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04/02/2017 – Incubo di mia madre alla finestra

E’ passato quasi un anno dall’ultima volta che ho raccontato qui un mio incubo. Ed è stato abbastanza terapeutico, devo dire. Cioè, non che nel frattempo non mi sia svegliato almeno una volta alla settimana urlando, capiamoci, ma erano tutti incubi “normali”, come sognare di essere aggredito durante la notte o simile. Nulla che facesse sanguinare gli orifizi della sanità mentale. Però adesso ci risiamo.

Sono seduto sul letto con mia moglie, non ricordo bene se a parlare, credo di si. La luce nella camera è accesa e il letto è fatto, c’è una trapunta colorata che utilizzavo da bambino/adolescente (che in realtà sarebbe singola, ma nel sogno è matrimoniale). Fuori c’è quasi buio, è sera. La casa, che nel sogno è la mia, nella realtà sarebbe quella di mio zio, in cui io non ho mai abitato. La camera da letto si affaccia sul balcone, come le due camere adiacenti. A un certo punto mia moglie ha un sussulto e poi dice, guardando la finestra: “ah, è tua mamma”, come se fosse la cosa più normale del mondo. Peccato che sul balcone non può esserci arrivata in nessun modo, perchè siamo al primo piano e il balcone non ha collegamenti con il piano terra. Mi giro e la vedo per un secondo, prima che si sposti. Noto che ha un colorito strano, sul grigio. Vado alla portafinestra e, guardando oltre il vetro e le inferiate, la vedo che è nella stessa posizione di prima, ma posta davanti alla portafinestra della camera a fianco. Busso sul vetro per farla tornare, e lei torna. A questo punto la vedo bene, la pelle è tendente al bianco/grigio, così come i capelli (che nella realtà non lo sono), è sospesa da terra, ed è così che si è mossa, senza camminare. Il volto dimostra una decina d’anni in più del dovuto e guarda nella stanza con lo sguardo fisso, ma non fisso su qualcosa o su di me, fisso nel vuoto, senza vedermi. A questo punto urlo qualcosa, una frase, forse una domanda, ed è così che mi sveglia mia moglie. Non ricordo cosa stessi dicendo/urlando. Peccato.

28/04/2016 – Incubo dell’armonica e dello specchio

Sverginiamo subito questa nuova categoria del blog con l’incubo di stanotte.

Il sogno inizia, o perlomeno è da lì che lo ricordo, mentre salgo le scale a chiocciola della casa dove vivevo con i miei genitori e mio fratello fino a circa dieci anni fa.
Mi dirigo verso la camera da letto che condividevo con mio fratello (ancora prima quindi, circa vent’anni fa), dove lui è seduto sul letto e sta giocando con qualcosa. Ha circa 6/7 anni nel sogno e io dovrei averne circa 14/15. Queste età sono attinenti non solo con l’ambientazione del sogno, ma anche per il modo in cui io mi rapporto nel sogno con mio fratello bambino, ossia lo considero come un fratello minore quando si hanno 15 anni. Per capirci, lo vedo un po’ come un moccioso.
Non ricordo bene perchè sono lì in camera, credo per avvisarlo che è pronto il pranzo. Mentre ci stiamo dicendo qualcosa, suona un’armonica. Nel momento in cui suona, mio fratello me la mostra e vedo che la tiene in mano, mentre suona da sola. L’armonica è la mia attuale armonica, una Golden Melody (allora non avevo armoniche). Io dico a mio fratello una cosa come: “Lo sai che non è normale che succeda questo, vero?”. Lui dice che lo sa, e la cosa ci inquieta, ma non ci spaventa o terrorizza come dovrebbe in una situazione normale (cazzo, in una situazione normale l’armonica non suona da sola, ma ok..). E’ più una situazione da “campanellino di Santa Lucia” per capirci. Una merda di tortura mentale che dovrebbe essere positiva, come la fatina dei denti che ti si avvicina di notte mentre dormi per fare del bene, ma che in fondo ti fa cagare sotto.
L’armonica suona ancora e io ci avvicino le labbra per verificare se passa dell’aria/fiato, mentre mio fratello la tiene in mano. Non ricordo se nel sogno senta dell’aria o meno. Gli dico che, non essendo noi a suonare, ci deve essere qualcuno che la sta facendo suonare e che quel qualcuno, allora, deve fare accendere il televisore, come prova. La mia vecchia tv a tubo catodico sulla scrivania, ovviamente, si accende.
A quel punto, non chiedermi perchè, cerco di capire che morto stia comunicando con noi. Elenco i vari nomi dei nonni spiegando/pensando che azzeccando il morto giusto la tv deve accendersi (nel frattempo si è spenta), sempre come prova. A quell’epoca, stando alla logica, era morta solo una nonna su quattro. Io li elenco tutti (credo) come se fossero morti, compresa l’unica nonna che è ancora viva oggi. La tv si accende nel nominare mio nonno paterno, allora vivo e ad oggi morto. Essendo una figura positiva, non siamo particolarmente spaventati. La tv si accende e spegne più volte fino a rimanere spenta.
Mi avvicino quindi al televisore e, al muro sopra questo, è appeso uno specchio che conosco. E’ uno specchio allegro, da cucina, con il disegno raffigurante una bambina sulla parte specchiata. E’ ancora oggi nella cucina dei miei genitori dopo vari traslochi. Nel riflesso ho l’età giusta, non 15 anni, ma non ho la barba, che invece porto da qualche mese. Dapprima il mio riflesso è normale, poi lo sguardo cambia e il “me riflesso” mi guarda fisso, con la testa ferma, anche se io mi muovo. In un attimo agisce indipendentemente da me e viene in avanti urlando, io ovviamente mi sveglio.
Urlando.