“Duma Key” di Stephen King

Hai presente Tom Hanks in Cast Away che si tiene un pacchetto FedEx da parte e non lo apre mai? Quel pacchetto rappresenta la speranza, è un messaggio abbastanza semplice. Ecco, per me Duma Key era più o meno come quel plico non aperto, assieme ad altri (ormai solo) tre libri di Stephen King che ancora non ho letto. Se il Re dovesse morire domani io avrò comunque quei romanzi in libreria ancora da sverginare, potrò centellinarli nell’arco di una vita. Sì ok, tra due giorni esce The outsider, ma quello lo sappiamo che lo leggerò subito…

Bene, Duma Key.
Ora, la (sotto)trama è talmente intricata e complessa che non è completa neppure su Wiki italiana, questa volta devo dirti che, se desideri leggerla per esteso, lo devi fare in inglese su Wiki.com. Io ti metto giusto due righe così, per sapere di cosa stiamo parlando.
Edgar Freemantle è un imprenditore edile milionario che, a seguito di un incidente in cantiere, perde un braccio, quasi una gamba e quasi l’uso del linguaggio. Imparerà però a dipingere, solo che i suoi quadri comunicano qualcosa, o forse è qualcosa che comunica attraverso i suoi quadri… Il tutto avviene su un’isola, Duma Key appunto, dove l’uomo riscopre l’amicizia, cerca in qualche modo di ristabilire i contatti con la propria famiglia e scopre che il suo “dono” non è solo suo e che anzi, non è il primo a comunicare con questo qualcosa attraverso l’arte. C’è infatti una vecchia signora sull’isola che, da bambina, negli anni ’20… Mi fermo.

A mio parere gli anni che vanno dal 1993 al 2007 rappresentano i peggiori dal punto di vista della produzione di King (se escludiamo Il miglio verde). Duma Key, alla fine di questo periodo, ha riaperto una fase più positiva, più coinvolgente. Ero terrorizzato, viste anche le 740 pagine, di trovarmi di fronte a un gigantesco Rose Madder (non so perché, ma avevo questa idea), invece ho avuto una sorpresa con i controcazzi. Questo romanzo ti tiene incollato dalla prima all’ultima pagina.
Come spesso accade l’abilità di King non sta solo nella storia quanto anche nel costruire personaggi veritieri, a cui ti affezioni, e sono questi a diventare interessanti una volta calati nella situazione particolare. Ti chiedi: ok, ora che lo conosco e so come pensa e cosa prova, come reagirà a questo particolare stimolo? La trama diventa in alcuni momenti quasi secondaria.

King in qusto romanzo affronta anche due temi che conosce bene. Il primo è l’arte e la creatività dell’artista. Certo, lo scrittore diventa pittore, ma poco cambia. Il secondo è la capacità di rialzarsi dopo una caduta, oltre alla difficoltà della riabilitazione. Non a caso il protagonista riporta, in seguito all’incidente, dei danni davvero molto simili a quelli che lo stesso scrittore ha subito nel 1999, quando è stato quasi ucciso dal minivan che lo ha investito durante una delle sue passeggiate.

Se vogliamo trovare una pecca a Duma Key è il finale (di cui non parlo, tranquillo), mi sarei però aspettato qualcosa di più elaborato…
Che dire, io ti consiglio di leggerlo, non è certo la sua migliore produzione, ma si piazza in un’ottima posizione tra quelli che non sono i canonici classici del Re.

12 pensieri riguardo ““Duma Key” di Stephen King”

  1. Ottima recensione. E’ vero quello che dici riguardo al modo in cui King riesce a farti conoscere i personaggi. E’ proprio quello che mi piace più di lui.
    Bene, altro romanzo di King da aggiungere alla lista. Al momento ne ho letti due, ce la farò? 😉

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        1. Alt! Mi è venuto in mente solo ora… Tu che sei appassionata di fantasy devi leggere Gli occhi del drago, così coniughi la passione nascente per King con il tuo gusto, è l’unico libro fantasy che ha scritto (sì, forse anche la Torre è fantasy, ma non “classico”).
          Io nel frattempo sto leggendo Rumo, la recente uscita dell’edizione economica mi ha salvato dal salasso.

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  2. Sto provando anche io a leggere tutta la produzione di King, ma è davvero un’impresa disperata; mi mancano ancora una marea di roba, tra cui, appunto, anche Duma Key.
    Ho avuto la possibilità di comprare The Outsider mentre ero in vacanza a Londra quest’estate, e te lo consiglio, a me è piaciuto molto. Ovvio, probabilmente non sarà tra le sue vette più alte e la storia ti si dipana completamente davanti forse a pagina 50, ma è molto piacevole. Ne ho parlato (spoiler free) qui, se ti interessa: https://chestoftalesblog.wordpress.com/2018/08/22/the-outsider-di-stephen-king/
    Ciao!

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    1. La tua recensione di The Outsider mi ha fatto venire ancora più voglia di leggerlo, sono già (ovviamente) in lista d’attesa e dovrebbe arrivarmi a breve…
      Figurati che Duma Key inizia ad assumere la sua forma tra pagina 200 e 300, prima non si capisce bene dove stia andando a parare.
      E comunque complimenti per la lettura in lingua originale!
      Se non l’hai ancora letta ti consiglio assolutamente La torre nera.

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      1. L’ho letta molti anni fa, ma, lo ammetto, a me non è piaciuta. Ho veramente apprezzato solo il quarto volume, quello con il flashback di Roland da giovane, mi era piaciuto da impazzire, mentre la storia vera e propria troppo spesso mi sembrava non all’altezza dell’universo che gli aveva costruito intorno. Ha dei momenti bellissimi, tipo il finale onirico del primo libro, tutta la mitologia della torre, dei vettori e della rosa, e il fatto che alla fine ci sia anche lui come personaggio, ma in generale, per me, è stato un grande meh. A dirla tutta partivo anche svantaggiato perché non amo il western!

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        1. Beh ma allora, considerata la mole, ti ci vorrebbe comunque un premio per essere arrivato in fondo, non essendo il tuo genere.
          Io ho lasciato fuori i due con Peter Straub e Storia di Lisey, poi tutto il resto l’ho letto. Credo che a breve terminerò “il tutto”…

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