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“Una pallottola spuntata” di Akiva Schaffer

Film facile, post complicato. Sono tanti i sentimenti che si scontrano in queste righe, i ricordi. Una pallottola spuntata è una di quelle serie di film che non può slegarsi dal suo protagonista originale, il grandissimo Leslie Nielsen, capace di passare da un’espressione seria a una “faccetta buffa” in un millisecondo. Qualsiasi remake o seguito sarebbe stato difficile da digerire per qualsiasi fan della serie originale.

La trama è ininfluente. In una scenografia totalmente anni Novanta, c’è il solito cattivone con un piano superdiabolico per riportare la popolazione della Terra allo stadio primitivo. Ci sta, è il mood giusto. La demenzialità della storia e le gag sono in puro stile Una pallottola spuntata, non si può certo dire che sia stato tradito il genere. Probabilmente la supervisione di Seth MacFarlane come produttore ha garantito la “qualità” e il marchio. Quindi anche qui abbiamo un centro pieno, si ritrova quello che ci si aspetta. Quello che manca, in sostanza, è Leslie Nielsen (e non c’è un cazzo da fare).

Liam Neeson (73 anni e non sentirli) fa una cosa intelligente, chiariamolo: lui non ci prova nemmeno lontanamente a imitare Frank Drebin Senior. È conscio dei limiti e delle differenze e il suo Junior è un altro personaggio. Gli omaggi nei confronti di Nielsen e della serie originale mostrano il rispetto che tutta la produzione ha avuto. Anche la femme fatale Pamela Anderson funziona bene, tanto quanto Priscilla Presley. Ma, in tutto questo, quello che manca è sempre lui. Perché, diciamolo, senza Nielsen anche tutta la serie originale sarebbe stata una “cagata pazzesca” (cit.), nel senso negativo del termine. Questo era un contenitore che funzionava bene perché c’era un buon ingrediente.

Non saprei neanche dirti chi mi sarebbe piaciuto vedere al posto di Liam Neeson e quindi non si può dire che lui non abbia dato il meglio, perché l’ha fatto. Anche un Will Ferrell sarebbe stato eccessivo, gli sarebbe mancato quel lato serio necessario all’ironia del personaggio. E così, tra quello che avresti voluto e quello che ormai non si può più avere, il film strappa qualche risata, ancorata ai ricordi del passato e di un’epoca che non c’è più, a una comicità ormai difficile da replicare (sono state scientificamente evitate zone d’ombra politicamente scorrette).

E così, un po’ come Frank Drebin, che usciva dal cinema spaccandosi dalle risate dopo aver visto Platoon, tu esci con qualche lacrima di nostalgia da Una pallottola spuntata. È un mondo al contrario che non è più il tuo: “non ci sono più le cose come si facevano una volta” e “si stava meglio quando si stava peggio”.