti preferiti, credo sia dovuto anche all’ingenuità (positiva) di una scrittura di ormai 60 anni fa. Sono presenti alcuni “spiegoni” dei personaggi, deduzioni che diventano automaticamente realtà. Per chi è abituato al moderno “show, don’t tell” (mostra, non raccontare) questo potrebbe quindi rappresentare un ostacolo, una semplificazione eccessiva. E, come dicevo, talvolta c’è una ripetitività troppo invadente che rallenta parecchio il corso degli eventi.
Sto facendo le pulci ovviamente, rimane un fumetto da leggere. Non aspettarti, però, viaggi nel tempo o filosofie cosmologiche, non li troverai in questa prima avventura.
(Esistono poi cinque seguiti, disegnati sempre da Lopez, dal 1977 al 2006, di cui solo il primo su sceneggiatura di Oesterheld, ma non li ho ancora letti. Vedremo.)