Credo che 700 pagine di tomo terminate in una settimana siano già un buon riassunto di quello che penso di questo libro. Mi ha totalmente coinvolto e anche stupito, ero scettico di fronte al “fenomeno editoriale”, ed infatti l’ho letto solo ora, ma mi sono dovuto totalmente ricredere. Narrativa pura al 100%, tutto intreccio e suspance, da rimanere senza fiato.
La storia è ben nota, anche perchè da questo volume hanno tratto due film, quello svedese e quello, più noto, americano di Fincher con Daniel Craig. Io ho visto solo quest’ultimo e devo dire che segue abbastanza il libro (salvo inevitabili concessioni e semplificazioni), ora però devo al più presto recuperare anche il primo, di Niels Arden Oplev.
Quello che mi ha più (piacevolmente) sorpreso è che in alcune parti, principalmente quelle di carattere finanziario, il romanzo è abbastanza complesso e, diciamo, non per tutti. Non è la classica lettura rilassante insomma, bisogna starci un minimo dietro. Già, perchè a contorno della vicenda principale, la ricerca dell’assassino, c’è tutta una sottotrama di carattere economico, che nel film viene trascurata per ovvie ragioni di tempo e di difficoltà di trasposizione.
Inoltre, c’è da dirlo come aneddoto, questo Mikael Blomkvist è un trombatore seriale, più che nel film. Riesce ad avere anche una storia con una dei membri della famiglia Vanger, oltre ad ovviamente con la sua direttrice della rivista Millennium e con la più che desiderabile Lisbeth Salander.
Ora mi dirigo velocemente sul capitolo finale della trilogia poliziesca di Stephen King, Fine turno, e poi mi fiondo su La ragazza che giocava con il fuoco, per forza.
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