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“Birrologia – Comprendere la birra in 100 disegni e schemi” di Pierre / Pham / Denturck

Prosegue la mia istruzione birraria che, per forza di cose, non può limitarsi al solo uso e consumo, anche se sarebbe comunque piacevole. Dopo il corso di degustazione e dopo Birra – Manuale per aspiranti intenditori (del quale ti ho già parlato) mi sono dedicato a questo Birrologia – Comprendere la birra in 100 disegni e schemi scritto e illustrato dalle tre autrici Élisabeth Pierre, Anne-Laure Pham e Mélody Denturck (disegni).

È una guida/manuale molto interessante, che si presta ad essere aperto a una pagina a caso, senza per forza vincolarsi a una fruizione canonica. Potrei tranquillamente definirlo un bigino, nel senso che gli schemi dei quali si parla nel sottotitolo fungono proprio da riassunto per le conoscenze accumulate nel tempo. I 51 capitoli hanno titoli di falsi luoghi comuni a proposito della birra e da questi si parte per spiegare la realtà dei fatti.

I disegni sono divertenti e semplici, aiutano a memorizzare i concetti. Io comunque non memorizzo molto, ma questo è un problema mio… Te lo consiglio se hai già un pochino di cultura a riguardo, altrimenti ti suggerirei di passare prima dal Manuale che ho linkato più sopra che “te la racconta” in modo più discorsivo. Sicuramente un libro che riprenderò in mano anche solo per ri-chiarirmi le idee su quelle cose che faticano a entrarmi nel cervello.

 

Una nota extra-lettura parlando di luoghi comuni: le autrici sono “di parte” (e fanno bene perché la birra è buona), ma ricordati che l’alcool fa male. Questo non lo dico come fosse un disclaimer a fine post, lo dico perché lo dice la scienza. Gli esseri umani, gli italiani in particolare, tendono a voler giustificare le proprie scelte con delle cazzate. Un po’ come quella del bicchiere di vino al giorno che fa bene. Una cazzata, appunto. Una sigaretta al mese difficilmente ti ucciderà, ma le probabilità di morire sono comunque minori se non la fumi. L’alcool è cancerogeno, sempre, senza scappatoie. Io lo bevo, non sempre moderatamente, ma ne accetto i rischi. Le ipocricisie e le incoerenze lasciamole ai deboli e agli idioti e assumiamoci le responsabilità delle nostre scelte, è una cosa che ci rende persone migliori (e più intelligenti). L’alcool fa anche ingrassare, se non ti ammazzi di allenamento come faccio io. Il grasso, sebbene in tv vada molto di moda l’accettazione dell’obesità, non è migliore di una sigaretta (che in tv, invece, non si vede quasi più). Le persone obese soffrono molto di più di problemi cardiovascolari (che sono la principale causa di morte insieme ai tumori). In questa continua sagra del perbenismo che pubblicizza la diseducativa accettazione del corpo in ogni sua volontaria deformazione, ricordiamoci anche questo.

“Birra – Manuale per aspiranti intenditori” di Guirec Aubert

Recentemente ho frequentato un corso di degustazione birra e la cosa mi ha molto interessato. Chiariamoci: non sono uno di quelli che si mette a fare l’esperto di birre e pone ottomila domande al cameriere quando deve ordinare, semplicemente la birra mi piace e volevo saperne di più.
Ho ricevuto in regalo Birra – Manuale per aspiranti intenditori di Guirec Aubert e l’ho trovato molto pratico e di facile comprensione. Ti preavviso che ho anche altri due libri “in coda” sullo stesso argomento e te ne parlerò in futuro.

Questo manuale è completo e utile per un approccio iniziale – come il mio – e ti aiuta a districarti in un mondo ricco di terminologie e differenziazioni, spesso anche eccessive. In 200 pagine ben illustrate ti spiega la storia della birra, ti fornisce delle basi se desideri produrla in casa e offre una buona mappa di quelli che sono gli stili, sia in ambito ufficiale che “nostrano”.

Quest’ultima distinzione è particolarmente importante, perché in Italia siamo abituati erronemente a distinguere le birre in base al colore (bionda, scura, ambrata, ecc.) e non allo stile. In realtà le due cose non coincidono, quindi si possono avere stili di ogni colore e viceversa. Ciò che mi è piaciuto di questo manuale è che ti illustra bene quali siano le differenze tra gli stili ma poi ti aiuta anche a (s)padroneggiare (in barba ai puristi) le definizioni “sbagliate”. Un po’ come dire: «Ok, va bene che fare così è sbagliato, ma siccome lo fanno in tanti vediamo almeno di capirci qualcosa».

Ci sono poi capitoli dedicati alla degustazione, alla provenienza geografica e alla scelta dei bicchieri. Ovviamente c’è tutta una sezione dedicata alle materie prime e alla produzione, oltre che alla lettura dell’etichetta. Il tutto senza diventare matti, così da poter aprire il volume sull’argomento interessato quando ti viene qualche dubbio o, come spesso accade a me, quando scordi qualcosa.

Il riferimento agli “aspiranti intenditori” è particolarmente azzeccato. Perfetto per il target di lettori, perfetto per me.