Nel 1966 Gary Hemming salva due alpinisti tedeschi sulle Aiguilles du Dru, Monte Bianco. Alpinista esperto anche lui, californiano, scavalca tutta la macchina dei soccorsi e, insieme ad altri, riesce nell’impresa di riportare a casa vivi i due disperati. La stampa lo identifica da subito come eroe. Lo addita come eroe, sarebbe meglio dire. Ma Hemming è un tipo difficile, uno che non ti dice quanti anni ha, da dove viene o chi sia. È uno che una cosa così – la notorietà – lo destabilizza ancora più di quanto la società dei consumi non abbia già fatto. Cade in un vortice di problematiche esistenziali, fugge da tutti, vive giornate estremamente piene alternate ad altre di totale chiusura. Vuole scrivere un libro, ma non ci riesce: il suo editore vorrebbe fargli dire delle cose, lui ne prefisce altre che restano sui diari, escluse dal circo della carta stampata. Le sue donne – Gary ne ha almeno tre importanti – un po’ lo seguono e un po’ no, e lui si sente ancora più solo. Incompreso dal mondo, ucciso da un sistema che giustamente non sente suo, in una notte ubriaca del 1969 si spara un colpo in testa e saluta tutti, così, a 35 anni. Qualcuno crede sia impossibile, si parla anche di errore o, addirittura, di omicidio, ma la verità è che Hemming aveva già giocato alla roulette russa di fronte a un suo amico, poco tempo prima. La cosa era nell’aria. Alpinista “fragile”, dice la frase in copertina. Ci sarebbe da discutere su questo aggettivo, ma non mi soffermerei nemmeno troppo a farlo.
Non conoscevo assolutamente nulla di questa storia, ho letto il libro perché mi è stato regalato. È una vicenda cronologicamente troppo “vecchia” per me, ma in qualche modo eterna e già vista. Hemming mi ha dato l’idea di essere un Supertramp delle montagne, un altro uomo nato in un mondo sbagliato, dove – appunto – l’impossibilità di allinearsi ai “valori” canonici DEVE essere interpretata come fragilità, per non mettere in discussione proprio quei valori, che di “valore” hanno poco.
Se non dovessi tornare non mi ha entusiasmato eccessivamente nello stile, ma Hemming sì. Hemming è venuto fuori dalle pagine, come se avesse una potenza tale da sovrastare lo scrittore o il mezzo mediatico di turno. Altro che “fragile”…
So che esiste un’altra e più nota biografia di Hemming, scritta da Mirella Tenderini. A questo punto credo valga la pena recuperarla.