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“The Peanuts Gang’s Grand Adventures” di Charles M. Schulz

Quest’anno sul blog sono stato molto meno produttivo del solito, con una media di due articoli (scarsi) al mese. I motivi sono molti e non sto nemmeno qui a elencarteli tutti ma, in sintesi, ho letto meno, visto meno, scritto meno. Sarà perché mi sono allenato di più, sarà perché ho iniziato a prendere lezioni di sax, sarà perché ho bisogno di una visita oculistica (già fissata, 9 gennaio), sarà perché mi addormento la sera (forse a causa della trascurata presbiopia), sarà perché… insomma, hai capito. Di contro, il blog ha battuto di gran lunga ogni record di visite dal 2014 a questa parte, rendendo il 2025 l’anno di maggior successo fino ad ora. Incomprensibile, ma vero.

Questo non ha nulla a che fare con il libro del quale sto per parlarti, ma considerato che quello di oggi sarà l’ultimo post dell’anno, un po’ di conti era anche doveroso farli, dai.

Non avevo mai letto nulla sui Peanuts e nulla in assoluto di Schulz, questo The Peanuts Gang’s Grand Adventures è la mia prima esperienza a riguardo. Peraltro questa edizione, che mi è stata regalata da un mio amico che vive a Minneapolis (patria dell’autore), pare essere anche abbastanza rara. A quanto ho capito, si tratta di una tiratura a numero limitato per Costco (non si trovano molte info in rete). Copertina rigida, colore, carta patinata e pesante e circa 470 pagine. Contiene, oltre a molte storie brevi, quelle che vengono definite come tre lunghe graphic novel. In realtà siamo abituati a un concetto di graphic novel inteso come “storia lunga”, ma qui si tratta più di tre grossi agglomerati tematici, facilmente leggibili anche senza seguire una trama. La prima parla di viaggi e/o attenzione per lo spazio, la seconda della famosa coperta di Linus e la terza di – sob! – baseball.

Una nota: il fumetto è, ovviamente, in lingua originale, ma non ho avuto nessuna difficoltà di comprensione nonostante il mio inglese non sia un granché. La parte più complicata è stata quella relativa al – ri-sob! – baseball, perché non ci capisco assolutamente nulla e quindi le gag sono risultate piuttosto ostiche.

Come dicevo, è la prima volta che mi approccio a Snoopy e soci e devo dire che è stata un’esperienza divertente. In realtà, per quanto la struttura suggerisca una continuità, si può aprire il volume in qualsiasi parte e cominciare a leggere senza gran bisogno di seguire una trama. Credo sia un po’ lo stesso anche per Mafalda, di Quino, o Andy Capp, di Smythe. È un tipo di fumetto estremamente rilassante che cerca l’intrattenimento subitaneo, la gioia estetica del momento. Tolta la parte del baseball, insomma, me la sono goduta parecchio. Non credo che ora mi mettereò a collezionare fumetti dei Peanuts, ma sento di aver colmato una lacuna e questo è sempre un bene.

Bene, mi sa che ci sentiremo ormai nel 2026… così, a occhio (quasi visitato e occhialato), con il nuovo libro sulla finanza personale di Riccardo Spada. Auguri.