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“L’estate dei morti viventi” di John Ajvide Lindqvist

Doverosa premessa: non siamo di fronte a un romanzo sugli zombie del tipo de La notte dei morti viventi di Romero o di quelli più recenti di The walking dead. Questo per chiarire da subito la situazione: morti viventi, sì, ma di una razza un po’ diversa da quelli a cui siamo abituati (o assuefatti).

Terzo libro di Lindqvist che leggo e, forse, quello che dei tre mi ha entusiasmato meno, sebbene sempre originale nel trattare un tema noto in modo inconsueto. Lo “Stephen King svedese”, così come viene spesso definito, ha comunque dalla sua la capacità di creare atmosfere caratteristiche e avvolgenti, che ti tirano dentro in una sorta di angoscia riflessiva tipica del suo stile.

In L’estate dei morti viventi a risvegliarsi sono circa 2000 deceduti svedesi che, semplicemente, non fanno nulla. Qualcuno di loro parlotta in modo sconclusionato ma, in pratica, la gran parte si limita a vegetare. Il romanzo segue le vicende di tre famiglie, ognuna con un morto fresco e riesumato, che devono vedersela non tanto con i morti quanto con il signifcato della morte, della vita e dell’esistenza nel suo complesso. Quello di Lindqvist è un horror spirituale/riflessivo, non cannibale e mostruoso. Cosa succederebbe alla società se accadesse che…? Ecco.

Detto questo, il romanzo mi è comunque parso riuscito per 3/4, un po’ come se gli mancasse qualcosa nel significato. La deriva metafisica è interessante ma non mi ha soddisfatto del tutto. Non aggiungo altro perché sarebbe impossibile non spoilerare.
Lindqvist non ha scritto molti libri – mi pare otto in totale – procederò oltre, in ordine cronolgico potendo, visto che quelli che ho già letto sono proprio i primi tre.

Libri che ho letto di Lindqvist:
Lasciami entrare (2006)
L’estate dei morti viventi (2008)
Il porto degli spiriti (2010)